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InCAStrati, tutti i numeri dell’accoglienza in Italia
Il nuovo Rapporto di monitoraggio sull'accoglienza dei migranti, realizzato dalla campagna LasciateCIEntrare e promosso da Cittadinanzattiva e Libera, raccoglie i dati di 106 prefetture
di Redazione
La campagna inCAStrati, promossa da Cittadinanzattiva, LasciateCIEntrare e Libera, si compone di iniziative civiche rivolte a rendere accessibili informazioni fondamentali sul funzionamento e la gestione del sistema di accoglienza in Italia. «È evidente che sul sistema dell’accoglienza dei migranti, a cominciare dai centri straordinari, occorra anzitutto una grande operazione di trasparenza, quale condizione di partenza per la promozione di un controllo civico sulla gestione di strutture e servizi», spiegano i promotori. «Siamo altrettanto convinti che si possa e si debba promuovere un sistema stabile ed ordinario di accoglienza, con una gestione trasparente di risorse economiche ed umane, che garantisca condizioni di vita dignitose, servizi di qualità e che sia soprattutto finalizzato a rimettere al centro la protezione dei diritti di chi vi è ospitato». Per queste ragioni, a partire dal mese di giugno 2015 la campagna ha rivolto al Ministero dell’Interno ed alle Prefetture italiane una serie di istanze di accesso civico, ai sensi del D.lgs 33/13 sulla trasparenza della Pubblica Amministrazione, chiedendo la pubblicazione dell’elenco completo dei CAS presenti sul territorio nazionale e loro ubicazione, degli enti gestori, di informazioni inerenti gare, convenzioni, rendicontazioni, esiti delle attività di monitoraggio sui servizi erogati. Al contempo è stata avviata un’attività di monitoraggio dei centri, attraverso l’osservazione diretta delle strutture (ove possibile) e colloqui con ospiti, volontari e lavoratori.
Accesso civico ai CAS
Dal mese di giugno sono state notificate al Ministero dell’Interno e a 106 Prefetture UTG istanze di accesso civico, ai sensi del D.lgs 33/2013 .
La risposta del Ministero dell’Interno: «Il Viminale ritiene di non essere tenuto alla pubblicazione della “mappa” dei CAS, reputandola peraltro inopportuna per ragioni di tutela della sicurezza degli ospiti». Sul complesso delle informazioni richieste, il Ministero afferma che «non ci sia uno specifico obbligo di pubblicazione e rinvia alle singole Prefetture UTG relativamente ai dati sugli enti gestori e sul numero delle presenze nei centri». Le informazioni relative a convenzioni stipulate, rendicontazioni economiche, relazioni sull’attuazione delle convenzioni e esiti dei monitoraggi svolti dalle Prefetture sulle gestioni sarebbero infine di competenza della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza.
Le risposte delle Prefetture- UTG. Circa la metà delle Prefetture interpellate ha risposto all’istanza di accesso, ma limitandosi a fornire alcuni dati generici sul numero delle presenze e sui bandi di gara relativi agli affidamenti. Le risposte, inoltre, forniscono interpretazioni contraddittorie sulla normativa in tema di trasparenza della Pubblica Amministrazione . Cinquantadue Prefetture, invece, hanno ritenuto di non rispondere.
Mappa dei CAS: soltanto 8 Uffici su 52 hanno fornito indicazioni: l’elenco e l’ubicazione delle strutture temporanee dove sono ospitati i migranti e la loro posizione giuridica, solo le Prefetture di Arezzo, Bari, Brescia, Massa Carrara, Nuoro, Pisa, Prato e Siena.
Elenco completo dei soggetti gestori: hanno fornito risposta soltanto le Prefetture di Ancona, Arezzo, Asti Cuneo, Fermo, Piacenza, Roma, Siena e Valle D’Aosta.
Presenze nelle strutture: nella maggior parte dei casi le Prefetture, concedono i dati, indicando il numero perlopiù il numero complessivo delle presenze.
Bandi e affidamenti: tutte le Prefetture interrogate, ad eccezione della Prefettura di Brescia, Como, Taranto e Venezia, rinviano ai dati pubblicati sui propri siti istituzionali nella sezione apposita. Convenzioni stipulate con gli enti gestori, solo le Prefetture di Arezzo, Cuneo e Valle D’Aosta (3 uffici su 52) rimandano alla pubblicazione effettuata nel proprio sito istituzionale.
Rendicontazione economica di ciascuna gestione, relazioni mensili dei gestori sullo stato di attuazione delle convenzioni, esiti delle attività di monitoraggio e vigilanza delle Prefetture sulla erogazione dei servizi hanno prevalentemente ricevuto risposte negative da parte degli uffici interpellati. Solo le Prefetture di Arezzo, Cuneo, Verbano Cusio Ossola e Valle D’Aosta hanno fornito riscontri (ma non per la totalità delle informazioni) rinviando ai dati pubblicati sul proprio sito istituzionale.
Il contesto
Centri di accoglienza temporanea in Italia (CAS): 3.090. Progetti SPRAR(Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati gestito da Enti locali): 430. Centri governativi (CARA): 13.
