Economia

In prima linea sì, ma con la mia famiglia

Vita da cooperatore: Maurizio Nicosia, 52 anni, vicepresidente regionale di Federsolidarietà-Confcooperative, è presidente di Cooperativa Progetto 86 e direttore di Geo Agriturismo

di Luca Zanfei

Spesso le storie di successo cominciano così. A 19 anni quando, finita la scuola obbligatoria, si ha di fronte il primo bivio: continuare gli studi o tuffarsi nel mondo del lavoro. Maurizio Nicosia ha scelto il sociale, percorrendo la strada della cooperazione lavoro. Siamo agli inizi degli anni 80 nella Sicilia del cosiddetto ?triangolo della fame? di Caltanissetta, Agrigento ed Enna. Il modello cooperativo qui comincia a muovere i primi passi verso quella che può rappresentare una delle soluzioni al problema della povertà e della mancanza di lavoro.

Maurizio incomincia come contabile della Sicula Ciclat e dopo poco tempo, racconta, «mi hanno offerto di diventare socio. Ho accettato perché quella realtà mi sembrava strettamente legata ai problemi che si vivevano in quel periodo». A distanza di vent?anni Nicosia diventa dirigente e decide di andare oltre, entrando a contatto con i reali problemi di disagio. La svolta «è stata la nascita di mio figlio affetto da sindrome di Down. Per ovvi motivi sono entrato in contatto con la cooperazione di tipo B e da quel momento mi sono dedicato completamente all?aspetto riabilitativo e di inclusione sociale».

Obiettivo inclusione. Adesso Maurizio Nicosia è al vertice di due cooperative sociali, Progetto 86 e Geo Agriturismo, lavorando a stretto contato con anziani, minori in difficoltà e portatori di handicap. Si occupa di riabilitazione equestre e gestisce anche due asili, riuscendo a «battere la concorrenza di strutture pubbliche e private già affermate da anni». Ma la più importante vittoria è stata quella di «dimostrare che anche in una zona disagiata come quella del ?triangolo della fame? si può riuscire a creare occupazione e innovazione tramite l?abnegazione di persone con idee e voglia di dedicarsi agli altri». Valori che Nicosia è riuscito a trasmettere a tutta la famiglia. Anche la moglie lavora nella cooperazione e una delle figlie sta studiando per farlo. «D?altronde non poteva che essere così», spiega. «Hanno condiviso con me tutti i sacrifici che derivano dall?abbracciare completamente la vita da cooperatore. Il che vuol dire passare anche momenti difficili pur di far rimanere in vita quell?idea».

Scelta di vita. Servono sacrifici insomma, senza escamotage di alcuni tipo. «Molto ragazzi pensano che fare cooperazione vuol dire soprattutto beneficiare di agevolazioni fiscali. La Sicilia finora è stata maestra nel sperperare soldi ed energie in questo modo, in iniziative che non hanno nulla a che fare con la cooperazione. Si deve trasmettere a questi ragazzi il vero significato di questo mondo. Cioè dedicarsi completamente ad un?idea trasformandola in un vero e proprio modus vivendi». Luca Zanfei

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