Welfare regionale
In Umbria un bonus da 2 milioni di euro solleva le proteste delle persone con disabilità
Anffas critica l'intenzione della nuova giunta guidata da Stefania Proietti di distribuire un bonus da 2 milioni di euro alle persone con disabilità gravissima. Una posizione che sorprende? «Qualsiasi bonus continua a mantenere le famiglie nello stato di bisogno. Ci vogliono i servizi», dice il presidente Roberto Speziale
Una protesta contro un bonus. Non un bonus tolto, ma un bonus che dovrebbe arrivare e che dovrebbe andare alle persone con grave disabilità e non autosufficienza. Succede in Umbria, dove la neoeletta giunta guidata da Stefania Proietti pare intenzionata ad approvare, come suo primo provvedimento, un bonus da 2 milioni di euro dedicato alle famiglie con un componente con disabilità grave: contro tale ipotesi si sono sollevate le voci di Moira Paggi, coordinatrice regionale di Anffas in Umbria e di Roberto Speziale, presidente di Anffas Nazionale, che hanno diramato un comunicato stampa e chiesto con urgenza un incontro alla neopresidente, appena dopo il suo insediamento.
Il bonus era già stato discusso nella precedente amministrazione, ma non approvato. A proporlo allora era stata la mozione a firma Vincenzo Bianconi (Misto), Michele Bettarelli (Pd), Thomas De Luca (M5S), Fabio Paparelli (Pd) e Donatella Porzi (Misto): a settembre l’Aula di Palazzo Cesaroni l’aveva respinta con 10 no (Lega, FdI, FI, Patto civico) e 7 sì (Pd, M5S, Bianconi e Porzi – Misto). Ora invece, con il cambio di colore della giunta, la proposta pare tornata in auge.
La monetizzazione, con un contributo economico limitato a una platea ristretta, non risponde alle reali necessità delle persone con disabilità e delle loro famiglie.
Moira Paggi e Roberti Speziale, Anffas
Per Anffas Nazionale ed il Coordinamento Regionale di Anffas in Umbria il provvedimento «solleva importanti dubbi e preoccupazioni». Perché? «La monetizzazione, con un contributo economico limitato a una platea ristretta, non risponde alle reali necessità delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Le famiglie di persone con disabilità ad elevato bisogno di supporti, soprattutto quelle che necessitano di sostegni intensivi, non chiedono elemosina sotto forma di pochi spiccioli, ma una vera e propria riforma del sistema di supporto che garantisca interventi e servizi adeguati e personalizzati», si legge nel comunicato.
E ancora: «La proposta avanzata non solo è divisiva all’interno del mondo associativo, con la netta opposizione di molte delle federazioni e associazioni maggiormente rappresentative, ma appare anche come una soluzione superficiale rispetto alla complessità della situazione. Non basta una misura una tantum per rispondere a bisogni che sono permanenti, complessi e legati alla vita quotidiana delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Un simile approccio rischia di perpetuare l’isolamento e la marginalizzazione, invece di costruire una rete di supporto che possa includere tutti, senza esclusioni».
Non basta una misura una tantum per rispondere a bisogni che sono permanenti e complessi. Un simile approccio rischia di perpetuare l’isolamento e la marginalizzazione, invece di costruire una rete di supporto che possa includere tutti, senza esclusioni
Insomma, il concetto è che piccoli aiuti economici possono garantire un ritorno elettorale ma non risolvono i problemi reali delle famiglie. Serve, dice Anffas, «una profonda riforma del sistema di presa in carico delle persone con disabilità, che dovrebbe partire dall’attuazione concreta della legge sulla disabilità e dalla realizzazione del progetto di vita individuale, personalizzato e partecipato per ogni persona con disabilità, un diritto che oggi è ancora lontano dall’essere garantito a tutti. Non possiamo accontentarci di misure che mirano a “sistemare” problemi urgenti con risorse che sono insufficienti a garantire una vera qualità della vita. Le persone con disabilità e le loro famiglie necessitano di una rete di servizi che comprenda tutti gli aspetti della loro vita, dalla salute all’educazione, dal lavoro al supporto domiciliare, senza che vi siano discriminazioni tra le varie forme e tipologie di disabilità».
Le persone con disabilità e le loro famiglie necessitano di una rete di servizi che comprenda tutti gli aspetti della loro vita, dalla salute all’educazione, dal lavoro al supporto domiciliare, senza che vi siano discriminazioni tra le varie forme e tipologie di disabilità
«Io capisco la posizione delle famiglie che dicono “non essendoci servizi adeguati, è meglio un obolo che niente”. Ma è una posizione sbagliata: bisogna pretendere politiche serie, condivise attorno a un tavolo. Come famiglie abbiamo imparato che qualsiasi bonus o monetizzazione del bisogno continua a mantenere le famiglie nello stato di bisogno. Ci vogliono i servizi. Certo, ci vogliono anche i sostegni economici ma dentro un sistema di servizi», spiega il presidente nazionale Roberto Speziale.
«Abbiamo fatto comunicato congiunto su una vicenda locale perché questa deriva non riguarda solo l’Umbria ma è una modalità che si sta diffondendo: tante regioni, nell’incapacità di fare serie politiche si limitano a distribuire risorse a questa o quella categoria di persone con disabilità. Ma noi parliamo di diritti di tutti, di un altro modello: e sui diritti non possiamo fare sconti».
In foto, la neopresidente della Regione Umbria, Stefania Proietti. Foto di Cecilia Fabiano / LaPresse
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