Formazione

In nome dell’altro

Deus est Caritas è il titolo del testo del Papa. Il valore della carità è affermato con chiarezza, forza e persuasione. Ecco alcuni passaggi chiave

di Redazione

Un?enciclica di svolta e di ?riinizio?. Un?enciclica che aiuta a ragionare sui fondamenti dell?azione volontaria. Per questo abbiamo scelto di affrontarla in profondità e a viso aperto. Sarà un cammino in tre tappe. Cominciamo questa settimana, riflettendo con due grandi amici laici, Marco Revelli e Aldo Bonomi, sull?idea di ?altro? avanzata da Ratzinger. Settimana prossima sarà la volta delle pagine dell?enciclica su politica e giustizia, che affronteremo con Luigi Bobba e Marco Follini. Al centro della terza puntata sarà invece la Caritas, intesa come istituzione, con un intervento del direttore nazionale don Vittorio Nozza e un?inchiesta a più voci. Non c?è chiesa senza carità L?amore del prossimo radicato nell?amore di Dio è anzitutto un compito per ogni singolo fedele, ma è anche un compito per l?intera comunità ecclesiale, e questo a tutti i suoi livelli: dalla comunità locale alla Chiesa particolare fino alla Chiesa universale nella sua globalità. La Chiesa non può trascurare il servizio della carità così come non può tralasciare i Sacramenti e la Parola. Il dovere della carità è compito intrinseco della Chiesa intera e del Vescovo nella sua Diocesi e l?esercizio della carità è un atto della Chiesa come tale e che, così come il servizio della Parola e dei Sacramenti, fa parte anch?essa dell?essenza della sua missione originaria. I sette diaconi Un passo decisivo nella difficile ricerca di soluzioni per realizzare questo fondamentale principio ecclesiale diventa visibile in quella scelta di sette uomini che fu l?inizio dell?ufficio diaconale. Nella Chiesa delle origini, infatti, si era creata, nella distribuzione quotidiana alle vedove, una disparità tra la parte di lingua ebraica e quella di lingua greca. Gli Apostoli si sentirono eccessivamente appesantiti dal « servizio delle mense»; decisero pertanto di riservare a sé il ministero principale e di creare per l?altro compito, pur necessario nella Chiesa, un consesso di sette persone. Carità, il compito congeniale Le organizzazioni caritative della Chiesa costituiscono invece un suo opus proprium, un compito a lei congeniale, nel quale essa non collabora collateralmente, ma agisce come soggetto direttamente responsabile, facendo quello che corrisponde alla sua natura. La Chiesa non può mai essere dispensata dall?esercizio della carità come attività organizzata dei credenti e, d?altra parte, non ci sarà mai una situazione nella quale non occorra la carità di ciascun singolo cristiano, perché l?uomo, al di là della giustizia, ha e avrà sempre bisogno dell?amore. Globalizzazione e condivisione I mezzi di comunicazione di massa hanno oggi reso il nostro pianeta più piccolo, avvicinando velocemente uomini e culture profondamente diversi. Se questo «stare insieme» a volte suscita incomprensioni e tensioni, tuttavia, il fatto di venire, ora, in modo molto più immediato a conoscenza delle necessità degli uomini costituisce soprattutto un appello a condividerne la situazione e le difficoltà. Ogni giorno siamo resi coscienti di quanto si soffra nel mondo, nonostante i grandi progressi in campo scientifico e tecnico, a causa di una multiforme miseria, sia materiale che spirituale. Questo nostro tempo richiede, dunque, una nuova disponibilità a soccorrere il prossimo bisognoso. Il boom umanitario Superando i confini delle comunità nazionali, la sollecitudine per il prossimo allarga i suoi orizzonti al mondo. Il Concilio Vaticano II ha rilevato: «Tra i segni del nostro tempo è degno di speciale menzione il crescente e inarrestabile senso di solidarietà di tutti i popoli». Gli enti dello Stato e le associazioni umanitarie assecondano iniziative volte a questo scopo, per lo più attraverso sussidi o sgravi fiscali gli uni, rendendo disponibili considerevoli risorse, le altre. In tal modo la solidarietà espressa dalla società civile supera significativamente quella dei singoli. Volontariato, cultura della vita Un fenomeno importante del nostro tempo è il sorgere e il diffondersi di diverse forme di volontariato, che si fanno carico di una molteplicità di servizi.Vorrei qui indirizzare una particolare parola di apprezzamento e di ringraziamento a tutti coloro che partecipano in vario modo a queste attività. Tale impegno diffuso costituisce per i giovani una scuola di vita che educa alla solidarietà e alla disponibilità a dare non semplicemente qualcosa, ma se stessi. All?anti cultura della morte, che si esprime per esempio nella droga, si contrappone così l?amore che non cerca se stesso, ma che, proprio nella disponibilità a «perdere se stesso» per l?altro , si rivela come cultura della vita. Il nuovo samaritano Secondo il modello offerto dalla parabola del buon Samaritano, la carità cristiana è dapprima semplicemente la risposta a ciò che, in una determinata situazione, costituisce la necessità immediata: gli affamati devono essere saziati, i nudi vestiti, i malati curati in vista della guarigione, i carcerati visitati, ecc. Le organizzazioni caritative della Chiesa, a cominciare da quelle della Caritas (diocesana, nazionale, internazionale), devono fare il possibile, affinché siano disponibili i relativi mezzi e soprattutto gli uomini e le donne che assumano tali compiti. Competenza e attenzione del cuore Per quanto riguarda il servizio che le persone svolgono per i sofferenti, occorre innanzitutto la competenza professionale: i soccorritori devono essere formati in modo da saper fare la cosa giusta nel modo giusto, assumendo poi l?impegno del proseguimento della cura. La competenza professionale è una prima fondamentale necessità, ma da sola non basta. Si tratta, infatti, di esseri umani, e gli esseri umani necessitano sempre di qualcosa in più di una cura solo tecnicamente corretta. Hanno bisogno di umanità. Hanno bisogno dell?attenzione del cuore. Carità, non proselitismo La carità, inoltre, non deve essere un mezzo in funzione di ciò che oggi viene indicato come proselitismo. L?amore è gratuito; non viene esercitato per raggiungere altri scopi.


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