Costi dell’accoglienza: 1.162 milioni di euro- 0,14% della spesa pubblica nazionale- per il 2015; 918,5 milioni destinati alle strutture di accoglienza temporanee e governative (CAS e CARA); 242,5 milioni di euro per i centri SPRAR.
Presenze: su un totale di 98.632 migranti complessivamente ospitati nelle strutture di accoglienza dislocate sul territorio nazionale, 70.918 sono i richiedenti asilo distribuiti nei CAS, ossia il 72% delle presenze complessive .
A fronte di questi dati, non esiste neppure un elenco pubblico di tali strutture straordinarie, della loro ubicazione, di chi le gestisce. Non vi è trasparenza sugli affidamenti, sui finanziamenti, sul rispetto degli standard di erogazione dei servizi previsti da convenzioni e capitolati d’appalto.
I principali risultati
Tra gennaio 2015 e dicembre 2016 sono stati visitati 50 CAS nelle regioni Campania, Calabria e Sicilia. La selezione delle strutture è avvenuta sulla base delle segnalazioni pervenute attraverso la rete degli stessi migranti o sulla base di inchieste giornalistiche. Le informazioni sono state raccolte intervistando gli ospiti, volontari e lavoratori e, ove possibile, attraverso l’osservazione diretta delle strutture.
Il quadro che ne è emerso è complessivamente scoraggiate.
Di seguito le principali criticità riscontrate: Diversi, anzitutto, i casi di strutture improvvisate, come gli hotel, i ristoranti, i vecchi casolari convertiti in centri di accoglienza. Ne sono esempio la pizzeria Da Mario a Campagna e l’Hotel di Francia a Giugliano.
Gli staff risultano spesso impreparati a gestire il fenomeno complesso dell’accoglienza: operatori che non conoscono neppure l’inglese, sprovvisti di formazione in materia di protezione internazionale (ad esempio a Sarno (SA), presso l’Hotel Fluminia, presso il CAS di Feroleto (CZ), nell’Hotel di Francia nel Giuglianese);molte delle strutture presenti in Campania, in particolare lungo il litorale Domizio, sono dotate di un unico operatore per la mediazione, accompagnamento in questura, presso la ASL e in ospedale, distribuzione dei pasti e gestione di eventuali situazioni di malcontento degli ospiti.
Diversi i casi di operatori impegnati di fatto a tempo pieno, a fronte di contratti di lavoro part-time, sia casi di lavoratori non retribuiti che, pertanto, abbandonano il centro dopo poche settimane. Una situazione che determina un turn-over continuo, a discapito delle attività di accoglienza ed assistenza, che vengono ridotte al minino indispensabile.
L’assenza di assistenza adeguata e di percorsi di inclusione è fonte di frequenti casi di depressione o di ingresso dei migranti nei circuiti del caporalato, del lavoro nero, dello spaccio e della prostituzione.
Nei CAS del napoletano, del beneventano, della Calabria (ad esempio Amantea e Lamezia Terme) i migranti raccontano di trovare lavoro tramite “servizio di caporalato”.
Geografia dell’accoglienza nel sud: diverse le strutture lontanissime dai centri abitati (vedi Feroleto in Calabria o di diversi Hotel nella provincia di Salerno, nell’Agrigentino e nel Cosentino).
Altrettanto numerosi i CAS situati in zone ad altissima criticità sociale, come in tutta la fascia del casertano che va da Licola a Casal di Principe lungo la Domiziana, dove sono concentrati numeri elevatissimi di migranti: nel solo giuglianese sono presenti oltre 1000 migranti in circa 7 strutture che non svolgono nessun tipo di attività.
Cura delle malattie degli ospiti da parte dello stesso gestore: si somministra ordinariamente paracetamolo e nimesulide per le più varie patologie. Lo si è riscontrato nel CAS di Feroleto antico, di Fluminia a Sarno, nel CAS di Spineto (CS), nel CAS Onda del Mare (Licola, Napoli). A fronte della assenza di adeguati servizi di assistenza psicologica, inoltre, si registrano frequenti casi di patologie e disturbi psicologici, di depressione, fino a tentativi di suicidi. In alcune zone, infine, l’accoglienza risulta essere gestita da soggetti già in passato denunciati.
In Campania le associazioni Garibaldi 101, Less e Inca presentarono un esposto alla Procura della Repubblica, per trattamenti disumani e degradanti, frode e gestione non trasparente della protezione civile; all’interno dell’esposto vie erano la Family, la ENgels, la Cooperativa Millennium ed Ali di Riserva; i responsabili di quest’ultima vennero arrestati per frode ed abuso di ufficio; in Calabria l’associazione Kasbah ha presentato un esposto contro la Malgrado tutto e, in seguito, l’associazione Zingari 59 per gli stessi motivi.
Alcuni soggetti, come la Family e la Cooperativa Maleventum, hanno in gestione l’accoglienza rispettivamente di 1.500 e di 900 migranti sparsi su tutto il territorio campano. La Malgrado tutto, in Calabria, nonostante la più che discutibile gestione del CIE di Lamezia Terme del passato, più volte denunciata da Kasbah, continua a gestire nello stesso luogo un CAS.
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