Salute

In prima fila, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, al fianco dei malati c’è il volontariato

Anpas e Misericordie hanno tutte le proprie sedi e i l'intera batteria di volontari disponibili attivi sin dall'inizio sull'emergenza. Le mansioni, oltre al soccorso sanitario, riguardano l'assistenza domiciliare, l'accompagnamento comunitario e le attività di protezione civile. I costi lievitano del 20/30% ma nei dpcm del Governo non sono mai comprese misure di sostegno

di Lorenzo Maria Alvaro

La retorica dell'eroismo dei sanitari italiani, che la faceva da padrone durante la prima ondata e nel mesi di lockdown, oggi è un ricordo con addirittura le prime testimonianze di violenze nei confronti del mondo sanitario.

Ma al fianco di medici e infermieri, in queste ultime settimane tornati nel tunnel della crescita esponenziale dei casi di Covid19, c'è anche un esercito di persone, anche loro in prima linea, di cui spesso nessuno parla. Si tratta dei volontari sanitari.

«Non siamo in grado a livello nazionale di quantificare quanti volontari e ambulanze abbiamo attive in questo momento», spiega Fabrizio Pregliasco, presidente di Anpas, «quello che posso dire è che siamo totalmente mobilitati». Le Pubbliche Assistenza contano 89.789 volontari e 3.171 dipendenti cui si aggiungono 2mila volontari in servizio civile per 880 sedi e 7.135 mezzi.

Il motivo per cui è difficile stabilire numeri precisi è che, «il nostro intervento viene attivato da parte dei sistemi regionali, quindi dai territori che parlano con le nostre sedi. Non c'è alcuna ragione per cui le Anpas territoriali debbano comunicarci questo tipo di informazione», sottolinea Pregliasco.

Discorso simile per le Misericordie che contano 700 confraternite e oltre 100 mila volontari. «Non possiamo dire con precisione millimetrica il numero di volontari e mezzi che stanno lavorando in questo momento. Quello che invece è certo è che tutti sono attivi», speiga Elio Di Leo, vicario all'emergenza sanitaria della Confederazione.

«In queste ore abbiamo», spiega Di Leo «a seguito del riacutizzarsi dell’Emergenza abbiamo deciso di riportare a livello operativo l’Unità di Crisi, l’organo che consente alla Sala Situazione Nazionale di interconnetersi con tutte le Misericordie Italiane e rispondere a tutte le richieste che da esse provengono. Significa che nei prossimi giorni le attività si intensificheranno e gli operatori della sala saranno disponibili giorno e notte per risolvere criticità e necessità di tutto il “movimento”».

Il nodo delle risorse
C'è però una cirticità di cui nessuno si cura. «Il tema economico c'è ed è pesante», speiga Di Leo, «Tralasciando il trasporto sanitario, che è retribuito, noi abbiamo in campo tantissime attività che hanno un costo, sia per quello che riguarda l'auto protezione che di per sé. Penso ad esempio all'attività di assistenza domiciliare. In più, come ogni anno, con l'arrivo del freddo ci occuperemo del sostegno ai senza fissa dimora. È evidente che in questa situazione l'organizzazione e le attività saranno più complesse e anche più costose». Pregliasco quantifica il maggior costo sostenuto dalle associaizoni «di circa il 20/30%. Per lo più riguarda l'acquisto di Dpi e altri sistemi protettivi. Tutto materiale che dobbiamo acquistare privatamente e non ci viene rimborsato».

I dpcm
Un costo che però serve a rendere sicuro un servizio pubblico altrimenti impossibile. «Eppure in ogni dpcm e atto del Governo, ineluttabilmente, viene dipenticato il Terzo settore. Una dimenticanza davvero disdicevole. Certo in larga parte la nostra attività è regolata da contratti con la sanità pubblica. E non c'è dubbio che associazioni sportive o culturali oggi vivono una situazione decisamente più pesante della nostra. Ma anche noi abbiamo circoli che sono stati chiusi, oltre ai costi che lievitano. Sarebbe un bel segnale se il Governo cominciasse a ricordarsi anche di noi del mondo sociale», sottolinea Pregliasco. Per Di Leo, «non c'è dubbio che i settori colpiti sono tantissimi. E che hanno tutti pari dignità. Forse però un occhio di riguardo perchi fa un servizio pubblico essenziale ci vorrebbe».

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