Sostenibilità
In piedi, la Terra chiama
Dal 16 al 18 ottobre torna «Stand Up! Take Action!», campagna globale contro la povertà
di Redazione
Siccità, alluvioni, fame e incremento delle malattie:
i mutamenti climatici colpiscono particolarmente
i Paesi più vulnerabili del globo. Con la conseguenza di aumentare ulteriormente la loro povertà, le migrazioni e i conflitti. E di allontanare ancora di più
il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. È tempo di agire. Oltre cento milioni di persone l’anno scorso hanno dimostrato di essere pronte. E quest’anno? Nel 2008, dal 17 al 19 ottobre, 116.993.629 persone si sono alzate simultaneamente nel mondo. Sono quasi il 2% della popolazione mondiale. In Italia se ne sono contate 406.579, un cittadino ogni 150. Ma chi sono questi uomini e donne che lo scorso ottobre nelle scuole di Roma, negli uffici di New York, per le strade di Nairobi, negli stadi di New Delhi e in centinaia di altri posti in tutto il mondo si sono alzate, tutte insieme nello stesso momento? Perché lo hanno fatto?
Non sono delle persone stravaganti o eccentriche, sono cittadini responsabili uniti da un’unica volontà: non perdere l’occasione di vivere in un mondo senza povertà e di partecipare a uno sviluppo dell’umanità equo e rispettoso dell’ambiente. Sono persone pragmatiche che sanno che la povertà estrema, il degrado ambientale, i cambiamenti climatici si possono arrestare e sconfiggere e che hanno compreso che non farlo, oltre ad essere profondamente ingiusto, implicherà gravi danni per tutta l’umanità. Sono persone consapevoli che oggi abbiamo le risorse, le tecnologie, l’impegno politico per cambiare davvero le cose.
Per questo hanno aderito alle giornate mondiali contro la povertà «Stand Up! Take Action!» e si sono alzate per ricordate ai loro governi di rispettare gli impegni presi per sconfiggere la povertà e raggiungere gli Obiettivi del Millennio.
Sono passati 9 anni. Abbiamo superato la metà del percorso. I dati ci mettono di fronte ad una situazione paradossale: alcuni dei Paesi più poveri hanno raggiunto gli obiettivi intermedi, grazie ad un impegno concreto in termini di risorse e politiche finalizzate a garantire accesso ai servizi di base, lottare contro malattie e virus come l’Aids, assicurare ai bambini e alle bambine l’istruzione primaria. Paesi come il Mozambico, il Rwanda, la Tanzania ci mostrano come la volontà politica riesca a sfidare le situazioni più drammatiche e complesse. Paradossalmente, il campanello d’allarme ci arriva invece dai Paesi ricchi, tra cui i membri dell’Unione Europea, e dall’Italia, ancora indietro nel mantenere le promesse e gli obblighi presi dinnanzi alla comunità internazionale in nome dei loro cittadini. L’Italia purtroppo è tra i Paesi ricchi meno virtuosi, uno di quelli che meno stanno tenendo fede agli impegni presi per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. Solo due esempi: l’Italia si è impegnata a destinare lo 0,7% del proprio prodotto interno lordo (Pil) all’aiuto pubblico allo sviluppo (Aps) entro il 2015. Secondo gli obiettivi intermedi fissati dovremmo essere vicini allo 0,51% e invece, secondo stime basate sui dati oggi a disposizione, siamo solo intorno allo 0,10%. Un altro esempio, nel 2005 durante il G8, l’Italia si è impegnata a sostenere lo sviluppo del continente africano con diverse azioni. Oggi, a quattro anni di distanza, l’Italia ha raggiunto solo il 3% di quanto promesso.
La crisi economica e finanziaria e la crisi ambientale che stiamo vivendo stanno ulteriormente aggravando la situazione e l’impatto dei cambiamenti climatici sui più poveri sta rappresentando una seria minaccia per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio e per il futuro di tutti noi. Si calcola che già più di 60 milioni di persone siano ricadute nella trappola della povertà estrema.
I mutamenti climatici infatti stanno colpendo, e purtroppo colpiranno in modo ancora più terribile, le persone e i Paesi più poveri e vulnerabili del globo, che saranno a serio rischio di siccità, alluvioni, fame e incremento delle malattie. Questo determinerà un ulteriore aumento del livello di povertà, favorendo migrazioni di persone e l’aumento dei conflitti, aumentando il numero dei profughi ambientali che il Programma Ambiente delle Nazioni Unite stima aver già superato rispetto al numero dei profughi di guerra. Anche la natura subirà enormi danni: per la metà di questo secolo, autorevoli previsioni indicano per un terzo delle specie terrestri il rischio dell’estinzione.
Dobbiamo far capire a chi ci governa che l’acuirsi del problema sulla spinta della crisi economica e climatica non deve essere una giustificazione per lasciar perdere, ma anzi che l’urgenza che ci troviamo di fronte si trasforma per noi in una opportunità: anche chi non voleva vedere non può più sottrarsi oggi all’evidenza della necessità di agire velocemente. Ed è per questo che insieme al WWF Italia, a Caritas Italiana, a Uisp sport per tutti, alla Campagna delle Nazioni Unite per gli Obiettivi del Millennio e a altre decine di partner locali su tutto il territorio italiano anche quest’anno vi chiediamo di aderire alle giornate mondiali contro la povertà «Stand Up! Take Action!», dal 16 al 18 ottobre.
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