Famiglia

Incidenti sul lavoro: in Europa 5.500 morti l’anno

Aperta a Roma la settimana europea della sicurezza e della salute sul lavoro. Oltre 4,5 milioni i lavoratori che subiscono incidenti

di Redazione

Sono 5.500 i cittadini europei che ogni anno perdono la vita sul lavoro e 4,5 milioni subiscono incidenti che li obbligano ad una assenza dal lavoro superiore a 3 giorni, per un totale di 146 milioni di giornate perse. Con questi numeri si e’ aperta stamane a Roma, presso l’Inail, la settimana europea della sicurezza e della salute sul lavoro, promossa dai Ministeri del Lavoro e della Salute e dal Dipartimento della Funzione pubblica in collaborazione con Inail, Ispel, e Iims. L’osservatorio infortuni dell’Inail ha informato oggi che nel periodo gennaio-agosto 2001 si e’ registrato in Italia un aumento complessivo degli incidenti sul lavoro pari al 2,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (da 656.222 casi agli attuali 672.054). In flessione invece, secondo il trend gia’ registrato in precedente, i casi mortali passati da 891 a 821 (-7,9%). In particolare e’ il comparto industriale a registrare un aumento degli infortuni del 3,2% (da 599.865 a 618.923) e un calo del 3,1% dei casi mortali (da 764 a 740), mentre l’agricoltura continua a dare segnali di miglioramento: diminuiscono gli infortuni del 5,7% (da 56.357 a 53.131) e i casi mortali del 36,2% (da 127 a 81). L’andamento degli infortuni mortali in Italia rispecchia la media registrata nella zona dell’euro: il tasso di incidenza ogni 100.000 addetti e’ infatti di 4,1. ”Gli infortuni, frequenti soprattutto nelle piccole e medie imprese costano al Paese 55.000 miliardi l’anno, oltre all’incalcolabile costo della sofferenza umana” come ha ricordato stamane il presidente dell’Inail, Gianni Billia. ”Per incentivare la formazione, la prevenzione e la diffusione della cultura della sicurezza – ha detto – l’Inail investira’ 150 miliardi in 3 anni per finanziare le Pmi che investono nell’adeguamento alle norme di sicurezza, ma anche 50 miliardi in 3 anni per corsi di formazione e altri 50 miliardi per il reinserimento lavorativo dei disabili. Perche’ – ha precisato – la formazione deve essere un fattore del lavoro del quale non si potra’ piu’ fare a meno”


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