Welfare

In un libro vita e parole del popolo detenuto

Un brano tratto da "I pugni nel muro. Linguaggi e frammenti di vita del carcere di San Vittore"

di Riccardo Bonacina

I pugni nel muro, si intitola così il libro uscito in questi giorni che raccoglie 300 ?lemmi? del linguaggio carcerario e decine di testimonianze personali. Linguaggi e frammenti di vita del carcere di San Vittore, è infatti, il sottotitolo del libro edito dalla Berti-Terre di mezzo di Milano (7 euro), e inviatoci con affettuosa dedica. Il brano che segue è tratto da I pugni nel muro. Vi proponiamo due lemmi contenuti nel libro: il primo nomina uno degli incubi dei detenuti perché ?il rapporto? azzera qualsiasi beneficio guadagnato; il secondo nomina la condizione di vita della popolazione carceraria: la cella.

Rapporto disciplinare. Documento redatto da un operatore penitenziario quando constata direttamente o viene a conoscenza del fatto che è stata commessa un?infrazione e che influisce sulla decisione relativa alla concessione di eventuali benefici (misure alternative al carcere).
Alle ore 16, orario in cui inizia già a fare sera, perché non si esce dalla cella sino alle 9 del giorno dopo, è il momento della conta. Tutte le attività sociali, ricreative, i colloqui con i volontari ecc., per quell?ora, si spengono e viene fatta la conta: per tutte le 24 celle del piano, un agente passa, cella per cella, a contare le persone.
Un giorno, un nostro compagno dorme con la testa coperta dal plaid. A San Vittore, per il gran freddo e l?umidità che c’è nelle celle, e anche per estraniarsi in un bozzolo di vita privata, quella di tirarsi la coperta sulla testa, quando si dorme, è un?usanza praticata quasi da tutti: quando si vive in una stanza 21 ore al giorno con 5/ 6 compagni, non c?è altro sistema per poter riposare. Quel giorno egli stava proprio male e riposava, dopo una notte in bianco.
L?agente, non vedendolo (negli occhi!) ma sotto-coperta, ci chiede di svegliarlo e farlo alzare. Gli rispondiamo che sta male e se proprio lo vuole vedere e svegliare, che venga dentro lui, perché noi non lo avremmo fatto.
L?agente se ne va infuriato, tornando di lì a poco con un superiore di grado dicendo che «ostacolavamo la conta». Viene fatto il rapporto e per mancanza di buona condotta quelle parole non ci hanno permesso di usufruire del beneficio della legge Gozzini dello sconto di 45 giorni per un semestre, per non aver avuto buona condotta (tutti hanno preso il rapporto).

Cella. Locale nel quale vengono alloggiati i detenuti. Misura 4 metri per 2 e, in teoria, non dovrebbe ospitare più di due persone, ma a San Vittore ne ospita persino sei o sette. Una densità umana che crea tutta una serie di disagi: il risultato è che non si può stare in piedi tutti nello stesso momento, ma occorre fare i turni.
Si vive in questa cella 21 ore al giorno, con la sola distrazione di una televisione di 14 pollici, non sempre a colori. La stanza è attraversata da un muro divisorio che la separa dal bagno (4×1,10 m), anche lui con la sua finestra con sbarre antievasione e una latrina alla turca seguita da un lavandino. Attaccato al lavabo i detenuti organizzano la loro cucina, costituita da vecchi armadietti sgangherati utilizzati come piano cottura e come dispensa. La solitudine in mezzo al casino.

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