Ciao Vincenzo, mi hai colto di sorpresa. Ci sono persone che non vedi e non senti spesso, ma sai che ci sono, che stanno facendo cose che ti piacciono, che condividi. Sai che puoi contare sul loro impegno, usano le medesime parole, hanno voglia di cambiare il mondo in meglio, ma con il sorriso, mai con l’arroganza e con il lamento. Tu eri una di queste persone speciali. Vincenzo Langella, ci hai lasciato a 43 anni. Te ne avrei dati 30 o poco più. L’impegno di volontario a rotelle ti ha mantenuto fuori dal tempo fino ad ora, quando sei scomparso all’improvviso, lasciando intatta e piena di allegria la tua pagina di facebook. Che ora si sta riempiendo di saluti, commossi ma non tristi. Non vorresti davvero che i tuoi amici si mettessero a piangere attorno a te. Sei sempre riuscito a farli ridere, nonostante tutto.
Ti scrivo adesso perché, ovviamente, sei riuscito a farmi sentire in colpa. Ora che ci penso tante volte mi hai cercato, tentando di coinvolgermi in qualche progetto, magari anche solo per una chiacchierata radiofonica. Mi pare di non essermi quasi mai sottratto, però sicuramente avrei potuto fare di più e di meglio. Ma io sapevo che a Torino, assieme a tante altre persone in gamba, c’eri anche tu a presidiare le nostre idee. E dunque facevi parte della mia rete mentale, quella che ogni tanto mi elenco nel cervello, per rassicurarmi, per dire a me stesso che non siamo soli, anzi, che siamo in tanti.
Non passavi certamente inosservato. Ci siamo conosciuti tanti anni fa, quando frequentavo attivamente la Uildm, l’Unione italiana lotta alla distrofia muscolare, associazione di cui sono stato anche presidente nazionale per tre anni, in una delle mie vite precedenti. E tu, dalla mole robusta, occupavi uno spazio inconfondibile, muovendoti come una libellula con la tua carrozzina elettrica, fregandotene altamente degli sguardi, riuscendo a stabilire sempre una relazione, un contatto umano sincero e positivo. Eri quasi sempre circondato di amici e di ragazze, belle ragazze. Una persona speciale, combattiva ma senza esagerare. Convinta che il lavoro alla lunga paga, e la comunicazione è l’elemento fondamentale per la diffusione di una cultura inclusiva.
A Torino ti conoscevano tutti, io credo. Nel resto d’Italia forse no, perché non hai mai compiuto gesti eclatanti, hai preferito impegnarti nel territorio, come si dice. Ho scoperto che sei riuscito a incontrare Papa Francesco: eri credente per davvero, e così hai coronato un sogno meraviglioso, la foto nella tua pagina facebook è un inno alla gioia. Chissà, forse è stato il lasciapassare per la tua nuova vita. Sono sicuro che non sarai dimenticato, e che qualche bella iniziativa, a Torino o altrove, nascerà con il tuo nome.
Ciao Vincenzo, grazie di tutto. Farò del mio meglio per non deluderti.
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