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Incentivare le donazioni al no profit: il segreto per redistribuire la ricchezza

Gli incentivi funzionano meglio del timore delle sanzioni. La proposta: niente tassa di successione per chi dona. Di Carlo Maria Pinardi

di Redazione

Gli incentivi funzionano meglio del timore delle sanzioni. Una regola semplice dell?economia che troppo spesso viene disattesa. La tassa di successione, reintrodotta nella Finanziaria legittimamente ma, almeno in una prima fase, in modo assai maldestro, sarebbe bene che fosse oggetto di un ulteriore ravvedimento operoso. Come? Cercando di affiancare, appunto, alla punizione (la tassa), un incentivo. Unitus, per esempio In molti Paesi la tassa di successione esiste e quindi non è certo uno scandalo reintrodurla. Ma poiché l?obiettivo specifico dichiarato dell?esecutivo è di natura redistributiva, piuttosto che di raccolta di nuove entrate, per realizzarlo vi è un modo certo più efficace di quello prescelto, che fa genericamente affluire risorse allo Stato. In particolare, se si vuole accrescere la mobilità sociale a vantaggio dei meno fortunati. Mentre, infatti, sotto il profilo teorico l?imposta di successione favorisce l?eguaglianza, i riscontri empirici indicano che non ha effetti tangibili in tal senso. La prova di questa affermazione può essere il fatto stesso che le inheritance tax, quando ci sono, sono diversissime. Anche gli indicatori di ineguaglianza e di mobilità risultano non correlati con la presenza dell?imposta. Ad esempio, l?Australia è un Paese senza tasse di successione, ma nel contempo è caratterizzato da altissima mobilità sociale e da minore disuguaglianza rispetto a moltissimi Paesi, incluso il nostro, dove la tassa di successione è stata tolta da poco tempo. Comunque, la scelta è fatta: vediamo come renderla più efficace rispetto ai fini per cui è stata reintrodotta. La redistribuzione della ricchezza sarebbe certo assai più valida se avvenisse tramite il non profit. Spieghiamoci. Pochi mesi or sono ha fatto scalpore la notizia del sodalizio tra i due uomini più ricchi del pianeta in un?iniziativa filantropica, la Unitus, soluzioni innovative per la povertà globale: 37 miliardi di dollari delle ricchezze di Warren Buffet (oltre quattro quinti dei suoi averi) sono andati a sommarsi ai 30 miliardi di dollari di fondi che la fondazione di Bill e Melinda Gates aveva già messo a disposizione. Di certo, tutti sono convinti che questa iniziativa sia assai più utile in termini redistributivi di quanto possa esserlo qualunque tassa di successione. Anche perché, nel caso specifico, i soldi ricavati dalla tassa, nella migliore delle ipotesi, avrebbero contribuito solo a ridurre il disavanzo pubblico degli Stati Uniti. Dove la deducibilità fiscale delle donazioni è una delle storie di maggior successo per sostenere realtà di promozione sociale e di ricerca. Perché allora non dare con più forza ai cittadini un incentivo importante a seguire l?esempio degli americani, tanto più che spesso sanno destinare le (loro) ricchezze meglio di quanto non sappia fare lo Stato? Successioni italiane Come intervenire, dunque? Concedendo a chiunque di azzerare il pagamento della tassa di successione se decide di destinare almeno il 10% del proprio asse ereditario o del patrimonio oggetto di donazione a onlus o fondazioni filantropiche, di ricerca, assistenza sanitaria o culturali (incluse scuole e università). Si può ovviamente discutere il limite minimo della quota di patrimonio da devolvere per evitare di pagare la tassa: sarebbe certo molto incentivante se fosse almeno pari all?aliquota media tra quelle sinora indicate del 4 e 8%. È probabile che ne deriverebbe un aumento, ad esempio, del contributo dell?Italia nella lotta alla povertà nei Paesi sottosviluppati. Questa scelta avrebbe oltretutto il merito di lasciare al pubblico il compito di intervenire in modo più diretto dove è necessaria una struttura e dimensioni altrimenti non raggiungibili. E di aumentare la quota di ricchezza da destinare a questi fini rispetto alle risorse ottenibili con l?imposta. Non bisogna poi dimenticare che la tassa di successione viene normalmente elusa, specie per i grandi patrimoni, grazie a una opportuna pianificazione e all?attività di tributaristi: i dati relativi alle imposte incassate a questo titolo in passato sono lì a dimostrarlo. E già che si ritocca la normativa sulle successioni non sarebbe male, ancora una volta prendendo esempio dai Paesi anglosassoni, ridurre lo spettro di applicazione della quota di legittima a favore dei propri familiari. L?esempio di Bill Gates e Warren Buffet, certo eclatante nei numeri, è indicativo: ai loro figli perverrà una percentuale irrisoria dell?ingente patrimonio creato dai genitori. La redistribuzione delle ricchezze pare invero più opportuna se deriva da una maggiore libertà attribuita a colui che le ha generate. E più rispettosa delle libertà individuali. Un?annotazione finale. Delle troppe Authority che già popolano lo scenario domestico (ad esempio, nella tutela del risparmio), una assolutamente necessaria, non è ancora decollata: quella del non profit, appunto. Invece, è essenziale per verificare la trasparenza dell?azione e delle spese dei relativi comitati direttivi. È tempo di colmare anche questa lacuna. www.lavoce.info


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