Rapporti
In Italia oltre un bambino su quattro è a rischio di povertà o esclusione sociale
In Italia il 28,3% delle donne e il 29,9% dei minori vivono in Regioni con uno scarso accesso ai diritti fondamentali, secondo il WeWorld Index Italia 2025. Le donne con figli del Sud del nostro Paese hanno un tasso di occupazione che non supera il 69,5% rispetto a quello delle donne senza figli, maglia nera alla Sicilia

Oltre una donna su quattro e oltre un minore su quattro sono a rischio di povertà o esclusione sociale. A dirlo è il WeWorld Index Italia 2025, alla sua quarta edizione, che analizza la condizione di donne, bambine, bambini e giovani nel nostro Paese e che assegna all’Italia appena la sufficienza. Dal rapporto, presentato in Senato a palazzo Giustiniani, emerge che le donne registrano la performance peggiore (42,4 su 100), confermandosi il gruppo sociale più vulnerabile e maggiormente esposto a marginalizzazione e violazione dei diritti umani.
Le più penalizzate? Le donne del Sud Italia con figli
Le donne più penalizzate sono quelle con figli del Sud Italia, con un tasso di occupazione che non supera il 69,5% rispetto a quello delle donne senza figli. Maglia nera alla Sicilia, dove la percentuale scende al 52%. «Il diritto al futuro non può essere un privilegio riservato a poche persone, deve essere garantito a tutti, a prescindere dal luogo di nascita, dall’età e dalla condizione economica», ha detto Marco Chiesara, presidente WeWorld Italia.
«Ci sono donne che devono scegliere tra lavoro e famiglia. Il peso delle disuguaglianze ricade su bambine e bambini, ragazze e ragazzi. E sulle donne, e amplifica il divario di genere. È un sistema, è una realtà che non è accettabile. Serve partire dalle nuove generazioni e dalle donne. L’obiettivo del rapporto è mettere al centro i diritti di chi è stato lasciato indietro, per garantire un futuro più giusto per le persone. Vuole essere un richiamo alla responsabilità collettiva», ha continuato Chiesara.
«Le opportunità non sono le stesse per tutte e tutti. Il nostro Paese è pensato a misura di uomini adulti. Non possiamo accettare che il futuro di una persona sia ancora determinato dalla nascita. La povertà educativa è in calo ma resta una minaccia reale. Non è solo una questione di natura economica, ma di diritto al futuro. Le disuguaglianze si possono superare con un cambiamento culturale, e con politiche e interventi mirati». Il focus del Rapporto di quest’anno è Un Paese (non) a misura di famiglie: «La famiglia è il cuore della società, ma ancora con ostacoli insormontabili per l’accesso alla salute e al lavoro», ha concluso il presidente.
Una “bussola” per le istituzioni
«Il WeWorld Index Italia vuole essere una “bussola” per le istituzioni, per le organizzazioni e per la società civile», ha affermato Martina Albini, coordinatrice Centro studi WeWorld. «Il Rapporto non è inedito, è collegato al ChildFund Alliance World Index», che misura le condizioni di vita di donne, bambini e bambine in 157 Paesi. Nell’Indice «le regioni sono classificate su una scala da 0 a 100, solo otto raggiungono la sufficienza. Un dato allarmante è che quasi il 30% delle donne e dei minori vive in regioni con un’implementazione minima dei diritti. Le disuguaglianze territoriali sono marcate: le migliori condizioni sono al Nord e al Centro, mentre al Sud cinque regioni hanno un livello insufficiente», ha continuato Albini. Il sottoindice delle donne continua a registrare il punteggio più basso, fermandosi a 42,4 su 100.
Sondaggio WeWorld-Ipsos: disuguaglianze di genere nel lavoro
All’interno del WeWorld Index 2025 anche i risultati di un sondaggio realizzato insieme a Ipsos, condotto su 1.100 lavoratori italiani e lavoratrici italiane. Emerge che sono significative le disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro, con particolare attenzione alla conciliazione vita-lavoro e alla soddisfazione professionale. Inoltre, il 64% delle persone intervistate segnala l’assenza di opportunità di smart working nelle proprie aziende: sono soprattutto gli uomini, circa 1 su 4 (23%), a non farne mai uso, mentre solo il 14% delle donne si comporta allo stesso modo.
La discriminazione di genere nei colloqui di lavoro è ancora piuttosto diffusa: al 61% delle donne è stato chiesto se avessero figli, al 44% se stessero pianificando di averne, ben 22 punti percentuali in più rispetto agli uomini. I dati confermano quanto il mercato del lavoro italiano sia ancora condizionato da stereotipi di genere e da una distribuzione iniqua del carico familiare.
La petizione Ristudiamo il calendario
È stata lanciata la petizione Ristudiamo il calendario, una campagna realizzata da WeWorld, il progetto “MammadiMerda” e l’associazione Cambia una cosa: l’obiettivo è aprire un confronto con il governo per trovare soluzioni per una scuola più attuale, equa e sostenibile per tutti a partire da un nuovo calendario scolastico. Uno degli aspetti per cui l’Italia non risulta un Paese per famiglie è quello legato al mondo della scuola.

«L’Italia ha il calendario scolastico più lungo d’Europa, con ben 200 giorni di scuola, ma allo stesso tempo vanta una delle pause estive più lunghe, eredità di un passato agricolo che non risponde più alle esigenze delle famiglie di oggi. Il risultato è un sistema che amplifica le disuguaglianze, mette a dura prova il benessere psicofisico degli studenti e rende ancora più difficile la conciliazione tra vita e lavoro per i genitori», ha detto Francesca Fiore, co-fondatrice di “MammadiMerda”. La petizione ha raccolto oltre 70.000 firme.
La richiesta di investimenti concreti
WeWorld ha invitato istituzioni e società civile a un confronto per sviluppare soluzioni efficaci e migliorare la condizione delle famiglie in Italia, garantendo pari diritti e opportunità per le nuove generazioni. Per investire concretamente, è necessario agire su più livelli: culturale, promuovendo una visione della famiglia che riconosca e valorizzi la sua pluralità; welfare, garantendo servizi accessibili, come asili nido e un’organizzazione scolastica più inclusiva; lavoro, favorendo la conciliazione tra vita professionale e familiare, senza che ricada solo sulle donne.
Tutti i dati del WeWorld Index Italia sono consultabili in questa dashboard, uno strumento open-source che consente di esplorare le classifiche nazionali e regionali dell’indice e dei suoi tre sottoindici (contesto, minori e donne).
Foto di apertura di WeWorld/Mattia Crocetti. Nell’articolo foto e video dell’autrice
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