Economia

In Rwanda la chimica italiana fa rima con finanza sostenibile

Uno dei tanti esempi di aziende profit italiane che, pur senza saperlo, sono attrici di cooperazione internazionale. È il caso di Endura società chimica italiana a capitale privato che opera nel settore degli insetticidi per uso domestico. «Da parte nostra non c’era coscienza delle opportunità che la nuova legge sulla cooperazione apriva. Adesso dobbiamo lavorare per strutturare un rapporto con le ong», ha sottolineato il direttore acquisti, Guido Alfani,

di Lorenzo Maria Alvaro

«Non abbiamo mai pensato di poter essere attori riconosciuti di cooperazione internazionale. Tutto quello che fino ad oggi abbiamo fatto è stato inventare da zero strade e possibilità».

Così Guido Alfani, direttore acquisti di Endura SpA, una società chimica italiana a capitale privato che opera nel settore degli insetticidi per uso domestico e professionale, comincia a raccontare il proprio impegno in Ruanda, dove Endura è impegnata nello sviluppo un’importante collaborazione con un partner locale.

«Tra i nostri prodotti annoveriamo anche principi attivi contro le zanzare, utilizzati comunemente nelle nostre case. A fine 2015 abbiamo iniziato a collaborare con una società di stato ruandese per approvvigionarci di Piretro, un principio attivo naturale fondamentale nel nostro settore e che viene estratto da un particolare tipo di fiore simile alla margherita, della famiglia dei crisantemi, che cresce solo in alcune zone del mondo». Endura così firma un contratto con la società locale Horizon Sopyrwa Ltd la quale si appoggia ad una rete di 30mila agricoltori consorziati in sette cooperative.

«Sin da subito ci siamo resi conto che il cuore di tutta la filiera erano proprio questi agricoltori. La base, la supply chain, è sostanziale nel business del Piretro. Le difficoltà degli agricoltori locali possono essere molteplici: in primo luogo è fondamentale che per loro si tratti di una coltivazione redditizia essendo in alcuni casi l’unica fonte di reddito; in seconda istanza, trattandosi di un lavoro stagionale lungo mesi, ci siamo resi conto che l'impatto finanziario della società ruandese, che supporta gli agricoltori anticipando parte dei ricavi, è molto elevato in un Paese in cui i tassi d'interesse bancari arrivano anche al 16%. Infine c’è tutto il tema della sostenibilità della vita quotidiana», aggiunge Alfani.

Così Endura è andata in missione in Ruanda, grazie ad un network creato da Federchimica, a cui aderisce, che ha riunito esperti di tutte le aziende coinvolte e due persone di Carbon Sink, società fiorentina specializzata in sostenibilità. «I nostri sopralluoghi hanno dato vita ad alcuni progetti che stiamo approntando. In primo luogo, in collaborazione con il partner e le cooperative locali, vorremmo dotare gli agricoltori di stufe di ultima generazione, abbattendo così la voce di costo più onerosa per loro, che è quella dell’approvvigionamento di legname da ardere», racconta Alfani, «poi stiamo immaginando fondi di finanza etica con tassi di interesse sostenibili con cui sgravare finanziariamente sia i contadini che il partner locale».

Non deve stupire che in tutto questo processo non sia coinvolta neanche una ong. «Da parte nostra semplicemente non c’era coscienza delle opportunità che la nuova legge sulla cooperazione apriva. Per altro, nel campo delle aziende di medie dimensioni del settore chimico come noi, sono in tantissimi ad esserne inconsapevoli. Adesso che abbiamo avuto contezza di questo nuovo scenario, vorremmo organizzare un incontro con l’Agenzia per la Cooperazione allo Sviluppo per essere aiutati in un ambito che ci vede alle prime armi», aggiunge Alfani che conclude: «tutto quello che facciamo non si deve al nostro essere “buoni”. Semplicemente la fidelizzazione e soddisfazione dei nostri fornitori fa parte integrante del business. Qui però si apre un vuoto che è da colmare: nel nostro settore il rapporto tra impresa e ong in ambito cooperativo è pressoché inesistente».

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