Cultura

In ricordo di padre Gianpaolo Salvini, uomo di fede e di cultura

E’ stato il più longevo direttore di Civiltà Cattolica, per ben 26 anni, dovette gestire, tra le altre cose, la fine dell’unità politica dei cattolici, la crisi di Tangentopoli, l’inizio del berlusconismo, l’avvio dell’ulivo di Prodi e tantissimo altro. Le sue spalle seppero reggere le “picconate” dell’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Con lui un'amicizia trentennale

di Edoardo Caprino

“Nelle occasioni di incontro ne ho anche apprezzato l’equilibrio e la garbata ironia con la quale era capace di accompagnare anche le considerazioni impegnative”. Così il Presidente della Repubblica ricorda l’ex direttore di Civiltà Cattolica Padre Gianpaolo Salvini in una lettera inviata al preposito generale della Compagnia di Gesù padre Arturo Sosa Abascal. Sono parole cesellate da una lunga consuetudine e che fotografano un tratto caratteristico, e in un certo senso unico, di Padre Salvini.

L’ironia era una componente fondamentale in lui e mai assente; lo potevi chiamare al telefono fisso o al telefono cellulare per un saluto o un consiglio, gli chiedevi di novità “romane” e la risposta era più o meno sempre la stessa: “Il Cupolone pare ancora reggere”. Padre Salvini appartiene a quella serie di figure che attraversano l’esistenza e che ti permeano nella crescita. Il mio incontro con lui fu a dir poco casuale, in cima a una montagna in Val d’Aosta.

Agosto 1991, i giorni del tentato golpe in Unione Sovietica. Io per primo arrivo sulla vetta rispetto ai miei compagni di ventura e estraggo dallo zaino uno degli ultimi quaderni di Civiltà Cattolica; a fianco a me un docente di matematica all’Università Statale che a un certo punto mi pone l’interrogativo: “visto che legge Civiltà Cattolica vorrebbe conoscere il direttore?” La risposta di un sedicenne non poteva che essere sì. Era il signore a fianco di questo docente. Da qui è quindi partita un’amicizia trentennale, mai venuta a mancare. L’ironia di Padre Salvini si poteva cogliere dai particolari. All’epoca funzionavano ancora gli scambi epistolari. Le sue lettere erano sempre accompagnate da francobolli italiani di decenni prima, ma ognuno di essi si riferiva all’argomento trattato nella missiva. Inutile dire che tutte quelle buste sono un ricordo geloso. Come lo sono stati i suoi pensieri e le sue riflessioni.

E’ stato il più longevo direttore di Civiltà Cattolica, per ben 26 anni, chiamato a quel ruolo dal preposito generale olandese Peter Hans Kolvenbach, l’uomo che guidò la Compagnia di Gesù negli anni post Padre Arrupe. Padre Salvini ebbe modo di stabilire un rapporto unico con Giovanni Paolo II prima e successivamente con Benedetto XVI. Dalle sue labbra non uscì mai un pettegolezzo. La sua testa di uomo di profonda fede, ma anche di economista e demografo lo portava al porre al centro l’uomo e la sua esistenza. Negli anni di direzione di Civiltà Cattolica- ma già prima aveva guidato il quaderno “milanese” della Compagnia di Gesù, Aggiornamenti Sociali – dovette gestire, tra le altre cose, la fine dell’unità politica dei cattolici, la crisi di Tangentopoli, l’inizio del berlusconismo, l’avvio dell’ulivo di Prodi e tantissimo altro. Le sue spalle seppero reggere le “picconate” dell’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga contro le analisi del notista politico del celebre quaderno, Padre De Rosa. A dir la verità le analisi di Padre De Rosa non trovavano sempre consenso nella stessa Democrazia Cristiana e questo fu un errore perché il gesuita seppe guardare con profetica visione al disfacimento della politica nostrana. Di Padre Salvini si troveranno con fatica interviste; era uomo restio ai palcoscenici. Non era ospite di talk show televisivi. Non cercava visibilità effimera e viveva il suo ruolo di direzione come un’autentica missione e radunò intorno a sé scrittori gesuiti di primissimo livello: Michele Simone, Virgilio Fantuzzi sino al giovane Francesco Occhetta.

Un aneddoto: come risaputo le bozze de La Civiltà Cattolica vengono controllate dalla Segreteria di Stato se non dagli stessi Pontefici (a seconda del grado di intervento che i Papi decidono di avere). Per questo il Quaderno è la rivista cattolica più autorevole al mondo e il Direttore viene ricevuto una prima volta per la consegna delle bozze e una seconda per il ritiro delle stesse con le indicazioni, correzioni e altro da parte dei piani alti d’Oltretevere. Ecco perché Civiltà Cattolica, nel tempo, è diventato l’organo di stampa ufficioso del Vaticano, il media utilizzato anche per lanciare messaggi e testare il terreno. Ricordo la prima visita nel suo ufficio; mi fece vedere una cartellina azzurra e dentro la quale vi era un articolo corretto in più parti e in fondo un timbro rosso con le insegne del Vaticano “non si stampi”. Era un editoriale molto duro contro la Guerra del Golfo. Tante personalità italiane erano al centro dei suoi incontri, la maggior parte dei quali presso il sobrio salottino al piano terra di Villa Malta, sede della rivista.

Il Presidente Mattarella nel suo messaggio ha ricordato i numerosi incontri; il Presidente del Consiglio Draghi è stato suo amico e ha avuto una frequentazione alquanto continua. Padre Salvini per ogni persona incontrata ha sempre dispensato consigli e riflessioni. E’ da augurarsi che ora avvenga una riscoperta del pensiero economico di Salvini, una rilettura critica dei suoi interventi su Civiltà Cattolica. Analisi sempre misurate, ma attente a cogliere il minimo particolare. Negli anni del fermento martiniano a Milano è stato tra gli animatori- con il compianto Cardinale Giovanni Nicora e Monsignor Giovanni Giudici – del Gruppo Cultura Etica e Finanza di cui facevano parte personaggi del calibro di Giovanni Bazoli, Alberto Quadrio Curzio, Tancredi Bianchi, Gianfelice Rocca, Sergio Zaninelli e altri. In quel periodo dominato dalla “Milano da bere” e dagli “yuppies” questo pensatoio unico nel suo genere aveva rimesso al centro le analisi e il pensiero di Maestri quali Giordano dell’Amore, Mario Romani, Pasquale Saraceno e Ezio Vanoni.

Anche in questo caso, in onore di Padre Salvini, sarebbe utile riprendere in maniera critica le analisi e i pensieri elaborati da quel cenacolo. Sicuramente si potrebbero trovare utili spunti di pensiero per riprogrammare una visione economica basata sull’iper liberismo che ormai ha dimostrato i suoi limiti e le sue incoerenze.

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