Sostenibilità

In prigione la scrittrice che si oppone alle dighe

E' stata condannata a un giorno simbolico di prigione la scrittrice indiana Arundhati Roy, per la sua battaglia contro la costruzione della diga sul fiume Narmada

di Emanuela Citterio

La scrittrice indiana Arundhati Roy è stata condannata alla pena simbolica di un giorno di carcere per la sua battaglia contro la costruzione della mastodontica diga sul fiume Narmada. L’autrice di “Il dio delle piccole cose”, vincitore del Booker Prize nel 1997, è stata riconosciuta colpevole di oltraggio alla corte. I due giudici – riferisce cnnitalia – hanno specificato di non aver dubbi sulla sua colpevolezza, ma di aver voluto “mostrare la magnanimità della legge, alla luce del fatto che l’imputato è una donna”. Oltre alla simbolica pena detentiva, la condanna prevede una multa di 2.000 rupie (circa 50 euro), ma Roy ha detto di non aver ancora deciso se pagarla. Se non lo facesse, rischierebbe tre mesi di detenzione. Dopo aver vinto il prestigioso premio letterario britannico, Roy annunciò che non avrebbe più scritto romanzi. Da allora è diventata una delle figure di maggior spicco del movimento ambientalista mondiale. La sua battaglia contro la diga sul Narmada ha avuto grande eco internazionale. La realizzazione del più grande progetto indroelettrico della storia indiana comporterebbe secondo i suoi detrattori pesantissimi danni all’ambiente e lo sradicamento di milioni di persone. Lo schieramento favorevole alla diga sostiene invece che è necessaria per fornire elettricità a un’ampia regione e quindi favorirne lo sviluppo. Al processo a Roy hanno assistito numerosi sostenitori della campagna contro la diga, mentre fuori dal tribunale manifestanti inalberavano striscioni con su scritto: “La critica non è oltraggio”.


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