Cultura

In Myanmar tutti pronti a fare rete

Emergenze. Il ciclone Nargis ha lasciato oltre 27mila morti e un milione di sfollati

di Daniela Verlicchi

Se sarà necessario, indosseremo la casacca dell?Onu». È la strategia del Cesvi in Myanmar, secondo il presidente Giangi Milesi. Probabilmente è l?unica possibile, dopo l?annuncio del governo di Rangoon di voler collaborare solo con le Nazioni Unite nella gestione dell?emergenza umanitaria. Dopo il passaggio del ciclone Nargis, la situazione è grave: si parla di 27mila morti e un milione di sfollati. Ma la preoccupazione principale, per le ong, è cosa permetterà loro di fare il regime birmano. L?Onu, per conto suo, ha già convocato una riunione con le realtà umanitarie tradizionalmente presenti nel Paese. Il Cesvi, che con Vita e altre cinque ong fa parte di Italia Aiuta, è tra queste: dal 2001 è impegnato in progetti di sviluppo agricolo e di lotta alla malaria.

«Stiamo negoziando con il governo lo spostamento di uomini nelle zone più colpite», spiega Milesi. «Dopo la protesta dei monaci ci sono stati momenti di tensione, è più difficile ottenere visti». In Myanmar infatti anche per spostarsi all?interno del Paese c?è bisogno di un?autorizzazione. Ora però le difficoltà burocratiche si sommano a quelle logistiche: «È quasi impossibile ottenere nuovi visti, ci appoggiamo al personale che è già là», racconta Sergio Cecchini di Medici senza Frontiere: l?organizzazione si sta occupando dei primi soccorsi grazie a cliniche specializzate nella capitale. Terre des Hommes, invece, dal 2004 si occupa di progetti di sviluppo idrico e agricolo nella regione del Shan e nella «dry zone». Anche la sua portavoce, Rossella Panuzio, ha notato un inasprimento dei rapporti da ottobre a oggi, ma sul futuro è possibilista: «Abbiamo già collaborato con le Nazioni Unite nella gestione del dopo tsunami e siamo accreditati per farlo anche in Myanmar».

Ottimista è anche Paolo Beccegato della Caritas: «È normale che un governo stabilisca i criteri per selezionare chi entra nel suo territorio a scopo umanitario. L?Onu si è sempre servito della collaborazione della società civile e credo lo farà anche in questo caso». Qui la Caritas segue progetti di prevenzione dell?Hiv, sviluppo agricolo ed idrico e microcredito da oltre trent?anni.


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