Economia

In marcia verso l’accreditamento

Welfare sanitario: viaggio nelle regioni alla ricerca delle buone pratiche. Qui Emilia Romagna

di Chiara Sirna

Parola d?ordine: approvare in fretta una nuova legge per aprire la strada all?accreditamento socio-sanitario. Nel maggio del 2005 si è fatto un altro passo avanti. Col decreto regionale 121, all?assessorato alle Politiche per la salute della Regione Emilia Romagna fanno capo anche le deleghe relative alla programmazione e gestione delle politiche e del fondo per la non autosufficienza e il coordinamento dei servizi socio-sanitari. Lo stesso Piano sanitario regionale allora è diventato, secondo un?idea di modello ?allargato?, Piano sociale e sanitario. «La Regione ha scelto un approccio giusto», spiega Paola Menetti, responsabile delle coop sociali per Legacoop Emilia Romagna. «Non serve selezionare un albo dei fornitori qualitativamente adeguati, lasciando poi l?appalto come sistema di selezione. L?accreditamento è sicuramente la misura migliore per omogeneizzare il pubblico e il privato. Più si accreditano servizi finanziati pubblicamente e più si affina una partnership regolata dalle stesse regole, con gli stessi trattamenti tariffari». È già attivo un tavolo di lavoro che raccoglie gli assessori alla Sanità e alle Politiche sociali, i rappresentanti degli enti locali, il Forum del terzo settore regionale, la sanità privata e i rappresentanti della cooperazione sociale. E le linee guida potrebbero essere definite dall?inizio del nuovo anno. Anche se la cooperazione ha già messo dei paletti. «Bisogna fare in modo che la cornice non resti quella di un welfare regionale legato alla trasformazione delle Ipab, relegando quindi la partnership con il privato a un ruolo residuale», ricorda la Menetti, «inoltre va garantita una qualità da gestori di servizio e non semplici erogatori e infine c?è da tener presente che se le tariffe per i soggetti accreditati vanno uniformate al pubblico, allora si rischia di mantenere alte qualifiche sì, ma meno servizi». Come ci si destreggia intanto? Non mancano le ?best practice? come la cooperativa Cadiai di Bologna, che in concessione con il pubblico gestisce nidi, Rsa e case protette, centri diurni per disabili, servizi di riabilitazione per anziani e gruppi riabilitativi in semiautonomia in appartamento. Sono 1.191 gli anziani assistiti nel 2005, più altri 126 nei centri diurni, 134 invece i disabili; 854 in tutto gli occupati, di cui 714 a tempo indeterminato, 85 a tempo determinato, 55 invece i lavoratori autonomi, tra cui 2 a progetto (i pedagogisti che seguono i piani riabilitativi). Il fatturato? 4.560.527 euro dai servizi per anziani, 3.162.361 dalle attività per i disabili, 8.698.799 dalle Rsa.


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