Salute

In un mese consegnate 1.069 confezioni

I dati rivelati da Marco Durini, direttore medico della Nordic Pharma a "Quotidiano Sanità"

di Redazione

Sedici regioni su 20 hanno già acquistato il farmaco abortivo. Da poco più di un mese la RU 486 è arrivata in Italia e a oggi le confezioni consegnate dalla Nordic Pharma, l’azienda che distribuisce in esclusiva in Italia il farmaco abortivo, sono poco meno di 1.100. «Per l’esattezza sono 1.069 gli ordini evasi», ha detto Marco Durini, direttore medico dell’azienda di distribuzione che ha illustrato a Quotidiano Sanità, l’andamento delle richieste regione per regione. La Toscana è decisamente in testa con 318 ordini, seguitaa ruota dalla Lombardia con 208 confezioni consegnate. All’ultimo posto Friuli Venezia Giulia, Marche, Molise e Valle d’Aosta con 5 confezioni ciascuna. Calabria, Lazio, Sicilia e Umbria non hanno invece ancora effettuato alcun ordine.

«Tra queste ultime – ha sottolienato Durini – stupisce il Lazio, in considerazione anche del numero comunque elevato di interruzioni di gravidanza effettuate in questa regione, pari a 13.600 secondo l’ultima relazione ministeriale». Significativo il dato del Trentino Alto Adige con 56 ordinativi, poco inferiori a quelli dell’Emilia Romagna (69) che ha una popolazione quattro volte superiore. Interessanti anche i dati del Veneto (53 ordini) e Piemonte (148 ordini), le due regioni governate dalla Lega, i cui presidenti Zaia e Cota avevano in un primo tempo annunciato il loro no alla RU 486.

A leggere i dati regione per regione si evidenzia un approccio al farmaco abortivo estremamente differenziato, anche indipendentemente dal colore politico delle amministrazioni regionali. Un dato da tenere monitorato sarà quello relativo ai riordini della RU486. «Il riordino – spiegano infatti dalla Nordic – dà la misura di come e se ciascuna regione stia utilizzando il farmaco. Nella maggior parte dei casi, siamo al primo ordine ed è ancora presto per capire che peso assumerà la RU 486 rispetto all’aborto chirurgico. Però alcuni elementi possono essere presi in considerazione. Per esempio in Toscana le aziende ospedaliere di Grosseto, Pisa e Firenze-Prato hanno già fatto dei riordini, come avvenuto a Torino, da parte dell’ospedale S. Anna che ha fatto richieste supplementari. Per il resto si tratta ancora di piccoli numeri, riordini bassi per evitare lo stoccaggio, concentrati per lo più al Nord».


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