Sostenibilità
In Maremma è nata la task force anti strascico
WWF e pescatori insieme per combattere i pescherecci pirata che distruggono i fondali e fanno concorrenza sleale. Di Sara Fioravanti, direzione legale legislativa WWF Italia
di Redazione
Pesca ai datteri di mare, pesca alle specie sotto taglia, pesca ai giovanili, pesca con le reti spadare, pesca con esplosivi, pesca nei periodi vietati, pesca ai grandi pelagici con imbarcazioni fantasma. Sono moltissime le minacce provenienti dalla pesca illegale che ogni giorno subisce il Mare Mediterraneo, con gravissimi effetti sulla biodiversità e la stessa sopravvivenza di alcune specie marine.
Uno strascico di danni
Tra i tipi di pesca illegale, però, ce n?è uno che è di certo il più subdolo di tutti e che per gli effetti che produce sugli ecosistemi marini è forse il più devastante. Parliamo della pesca a strascico sotto costa, ovvero entro le 3 miglia dalla costa ed entro i 50 metri di profondità, attuata anche con reti zavorrate da pesi di acciaio che, poste sul fondo del mare, vengono poi trascinate per chilometri ?arando? tutto il fondale e portando con sé tutto ciò che trovano. Questo tipo di pesca illegale è il più grave, il più pericoloso: lascia il mare senza vita, strappa la posidonia oceanica, pianta protetta dalle convenzioni internazionali ed habitat ideale proprio perché in queste ?foreste sommerse? molte specie di pesci vanno a deporre le uova.
Dalla pesca a strascico attuata secondo le leggi viene la metà del pescato nazionale, ma è una pratica di pesca riconosciuta ad alto impatto ambientale. Basti pensare che già nel 1300 i pescatori del Tamigi ne avevano chiesto il bando a Edoardo III per gli effetti dannosi che creava. Ci si può dunque facilmente immaginare quali siano gli effetti di tale pratica se effettuata senza e fuori dalle regole.
Lacune legislative
Si aggiunga a questo che la grande modernità delle attrezzature tecnologiche delle imbarcazioni fuori legge ha reso estremamente difficoltoso l?intervento tempestivo da parte della Guardia costiera che, ai sensi delle leggi vigenti, può sanzionare solo se trova le barche a pescare in flagrante.
Dice infatti la legge che la pesca illegale, se correttamente contestata, può essere censurata solo con una sanzione amministrativa, come se pescare indiscriminatamente e non selettivamente tutto ciò che si trova sul fondo sia paragonabile a commettere un?infrazione stradale. È questa una lacuna grave che andrà colmata per restituire una corretta sanzionabilità al danno ambientale grave e difficilmente sanabile causato da queste reti. Per questo c?è chi, per spiegarne la gravità del danno, paragona la pesca a strascico illegale agli incendi boschivi.
A rimetterci, però, non sono solo la biodiversità e le specie marine, ma anche i pescatori professionisti della piccola pesca che vengono fortemente danneggiati economicamente dalle pratiche illegali che distorcono il mercato ittico.
I guardiani della Maremma
Queste sono le ragioni che hanno portato il WWF Italia e i pescatori dell?Agci Agrital a creare il primo presidio permanente contro la pesca illegale. Come luogo ideale è stato identificata la zona di mare antistante il Parco regionale della Maremma, in Toscana, dove la pesca a strascico sotto costa è da anni praticata assiduamente e dove, periodicamente, la Guardia Costiera ferma diverse imbarcazioni.
È stato così siglato un accordo tra i pescatori, gli ambientalisti e il Parco regionale della Maremma che ha messo a disposizione una struttura di avvistamento: all?interno di questa è stato installato un radar con cui i volontari delle associazioni possono monitorare tutta la zona di mare e fornire alla Guardia Costiera indicazioni immediate sulla presenza di imbarcazioni illegali.
È un accordo unico, originale e di importanza nazionale che potrà poi essere riproposto in altre zone di Italia per monitorare le pratiche illegali e permettere maggiore controllo del mare e supporto alle forze dell?ordine nella lotta all?illegalità.
È un accordo senza eguali perché per la prima volta ambientalisti e pescatori non sono rappresentanze di due mondi ed interessi contrapposti, ma sono uniti dall?obiettivo di proteggere il mare e permettere la sopravvivenza di quei pescatori che vivono grazie a sistemi di pesca meno impattanti e più sostenibili.
La pesca illegale, piaga dei nostri mari, diventa un male inguaribile se non vi saranno ancora altre esperienze di questo tipo e se non si comprenderà che tutte le parti devono collaborare per raggiungere l?obiettivo di tutelare l?ambiente da cui tutti dipendiamo.
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