Diversity & Inclusion

In università arrivano le nuove linee guida per gli studenti con disabilità e Dsa

La Conferenza nazionale universitaria dei delegati all’inclusione degli studenti con disabilità e con Dsa ha presentato un nuovo documento, a dieci anni dal primo. Alberto Arenghi, presidente: «Non si tratta solo di indicare strumenti per supportare questi studenti, ma di indicare come la comunità universitaria debba organizzarsi per garantire a tutti pari opportunità»

di Ilaria Dioguardi

A dieci anni di distanza dalla prima versione sono state presentate le nuove Linee guida per l’attuazione del diritto allo studio degli studenti in condizione di disabilità e con Dsa. A predisporle è stata la Conferenza nazionale universitaria dei delegati all’inclusione degli studenti con disabilità e con disturbi specifici dell’apprendimento (Cnudd).

Le Linee guida varate nel 2014 si presentavano come una sorta di vademecum stilato per indicare gli strumenti per supportare gli studenti nel loro percorso universitario. Nel frattempo, il numero di universitari in condizione di disabilità o con Dsa che frequentano gli atenei italiani è cresciuto considerevolmente. Nell’anno accademico 2020-21 (ultimi dati disponibili), gli studenti con disabilità erano circa 21mila mentre quelli con Dsa poco meno di 23mila. Si tratta del 2,5% della popolazione studentesca universitaria.

Le nuove Linee guida quasi certamente sono l’unico “documento politico” in ambito universitario, in cui il concetto di inclusione degli studenti e delle studentesse con disabilità e/o con Dsa e/o con Bes viene espresso non tanto e non solo delineando quali siano gli strumenti per supportarli, ma piuttosto come debba organizzarsi la comunità universitaria per garantire a tutti pari opportunità

Alberto Arenghi, presidente della Cnudd

Un “documento politico” sull’inclusione

Le nuove Linee guida «quasi certamente sono l’unico “documento politico” in ambito universitario, in cui il concetto di inclusione degli studenti e delle studentesse con disabilità e/o con Dsa e/o con Bes viene espresso non tanto e non solo delineando quali siano gli strumenti per supportarli, ma piuttosto come debba organizzarsi la comunità universitaria per garantire, a tutti e a tutte, pari opportunità», ha affermato il presidente della Cnudd Alberto Arenghi dell’Università di Brescia.

«L’università è aperta a tutti»

«Se nell’articolo 34 della Costituzione italiana è scritto che “la scuola è aperta a tutti” oggi dobbiamo dire che l’università è aperta a tutti», ha detto Massimiliano Fiorucci, rettore dell’Università Roma Tre. «Alla Repubblica italiana e a chi la incarna, quindi le istituzioni pubbliche, il compito di rendere effettivo questo diritto, facendolo passare da formale a sostanziale. Nel 2022, a Roma Tre, avevamo 259 studenti con disabilità e 566 con Dsa nel nostro ateneo; nel 2024 stiamo, rispettivamente, a 413 e 1196. Quindi, una crescita molto significativa», ha proseguito il rettore. «Oltre a definire i soggetti, i ruoli, i servizi e, a cascata, i materiali didattici, ad affrontare il tema dell’orientamento, con un addendum per gli studenti con Bisogni educativi speciali, credo che i principi ispiratori siano importanti perché si fa riferimento al tema della didattica inclusiva».

Lavorare al cambiamento delle relazioni

«Vogliamo coinvolgere tutte le componenti universitarie, tutti gli aspetti della vita universitaria rispetto al tema della didattica inclusiva. I numeri degli studenti con disabilità e con Dsa è cresciuto in maniera esponenziale, deve cambiare il paradigma dell’organizzazione universitaria», ha ribadito Fabio Ferrucci, componente del Direttivo della Cnudd. «Nel dibattito pubblico credo non ci sia termine più abusato di “inclusione”, ma non è mai definito. Penso che un pregio delle nostre Linee guida sia di declinare in termini pratici che cosa i delegati, il personale che lavora nei nostri centri ed uffici intendano per “inclusione”. Che è nato dall’accessibilità, a cui si deve associare la capacità di promuovere una partecipazione attiva dei nostri studenti alla vita universitaria».

Nelle Linee guida «c’è un passaggio fondamentale», ha sottolineato Fiorucci, quello per cui «il processo di trasformazione in direzione inclusiva deve essere inteso in chiave relazionale fra la persona e i suoi ambienti di vita. Dobbiamo lavorare a vari livelli al cambiamento delle relazioni. Noi siamo chiamati a lavorare sulla relazione non solo tra docenti e studenti, anche tra docenti e servizi, degli studenti con l’ambiente, con le strutture economiche e con gli elementi culturali».

La ministra Locatelli: «Trarre da ognuno il meglio delle sue potenzialità”

«Dobbiamo riuscire a far sì che le Linee guida del Cnudd diventino anche le linee guida della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane, ndr)», ha detto la ministra alle Disabilità Alessandra Locatelli. « Dobbiamo fare in modo che riusciamo a trarre da ogni persona il meglio delle sue potenzialità garantendo una pari opportunità di partecipare ai corsi, alle esperienze di studio e a tutto ciò che riguarda la vita universitaria».

Foto di apertura LaPresse/Andrea Alfano. Quella della presentazione delle Linee guida sono dell’ufficio stampa Università Roma Tre

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.