Mondo

In Tripolitania già 5mila profughi pronti a partire

A lanciare l'allarme è padre Mussie Zerai dell'agenzia umanitaria Habeshia che racconta: «Già questa notte sono partiti in 1500. Il traffico di esseri umani continua attraverso un corridoio gestito dalle milizie dal confine sudanese fino alle coste libiche»

di Redazione

Circa 300 profughi eritrei, etiopi e siriani partiti con un barcone dalle coste egiziane lo scorso tre aprile si sarebbero arenati su un'isola non meglio identificata nel Mediterraneo, forse greca, e si trovano da qualche giorno senza cibo né acqua potabile. A lanciare l'allarme, attraverso un comunicato, è stato padre Mussie Zerai dell'agenzia umanitaria Habeshia, che ha ricevuto stamane una telefonata che chiedeva aiuto da un telefono egiziano. «Poi più nulla, non si sa cosa sta succedendo a questi profughi, nelle mani di chi siano. Aiutateci a trovare notizie», è l'appello del sacerdote, da anni impegnato ad aiutare i migranti.
 
Il padre però ha anche sottolineato come siano ricominciati in maniera importante le partenze delle carrette del mare dalle coste libiche alla volta dell'Italia. «Da settimane segnaliamo centinaia di profughi del corno d'Africa trattenuti in capannoni sulle coste di Tripolitania. Sono più di 2,500 solo eritrei, è altrettanti di altre nazionalità. Oggi ci è giunta notizia di un barcone con circa 600 profughi eritrei, molte sono donne e bambini, partito dalla coste libiche stamattina intorno alle ore 07.15. I profughi dicono che sono partite altre imbarcazioni nella notte, e che sono in viaggio. In totale dovrebbero essere circa 1.500 le persone ha salpare dalle coste libiche tra sta notte e l'alba» spiega Zerai.

Il traffico di esserei umani è ancora una triste realtà. I profughi provenienti da tante zone diverse del mondo (sia dall'Africa sub sahariana che dal medio oriente in guerra) infatti vengono canalizzati in un corridoio gestito dalle milizie. «La situazione generale va peggiorando, i numeri di migranti e profughi che attraversano la Libia martoriata da guerre e guerriglie sta crescendo sempre di più. Le milizie hanno aperto un corridoio per trafficare esseri umani dal confine sudanese fino alla coste libiche, un corridoio in cui cadono molti profughi in fuga dai paesi di origine. Passano da qui anche molti dei migranti che Israele ha rimandato in Ruanda, Sud Sudan e Uganda. C'è quindi il reale rischio il rischio che i 60 mila profughi che oggi Israele vuole espellere si riversino in Libia per la gioia dei trafficanti».

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