Welfare
In Italia la pandemia colpisce soprattutto le donne
Secondo i dati del Rapporto ASviS 2020 relativo al Goal 5 dell’Agenda 2030 (Parità di genere), le donne sono le più colpite dalla crisi sul piano occupazionale, ma anche per l’accesso ai servizi per la salute sessuale e riproduttiva e per l’aumento della violenza domestica durante il lockdown. Buoni gli interventi legislativi contro la violenza e la discriminazione di genere
di Redazione
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La pandemia ha avuto profonde ripercussioni su tutti gli aspetti della vita pubblica e privata, ma ad essere colpite in misura maggiore sono le donne. È quanto emerge dal Rapporto 2020 dell’ASviS “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, analisi che ogni anno viene realizzata dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, che descrive l’andamento dell’Italia e dell’Europa verso i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals) dell’Agenda 2030 dell’Onu.
Il Rapporto evidenzia come le donne abbiano subito maggiormente la situazione di crisi, sia sul piano occupazionale, dati i settori in cui lavorano e l’instabilità dei contratti, sia per quanto riguarda l’accesso ai servizi per la salute sessuale eriproduttiva e per l’aumento della violenza domesticadurante il lockdown. A gravare ulteriormente sulle spalle di milioni di donne con figli, hanno contribuito anche la chiusura delle scuole e le difficoltà connesse alla didattica a distanza: la gestione dello studio e la cura della famiglia, infatti, grava soprattutto sulle donne.
La pandemia, dunque rischia di far perdere terreno nella corsa verso una reale parità di genere e di ritardare ulteriormente il percorso per il raggiungimento del Goal 5 dell’Agenda 2030. Sulla base degli indicatori elementari elaborati dall’Istat e da altre fonti, l’indicatore sintetico elaborato dall’ASviS mostra un andamento crescente dal 2010 al 2015, con una lieve flessione nel 2016, per poi tornare a crescere, anche se con più moderazione. A sostenere il buon andamento dell’indicatore composito sono gli aumenti della percentuale di donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa e negli organi decisionali, e del rapporto di femminilizzazione del tasso di occupazione. Gli unici indicatori in controtendenza sono quelli relativi al numero di studentesse immatricolate in corsi universitari scientifici e tecnici (che evidenziano come le donne scelgano sempre di meno i corsi universitari scientifici) e il tasso di part-time involontario, significativamente cresciuto per le donne. Sulla base delle informazioni disponibili, si ritiene che nel 2020 la crisi peggiorerà le disuguaglianze di genere (andamento freccia nel grafico).
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In merito alla violenza di genere, la Legge di Bilancio 2020 ha dimostrato più attenzione rispetto al passato, con diversi provvedimenti, tra i quali l’aumento dei finanziamenti (4 milioni di euro) per un Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere, lo stanziamento di un milione di euro per il 2020, che raddoppieranno negli anni successivi per rafforzare la rete volta all’assistenza delle vittime di reato. Positivo è anche l’obbligo dell’esposizione del numerotelefonico nazionale antiviolenza e anti-stalking 152225 nei locali delle amministrazioni pubbliche dove si erogano servizi diretti all’utenza, negli esercizi pubblici, nelle unità sanitarie locali e nelle farmacie, così come l’attuazione della Legge 19 luglio 2019 n. 69, il cosiddetto “Codice rosso”. Rispetto all’analisi dell’ASviS dei 1.187 interventi previsti di provvedimenti legislativi legati all’emergenza Covid-19 (Cura Italia, Liquidità, Rilancio, Semplificazioni, Agosto), solo 4 riguardano il Goal 5.
Riguardo alla situazione a livello europeo, non si registrano differenze particolarmente marcate tra i vari Paesi, come accade, invece, per altri indicatori. La differenza tra il Paese più virtuoso (Svezia) e quello in fondo alla classifica (Malta) è di 22,9 punti. Tranne la Croazia e la Lituania, tutti i Paesi mostrano un aumento dell’indice composito tra il 2010 e il 2018. L’Italia è il Paese che presenta il miglioramento più ampio, grazie all’aumento della rappresentanza delle donne in parlamento e nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa; in questo modo, il nostro Paese si colloca in settima posizione, nonostante i forti ritardi sulla differenza occupazionale di genere che nel 2018 si attesta a quasi il doppio di quella europea (19,8% rispetto all’11,6%). Per il Goal 5 la quota di donne elette nei parlamenti nazionali è l’indicatore che pesa di più sulla variabilità delle performance dei vari Paesi.
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