Politica
Incidiamo se siamo autonomi della politica
Sarà il segretario aggiunto nel dopo Pezzotta. «Più democrazia economica per il nostro Paese»
S arà una coppia a guidare la Cisl del futuro. Una coppia composta da Raffaele Bonanni (55 anni, abruzzese, oggi segretario confederale con delega al Sud, considerato un ?dantoniano?) e Pierpaolo Baretta (55 anni anche lui, veneto, da sempre leader della minoranza ex carnitiana e ?di sinistra?). E sarà un comitato esecutivo (in vista di un consiglio generale che, per statuto, elegge il segretario), convocato per il prossimo 13 febbraio a decidere in via ufficiale della successione al segretario Savino Pezzotta. Una successione da lui stesso voluta e cercata ma che anticipa i tempi: l?organizzazione, del resto, chiese mesi fa all??orso? bergamasco di preparare senza traumi il futuro: il segretario ha guidato una lunga consultazione interna e alla fine ha trovato la ?squadra? unitaria.
Vita: Cominciamo dalla politica. Si profilano tempi duri per la Cisl, che ha nell?autonomia una bandiera?
Pierpaolo Baretta: Proprio il bipolarismo aumenta la validità della nostra impostazione, il cui cuore è l?autonomia. Contrariamente a chi pensa che un sistema bipolare dovrebbe portare il sindacato a schierarsi, credo invece che proprio a uno schema bipolare serva una forte iniezione di capacità di non schierarsi. Il tema vero, oggi e domani, è l?autonomia del sociale: gli stessi cittadini che votano e si schierano, poi chiedono di rappresentare le loro istanze alla politica in modo forte, libero e consapevole. Vedo dunque una sola strada possibile, per un sindacato come la Cisl: continuare a interloquire con la politica a partire dalle proprie opinioni e facendo il proprio mestiere, mettendo in campo proposte credibili e visibili, facendo proposte e non solo proteste. L?autonomia, in questo modo, diventa una ricchezza per una politica sana e una garanzia per i lavoratori che rappresentiamo.
Vita: Come migliorare e innovare le forme della democrazia politica è un bel nodo da sciogliere, ma anche la democrazia economica fa acqua da tutte le parti, ormai. Un tema che so a lei molto caro.
Baretta: Quello che noi perseguiamo è il pluralismo sociale ?nelle? istituzioni e non solo ?delle? istituzioni. La democrazia politica (voto, diritti civili e politici, rappresentanza) rischia di non bastare affatto, nelle società globalizzate dalla modernizzazione e dal nuovo capitalismo. Deve accompagnarsi ad effettivi processi di democrazia economica. Ecco perché, come Cisl, insistiamo molto sui temi della governance, della trasparenza, di una democratizzazione dell?economia e delle sue istituzioni, processo che oggi non sta andando avanti. Ma anche qui bisogna fare molta attenzione: la risposta non è meno finanza e più lavoro, ma un sistema di governance dove la finanza funziona meglio e produce ricchezza per tutti, lavoratori in testa, affinché possano incidere e decidere sulle dinamiche aziendali, essere sempre più dentro i meccanismi decisionali. Democrazia economica per la Cisl vuol dire consigli di sorveglianza, azionariato diffuso, responsabilità sociale d?impresa.
Vita: Il cuore della politica sindacale della Cisl quale sarà invece?
Baretta: La riforma del modello contrattuale, senza ombra di dubbio, che privilegi la produzione di lavoro reale là dove nasce, dal basso, oltre che a conservare una soglia nazionale di diritti validi per tutti. E poi il rilancio del negoziato come modo e ragione dei rapporti sindacali e sociali. Per la politica non sempre tale metodo è un valore, per noi sì perché anche se la concertazione è stata ferita da molti, il governo attuale in testa, e lo strumento è logorato, il metodo è giusto. I problemi veri (pensioni, fisco, welfare) non sono stati affrontati ma l?esito del voto del 9 aprile non cambierà i problemi sul tavolo. Saranno gli stessi, solo più gravi.
Vita: Volevo provocarla su due temi lontani tra loro, infine. Coop e non profit: sono cresciuti troppo?
Baretta: Il sistema cooperativo ha una storia formidabile di innovazione, nell?economia capitalistica: va salvaguardato e valorizzato, gli errori che ci sono stati non devono mettere in discussione il sistema. L?economia di mercato ha varie forme, quella cooperativa è tra le più importanti, non può essere ridotta a una sua variante debole. Un po? come il privato sociale deve stare insieme e col pubblico, in un moderno sistema di welfare. Anche rispetto al rapporto tra pubblico e privato come Cisl crediamo in forme di integrazione, non certo di contrapposizione. Abbiamo appoggiato e condiviso l?esenzione fiscale delle donazioni: aiutano a far crescere l?economia sociale di mercato. Perché, appunto, il pluralismo delle forme d?impresa va favorito: non sono preoccupato che il non profit voglia stare sul mercato, ma che il mercato non abbia regole. Servono nuove regole, maggiore trasparenza e forti iniezioni di democrazia economica.
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