Economia

Inclusione finanziaria, ancora ai margini donne e Mezzogiorno

Gruppo Banca Etica, Carlo Borgomeo & Associati e Rete italiana di microfinanza e inclusione finanziaria hanno presentato oggi a Roma, alla presenza della viceministra per il Lavoro e le politiche sociali Maria Teresa Bellucci, un rapporto che fa un quadro della situazione economica e finanziaria nel nostro Paese, offrendo anche le proposte per l’inclusione economica e sociale. L’accesso ai servizi finanziari è una delle principali modalità per affrontare la povertà e le diseguaglianze

di Redazione

“Inclusione finanziaria e microcredito per rispondere alla crisi sistemica”. È il titolo del rapporto presentato oggi a Roma, alla sala della Protomoteca del Campidoglio e alla presenza della viceministra per il Lavoro e le politiche sociali Maria Teresa Bellucci, dal Gruppo Banca Etica, dalla Carlo Borgomeo & Associati e dalla Rete italiana di microfinanza e inclusione finanziaria – Ritmi, quale risposta ai problemi di inclusione finanziaria, che rappresenta uno dei cardini dell’inclusione economica e sociale. L’accesso ai servizi finanziari è infatti uno degli ingredienti per il contrasto alla povertà e alle diseguaglianze. Il lavoro illustrato stamane analizza la dinamica dell’inclusione finanziaria in Italia e approfondisce i dati relativi alle iniziative pubbliche o private di microcredito attive nel nostro Paese nel 2021, per mettere a fuoco lo stato dell’arte e ragionare su strategie e strumenti utili al rafforzamento dei processi di inclusione.

Banca Etica ha ideato un indicatore dell’inclusione finanziaria basato su un indice di intensità creditizia (rapporto tra finanziamenti e Pil) e un indice delle condizioni di offerta del credito (propensione del sistema bancario a erogare finanziamenti in una data area del Paese). Nel 2020 si è manifestato un netto miglioramento dell’indice (+5,1% rispetto al 2019) che si è riportato ai livelli del 2012, anno di partenza delle rilevazioni. Questo risultato è il frutto di un trend positivo iniziato nel 2018 e che si è consolidato proprio nel primo anno della crisi pandemica per merito delle misure di politica monetaria della Bce, seguite dalle iniziative istituzionali a favore dell’accesso alla liquidità per imprese e famiglie. Sul miglioramento ha influito anche la maggior propensione delle banche a erogare finanziamenti, soprattutto in funzione della crescita della finanza digitale.

Il livello di inclusione finanziaria rimane tuttavia molto inferiore nelle regioni del Sud (-9%) e nelle Isole (-17%), nonostante una progressiva riduzione del differenziale. Un’area storicamente solida quale il Nord Est resta l’unica a mostrare ancora un marcato arretramento rispetto al 2012 (-4,5%). La ricerca dedica inoltre un approfondimento all’inclusione economica e finanziaria di genere, tema sul quale i dati internazionali segnalano un miglioramento a livello globale, ma anche una grande differenza tra i singoli Paesi, tra i quali spicca la difficile situazione italiana, fortemente legata alla perdurante differenza nell’accesso al lavoro per le donne (-18,4% il differenziale con gli uomini a fine 2021), così come alla scarsa alfabetizzazione finanziaria. Nell’ultimo decennio, tuttavia, si registrano per le donne significativi progressi nell’accesso ai servizi bancari di base (conto corrente, carte, finanziamento, deposito), anche se, in alcuni casi, con livelli non ancora del tutto allineati alla media dei Paesi dell’area Euro.

