Volontariato

In marcia verso Firenze. Ecco 10 perché. Cucù, la sigla non c’è più

Arrivano da Sassari e da Bruxelles. In bici o in business class. Ma invece di una soluzione globale per salvare il mondo, cercano ricette personalizzate di sostenibilità.

di Carlotta Jesi

Di nascosto dai genitori. In aereo coi punti accumulati volando dal summit di Doha a quello di Johannesburg. Con una classe di maturandi al seguito. Valicando l?Appennino in bicicletta. Dimmi come vai al Social forum e ti dirò chi sei? Impossibile. T?illudi che l?attivista in questione rientri nella categoria globetrotter da summit e lui scompiglia l?identikit dichiarando che «sarò pure no global, volontario e utente Linux, ma questa è la prima volta che partecipo a un evento internazionale e Porto Alegre non so neanche dov?è». T?aspetti che i giottini delusi da Genova se ne stiano a casa e trovi il loro nome tra gli organizzatori dei workshop in programma a Firenze.

Bové è passato di moda
Sarà che sono passati tre anni dalla sua prima apparizione, che ha preso le botte al G8 di Genova e che oltre alla globalizzazione oggi deve dire la sua sulla risposta al terrorismo, ma il popolo di Seattle è sempre meno popolo e sempre più singolo. Meno Attac, Drop the Debt o Emergency e più Marco, Paolo o Cristina che a Firenze vanno in cerca di spunti per inventarsi la loro personale ricetta di miglioramento del mondo. Giovanni Bruno, per esempio, insegnante di filosofia all?istituto tecnico Enriquez di Castel Fiorentino, il Social forum lo vede un po? come un corso di aggiornamento: «Debito, liberalismo, diritti: certi temi vanno studiati sul campo». Spera di trovare materiale aggiornato per le sue lezioni, Giovanni. «E se al summit riuscirò a portare anche i miei studenti, ancora meglio».
Dalla scuola alle istituzioni europee. La battaglia per un mondo diverso di Mauro Albrizio, direttore dell?ufficio di Legambiente a Bruxelles, si gioca tutta tra Parlamento e Commissione. «Le istituzioni dell?Unione sperano che dal Social forum non esca niente che possa mettere in discussione i loro piani sull?allargamento. In un certo senso si augurano che i no global si automarginalizzino continuando a riflettere solo sui loro temi. Vado a Firenze per evitare tutto questo: per far parlare della nuova costituzione europea, perché i cittadini abbiano voce in capitolo. A livello personale, poi, spero di incontrare Vandana Shiva, una degli attivisti più importanti presenti al summit». Attivisti famosi come José Bové e Susan George, una volta da soli valevano il viaggio verso i summit anti globalizzazione. Oggi meno.
Oggi più che i leader del movimento contano le centinaia di anonimi singoli che lo compongono. «Gente come il sindaco di Maiorca che si batte per lo sviluppo sostenibile nelle Baleari», spiega Franco Uda, 36enne presidente dell?Arci di Sassari. Nella sua isola esistono solo due Social forum e la lotta per una globalizzazione partecipata si declina così: «Trovare spunti e soluzioni già sperimentate per fare della Sardegna un?isola di pace, per smilitarizzarla, per promuoverci un turismo che non degradi il territorio».

Obiettivo: contaminare
Diversa la prospettiva con cui Adele Oliveri, trentenne consulente del Centro per l?economia e l?innovazione dell?università Bocconi di Milano, guarda a Firenze: «Ci vado in cerca di ispirazione. Per capire come mai, finiti i girotondi e le manifestazioni di piazza, si torna tutti a casa e si continua con la stessa vita di prima. Gli stessi consumi. Gli stessi rapporti sociali. Il Forum sarà una bella occasione per incontrare gli altri membri del gruppo Znet Italia, l?équipe di traduttori che collabora alla sezione italiana del sito Znet (Znet!)». Paura degli scontri? «Onestamente, sì. Ma il timore non basta a tenermi lontana dalla piazza. Il movimento ha fatto tantissimo, ma ha ancora una portata limitata». Il movimento, già. C?è chi lo accusa di sottovalutare la minaccia black block. E chi, organizzando un summit da addetti ai lavori, di autorelegarsi nella nicchia degli alternativi con belle idee che però non fanno breccia.
Accuse che Roberto Brambilla, lillipuziano impegnato nello studio di indicatori di sviluppo alternativi al Pil, proprio non riesce a digerire. «Summit per addetti ai lavori? Semmai è il contrario. Vado a Firenze per contaminare la gente comune: per spiegare ai cittadini che sono loro i primi a rimetterci dalle fusioni fra grandi gruppi industriali, dalla privatizzazione delle risorse naturali e dallo sfruttamento dell?ambiente».
Anche Andrea Ferrante, vicepresidente dell?Associazione italiana agricoltura biologica, ha in mente un?opera di contaminazione. Ma non si limiterà a usare le parole: «Con altri produttori toscani gestiremo un ristoro bio per oltre 300 persone al giorno. Inoltre ci occuperemo della riforma della politica agraria europea contattando i cittadini e le associazioni di consumatori». Chi spera di contaminare a Firenze? «Soprattutto gli agricoltori dell?Europa dell?Est: è con loro che dobbiamo confrontarci e stabilire nuove alleanze».

In bici contro la guerra
Confrontarsi, discutere, studiare. Per Sabina Siniscalchi dell?ong Manitese, un summit di Porto Alegre e molti altri forum internazionali alle spalle, «è esattamente per questo che si va a Firenze: prendere appunti, studiare. Sarà un?occasione per approfondire temi su cui la società civile lavora tutto l?anno e inviare appelli, richieste, a chi sta fuori dal summit».
Di avere eco sui giornali e fare notizia, a Michelangelo Secchi, 23enne studente di storia a Milano, invece non importa niente. «Sarò a Firenze per raccogliere più informazioni possibili sul bilancio partecipato, quello di Porto Alegre. Un tema su cui stanno lavorando anche Comuni italiani come quello di Pieve Emanuele».
Cristina Barchi, giornalista spagnola esperta di tematiche sociali, s?è data un altro obiettivo: «Tastare il polso al movimento, sono stata al summit di Porto Alegre e ora voglio vedere dove sta andando. Temo una strumentalizzazione da parte della sinistra italiana, ma sono troppo curiosa di scoprire nuovi stili di vita, di lavoro e di pensiero che rispettino l?ambiente e le persone».
A fare da collante tra la curiosità, i workshop e le nuove idee di sviluppo sostenibile, il rifiuto della guerra preventiva contro l?Iraq. Unico tratto comune a quasi a tutti gli attivisti diretti a Firenze. Cicloattivisti compresi: «Il nostro Social forum comincia il giovedì a Bologna, da cui scenderemo a Firenze attraversando l?Appennino», spiega Giovanni Pesce. Obiettivo: «Manifestare il nostro rifiuto verso il consumo petrolifero, le lobby del petrolio, i loro governi, le loro guerre».

Info:
Il programma completo del Social forum si trova su internet all?indirizzo:

European Social Forum

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