Mondo

Inchiesta. Monrovia e l’Occidente. Liberia, qui son liberi solo i dollari

Sui suoi conti bancari ne transitano ogni anno 15 miliardi. Una cifra che è di sei volte superiore al Pil.

di Christian Benna

Non possiede bastimenti né mercantili, ma sotto la sua bandiera naviga la seconda flotta navale al mondo. Il sistema bancario è al collasso, eppure ogni anno sui suoi conti correnti transitano oltre 15 miliardi di dollari. La capitale del paradosso si chiama Liberia, un inferno di miseria per gli abitanti sopravvissuti a 15 anni di guerra civile e un paradiso (fiscale) per il business offshore. E quei 15 miliardi di dollari rappresentano una cifra di sei volte superiore al Pil del Paese. E cinque volte più grande del suo debito. Ora con le elezioni presidenziali in corso, il mar d?Africa occidentale potrebbe scatenare uno tsunami politico. Perché il governo ad interim di Gyude Bryant ha cercato in ogni modo di traghettare il Paese nell?alveo delle nazioni ?rispettabili?, fuori dalla ?no man?s land? del riciclaggio e dell?anarchia degli affari spregiudicati. E il 26 settembre, al Palazzo di Vetro, l?esecutivo di Monrovia ha siglato oltre 100 trattati internazionali. Un segnale forte per chiudere la porta all?idea di una Liberia buco nero geopolitico e ?pattumiera? del continente nero. Tuttavia manca ancora la firma risolutiva, come l?impegno dei candidati alla presidenza, sulle questioni più scottanti che la comunità internazionale tiene sott?occhio. A partire dal Registro navale liberiano, dove gli armatori di mezzo pianeta ?immatricolano? offshore le proprie navi per sfuggire alla tasse e alle leggi nazionali. L?avvocato americano Da tempo il sindacato dei trasportatori, l?Itf – International transport wor-kers federation ha lanciato una dura campagna contro le ?bandiere ombra?, nel tentativo di mettere la parola fine al far west marittimo. Ancora oggi per registrare un?imbarcazione in Liberia o a Panama (che sia un lussuoso yacht o un grande cargo) basta un click. È sufficiente compilare un modulo online, fare un versamento di un migliaio di dollari – il prezzo varia dal peso – e spedire tutto al mittente (società di intermediazione generalmente anglo-sassoni ma ci sono anche gli italiani Carlo Scevola & Partners, che però operano da Londra). E il gioco è fatto. Il non residente apre un ufficio virtuale a Monrovia, dà vita a una corporation ?fittizia? e può liberamente solcare i mari facendo sventolare la bandiera liberiana. Ovviamente le leggi e le normative sul lavoro all?interno del natante sono disciplinate da quelle vigenti in Liberia. A gestire la macchina burocratica però non è una compagnia locale, bensì la Liscr -Liberian international ship and corporate registry, una discussa società Usa con sedi a Vienna, in Virginia e a New York, che nel 1997 ha ottenuto la licenza dal dittatore Charles Taylor. Dietro la Liscr c?è un influente avvocato americano, fondatore dell?impresa e anche maggiore azionista. Si tratta di Lester S. Hyman, ex presidente del partito democratico del Massachusetts, sedicente ex protegé di John F. Kennedy, vicino all?entourage di Al Gore e acceso sostenitore dell?ex signore della guerra di Monrovia. Secondo un comitato di esperti della Nazioni Unite, il Registro navale liberiano è la principale fonte di reddito del Paese. Un terzo dei guadagni, circa 70 milioni di dollari l?anno fino all?era Taylor, finiva nelle mani del presidente che li stornava per nuovi investimenti in Sierra Leone. Ovvero in finanziamenti per la guerriglia del Ruf: una lucrosa attività di saccheggio minerario in grado di far schizzare l?export liberiano dei diamanti da 400mila carati (la reale capacità produttiva) fino ai 6 milioni del 2000. La giungla del mare Dopo le ripetute, ma cadute a vuoto, ammonizioni del Fondo monetario internazionale, anche il Consiglio di sicurezza Onu ha fatto la voce grossa. Acquisti di armi negli Emirati Arabi, transazioni con la rete di Al Qaeda per il riciclaggio di denaro sporco, spedizioni di legname in cambio di materiale bellico. Insomma, il registro liberiano, si prestava come interfaccia per gli affari privati di Charles Taylor. Una vera giungla del mare, in cui chi navigava liberiano, consapevole o meno, contribuiva ad alimentare.

Christian Benna

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