La seconda parte della ricerca mette in luce il contributo del microcredito nel favorire l’inclusione finanziaria. L’analisi mostra come nel 2021, attraverso 132 iniziative, siano stati concessi in Italia microprestiti per 216,89 milioni di euro a favore di 15.239 soggetti da parte di soggetti pubblici e privati (Fondazioni non bancarie, banche e Fondazioni di origine bancaria, associazioni non profit, enti religiosi e Mutue di autogestione) in rete con soggetti finanziatori (pubblici o privati). Il 46% dei prestiti presenta importi fino a 25mila euro. Il volume medio dei prestiti concessi ha superato i 14mila euro. Nel 2021 si assiste a una significativa crescita del microcredito per startup o per il lavoro autonomo (+43%), anche in termini di importo (18,65 milioni, +70%), mentre risultano in riduzione i finanziamenti a imprese esistenti, ai lavoratori e alle famiglie. Più sfaccettata la situazione per gli interventi antiusura, che vedono un leggero incremento (da 1.187 a 1.217), seppure con un decremento degli importi (21,36 milioni, -12%); al contrario, i prestiti agli studenti decrescono lievemente (da 4.020 a 3.959) ma con una decisa crescita in termini di importi (49,61 milioni, +17%). Il 2021 ha visto una forte riduzione del numero di nuovi programmi avviati (appena 6 contro una media di 21 dal 2005), anche se si è assistito a una crescita continua del numero di prestiti (media 15mila annui) a dimostrazione di come si sia puntato soprattutto sul rafforzamento di programmi esistenti piuttosto che sull’avvio di nuovi programmi.

«Tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023, gli scenari economici sono dominati da incrementi del costo dell’energia e da conseguenti aumenti a due cifre dell’inflazione, cui le banche centrali stanno rispondendo con un programma di rialzo dei tassi di interesse che rischia concretamente di rendere più difficile l’accesso al credito», ha detto la presidente di Banca Etica, Anna Fasano. «Per evitare nuovi peggioramenti degli indicatori dell’inclusione finanziaria, Banca Etica propone di agire con misure a sostegno del Terzo settore impegnato sul fronte dei servizi di welfare e di inclusione anche finanziaria. Alcune importanti misure potrebbero arrivare dall’Unione Europea, ad esempio mediante l’applicazione di principi di proporzionalità nella definizione delle regole bancarie, che possano consentire un’efficace azione di vigilanza senza penalizzare gli intermediari più piccoli, i quali spesso svolgono un ruolo importante nelle aree a maggior rischio di esclusione sociale».

La Rete italiana di microfinanza e inclusione finanziaria – Ritmi negli ultimi anni ha dato voce al dibattito sulla riforma della normativa sul microcredito, con l’intento di affrontare la sfida dell’inclusione finanziaria con un’azione sistematica e integrata di riforma della normativa e di creazione di strumenti di sostegno al settore. «Il Microcredito va oltre le mode passeggere», afferma Giampietro Pizzo, presidente di Ritmi. «È tempo di costruire servizi finanziari permanenti di prossimità come misure concrete di contrasto all’esclusione finanziaria e alla povertà nel nostro Paese. Per farlo, l’intero settore deve saper innovare mettendo in campo soluzioni efficaci, come ad esempio la promozione di partnership pubblico-private tra gli enti regionali e gli intermediari finanziari, per il sostegno diffuso di nuove iniziative d’impresa e il consolidamento di quelle esistenti, per la prevenzione del sovraindebitamento e la lotta alla criminalità usuraia».

«Il tema dell’inclusione finanziaria dovrebbe, finalmente, richiamare una maggiore attenzione da parte delle istituzioni», ha concluso Carlo Borgomeo. Non più una questione marginale cui vengono dedicate scarse risorse e scarsa attenzione dal punto di vista normativo, ma un tema centrale soprattutto in una fase in cui si manifestano in modo molto acuto gli effetti della crisi: povertà, dilagare dell’usura, difficoltà per le microimprese. È necessario mettere mano a una revisione di una legislazione per certi versi carente e per altri versi ridondante: superare il Testo unico bancario, prevedere l’estensione delle garanzie pubbliche al microcredito sociale, precisare il ruolo dell’Ente nazionale del microcredito, rendere più incisivi gli interventi per il risarcimento delle vittime dell’usura».

Per leggere l’abstract della ricerca e il report integrale cliccare qui.

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