Welfare
In Italia si fa finta di non vedere
Parla Cheikh Tidiane Gaye bancario/poeta senegalese che vive a Milano
Cheikh Tidiane Gaye, 40 anni, elegante, affabile, colto, cosmopolita. Viene dal Senegal, vive a Milano, lavora in banca, ma la sua passione è la poesia, la scrittura, da sempre. E l’impegno culturale e sociale sul tema dell’integrazione, dei destini di chi arriva dall’Africa e pensa di vivere in un Paese civile, ospitale, ricco di opportunità. Ci siamo conosciuti durante la campagna elettorale per il consiglio comunale di Milano. Eravamo entrambi candidati nella lista “Milano Civica per Pisapia”. Entrambi non siamo stati eletti, ma il fluido della simpatia e della condivisione non si è interrotto. Cheikh era a Firenze pochi giorni fa, per partecipare alla presentazione dell’ultimo numero della rivista “Africa e Mediterraneo”, semestrale dedicato alla cultura dei paesi africani. Era al Caffè Letterario “Le murate”. Una coincidenza sorprendente, dopo quanto è accaduto a Firenze. Ieri sera, martedì, ha partecipato al presidio milanese davanti alla Prefettura, assieme alla comunità senegalese.
Cheikh, quali pensieri ti hanno attraversato, quando hai appreso le prime notizie della strage di Firenze?
Triste e senza parole. Sappiamo che il razzismo è presente purtroppo nella vita quotidiana del paese, a tutti i piani ma non al livello di sacrificare la vita di persone innocenti, poveri cristi alla ricerca del pane quotidiano. L’atto è esagerato, davvero.
Tu vivi a Milano con un eccellente livello di integrazione sociale e umana. Come è stato possibile?
Non credere. A volte si fa finta di non sentire e di non vedere. Ricordo che il mio amico Papa Khouma è stato pestato dai controllori dell’Atm, l’artista senegalese Ba ha avuto la stessa sorte con dei ragazzi italiani senza dimenticare il ragazzo italo burkinabè, Abdul William Guibre, ucciso per due biscotti. L’odio c’è. Milano con la sua precedente amministrazione non ha favorito l’integrazione. Oggi i cittadini stranieri soffrono molto. Ricordo che in un paese civile anche i cani hanno una loro dignità.
Hai la sensazione che in Italia si stiano creando condizioni pericolose per l’integrazione e l’inclusione delle persone migranti dal Senegal e dagli altri paesi africani?
Non faccio un discorso citando i paesi. Una cosa è certa: l’africano in generale paga tanto per il colore della pelle. A volte chiamato negro, negrone o ragazzo di colore. A volte sottovalutato perché giudicato per la sua provenienza. L’africano paga molto di più. Quello che vediamo o sentiamo rappresenta una percentuale bassissima. Tanti africani soffrono nelle aziende, discriminati per il colore della pelle e / o della provenienza. Lo straniero è sempre considerato come un oggetto e non come soggetto, sostanza e regista della sua esistenza.
Pensi che si possa parlare di razzismo crescente, oppure episodi come quello di Firenze vanno ricondotti soltanto a episodi di follia e di squilibrio?
Molto crescente. I fatti lo dicono: Rosarno che ci ricordava le piantagioni di cotone in America durante la schiavitù, il campo Rom bruciato a Torino, la morte di Abba, i processi nei tribunali crescenti sulla discriminazione rappresentano un aggregato molto importante da non sottovalutare. Il razzismo c’è e cresce. Lo dobbiamo fermare.
Quali interventi sarebbero necessari per invertire la tendenza, e per ridare all’Italia il ruolo di porta europea del Mediterraneo, crocevia di culture millenarie?
Purtroppo conviviamo ogni giorno con atti di discriminazione ma non ci fermiamo davanti. Le istituzioni hanno un ruolo molto importante e la politica deve giocare nei piani più alti e non pensare solo a ricavare voti per andare a Roma. Lo Stato deve intervenire , agire sopratutto nelle scuole, all’università favorendo molto la mediazione culturale. Gli stranieri devono avvinarsi di più alla realtà culturale del paese. E’ solo così che si possa sognare un paese dei diritti e dei doveri.
Come sta vivendo la comunità senegalese questo momento drammatico?
Non trovo adeguate parole per definire lo stato d’animo. Sicuramente il momento risulta teso.
Da poeta e scrittore, quale riflessione proponi, per leggere i tempi?
Credo molto ai valori dell’essere umano e alla civiltà dell’Universalità. Tutti sono uguali indipendentemente della provenienza, dal colore della pelle e dalla religione. Esiste una sola razza, è quella umana. Dobbiamo coltivare l’amore nell’orto comune a tutti e annaffiare i semi della Tolleranza..
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