Economia

In Sicilia abbiamo fallito. Ricomincio dai più fragili

Dino Barbarossa spiega le sue dimissioni

di Maurizio Regosa

Ha scritto le sue ragioni in una lunga lettera. «Vedo troppa autoreferenzialità. Che sull’isola ha portato al “de profundis” del welfare. In futuro mi voglio dedicare all’impegno nella Comunità Giovanni XXIII
«Ho deciso di lasciare per motivi che sono professionali e personali, ragioni che del resto si intrecciano», premette Dino Barbarossa, ormai ex presidente regionale di Federsolidarietà, guida storica del consorzio Sol.Co Catania (una rete che raccoglie 140 imprese e ha duemila addetti).
Vita: Allora cominciamo dalle prime.
Dino Barbarossa: Ho già espresso pubblicamente alcune perplessità sulle scelte di Federsolidarietà Confcooperative e voglio precisare che non riguardano l’attuale presidente, Giuseppe Guerini, che stimo come una brava persona. Nel complesso però mi sembra che si sia andata consolidando una tendenza non positiva da parte delle organizzazioni a rappresentare se stesse piuttosto che i bisogni dei più fragili. Lo si è visto anche all’assemblea nazionale, dove c’è stato poco spazio per discutere delle vere priorità. Come se fosse venuto meno uno slancio emotivo e ci si preoccupasse di più di temi di tipo tecnocratico che non di rappresentanza di interessi diffusi.
Vita: Una certa autoreferenzialità?
Barbarossa: Sì, che del resto ho potuto registrare anche in chiave regionale. Le faccio un esempio. L’ultima Finanziaria siciliana ha praticamente sancito il de profundis per il welfare isolano. Di contro, anziché preoccuparsi di questo, l’apparato locale sembra interessato solo alla sua sopravvivenza. Con il risultato che, mentre le imprese sociali sono in affanno, anche a causa dei ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione, i costi della struttura salgono sempre di più.
Vita: Ci sono però anche ragioni personali…
Barbarossa: Il percorso in cui sono impegnato da anni, all’interno della Comunità Papa Giovanni XXIII, mi ha spinto a riscoprire le “buone opere”, a riflettere sulla necessità di tornare ai valori fondamentali, quelli per cui si sceglie di stare vicini alle persone più fragili. La tendenza cui facevo riferimento, di non occuparsi della difesa delle persone più fragili, è secondo me molto generalizzata. Non riguarda le sole realtà che si occupano di rappresentanza. Anche la politica è indifferente ai bisogni reali. Intendo lavorare, anche all’interno di Sol.co, per una nuova fisionomia, più concreta, reale e in fondo vera.
Vita: Rimarrà alla guida del consorzio catanese?
Barbarossa: Sì, anche se ho già annunciato che fra due anni lascerò la presidenza. La lettera con cui ho annunciato la decisione di dimettermi comunque è stata condivisa con tutta la rete di Sol.Co.


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