Governo

In Senato si parla delle carceri piene, in un’aula vuota

Durante un’interrogazione sul sovraffollamento carcerario, Filippo Sensi, senatore del Pd, ha pubblicato su X la foto dell’emiciclo di palazzo Madama deserto. «È stato desolante. Mi ha colpito la contraddizione tra quell'emiciclo vuoto e le carceri piene»

di Ilaria Dioguardi

Filippo Sensi, senatore del Partito Democratico, ha offerto stamattina uno scatto su X dell’aula del Senato deserta. «Mi ha colpito lo shock dell’immagine, che la dice un po’ lunga, simbolicamente, del disinteresse che mi pare che la maggioranza abbia sul tema del sovraffollamento carcerario».

Sensi, cosa è successo stamattina?

Questa mattina c’era il cosiddetto Sindacato ispettivo (gli atti, interrogazioni e interpellanze, attraverso i quali il Parlamento esercita la propria funzione di controllo sull’attività del Governo, ndr). Di solito non prevede il plenum: si propongono delle interrogazioni e il Governo risponde. E non chiede voti. Il voto incide sulla diaria, per cui perderlo incide sui soldi che senatori e deputati guadagnano. Quando non si vota, il parlamentare non è obbligato a essere presente, spesso è presente soltanto chi fa l’interrogazione, chi sta al Governo. Ma le interrogazioni parlamentari per me sono un’occasione di crescita, di interesse, di attenzione. Però magari io sono a Roma, sono comodo. Tra le interrogazioni, ce n’era una sul sovraffollamento carcerario a Brescia, presentata dal senatore Alfredo Bazoli.

Perché ha pubblicato quella foto su X?

È stato desolante vedere l’aula del Senato vuota con nessun esponente della maggioranza, fatta eccezione degli esponenti del Governo, durante un’interrogazione sul sopraffollamento carcerario. Mi ha colpito la contraddizione tra l’aula vuota del Senato e le carceri piene, fin troppo piene.

Quanti eravate in aula?

In tutto saremmo stati una dozzina di persone. Eravamo sette-otto senatori del Partito Democratico che accompagnavamo il senatore Bazoli, e altri del Pd che avrebbero fatto un’interrogazione. Non c’era nessuno di Fratelli d’Italia, nessuno di Forza Italia, nessuno della Lega, nessuno di Noi moderati. C’erano, forse, due esponenti delle minoranze linguistiche, che presentavano una loro interrogazione. Nell’aula del Senato c’erano, poi, tre-quattro sottosegretari, la presidente di turno che era Licia Ronzulli.

Cosa ha pensato?

Mi ha colpito lo shock dell’immagine, che la dice un po’ lunga, simbolicamente, del disinteresse che mi pare che la maggioranza abbia sul tema del sovraffollamento carcerario. Poi, ripeto, è vero che quando c’è Sindacato ispettivo ci sono pochissime persone in aula. Ma a me l’aula vuota colpisce sempre. Io faccio il senatore pro tempore, vengo pagato per fare questo e cerco di farlo stando sul territorio e facendo il mio dovere in aula.

Anche il Pd avrebbe potuto fare di più, quando era al Governo, per il problema del sovraffollamento nelle carceri?

Certo che sì. Qualche tempo fa ho recuperato uno storico volume de Il ponte di Piero Calamandrei del 1949, dedicato alla questione delle carceri in Italia e all’abbandono dei detenuti. Mi ha colpito uno degli interventi presenti nel libro, in cui forse lo stesso Calamandrei diceva: «Forse ce la possiamo fare adesso a fare dei provvedimenti sulle carceri, perché in Parlamento ci sono tante persone che hanno assaggiato il carcere». Parliamo del ’49. Si poteva fare di più, si poteva fare meglio, si può fare di più anche ora.

«Il carcere di Mombello a Brescia è la conferma di quanto sosteniamo: vive una situazione drammatica, ed è impossibile anche solo pensare che in quell’istituto sia possibile una benché minima funzione rieducativa. La condizione di Mombello è insostenibile e l’unica scelta fatta è quella di costruire un nuovo padiglione. Ma non è la soluzione». Queste le parole di Alfredo Bazoli, vice presidente dei senatori del Pd, nel suo intervento nell’aula di Palazzo Madama, durante l’interrogazione rivolta al ministro della Giustizia.

Mi pare di capire che questo governo sia particolarmente insensibile, e questo mi dispiace perché il ministro Nordio, in passato proprio su questi temi, aveva delle posizioni anche aperte, illuminate. Dire semplicemente che si vogliono costruire nuove carceri, francamente non mi pare la risposta a quello che sta succedendo oggi: le carceri italiane scoppiano e c’è un enorme numero di suicidi. C’è una situazione di disagio impressionante che richiederebbe un provvedimento di clemenza. Poi, ci si può mettere d’accordo su quale provvedimento adottare, come, dove e perché. Anche il provvedimento di clemenza non è uno strumento per dare una risposta definitiva e concreta a questo tema, ma siamo in una situazione di collasso e di emergenza per quanto riguarda le carceri e penso che la via intrapresa dal governo non sia quella giusta.

Quale via del Governo?

La visione panpenalistica, con tanti nuovi reati, non mi pare che vada nella direzione giusta. È stato fatto il decreto Carceri, sono stati inseriti altri 20 nuovi reati. Mi sembra una contraddizione in termini, mi sembra che tradisca un’intenzione non solo di non voler affrontare la questione, ma sembra vicino al caro vecchio «In galera!» della Destra.

La foto di Filippo Sensi è un frame di una video-intervista di Lanfranco Palazzolo. Le foto dell’aula sono dell’account di Filippo Sensi su X

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