Economia

In Italia, dalla cooperazione 28,8 miliardi di euro

Presentato a Roma "Struttura e performance delle cooperative italiane", il primo rapporto Istat-Euricse sul sistema cooperativo. Un comparto che conta oltre 59mila cooperative e che negli anni dal 2007 al 2015 ha visto i dipendenti aumentare del 17,7%. Borzaga (Euricse): settore economico spesso sottovalutato. Venturelli: (Confcooperative): fenomeno diffuso in tutto il Paese e resiliente nella crisi

di Paolo Biondi

«Dal 2007 al 2015, negli anni della crisi, le cooperative italiane sono cresciute sia numericamente sia negli addetti, a differenza di quanto è avvenuto negli altri comparti nei quali i dati sono stati tutti negativi». Alle parole di Massimo Lori, della Direzione centrale per le statistiche economiche dell’Istat, ha fatto eco la spiegazione di Carlo Borzaga, presidente dell’Euricse: «Nella cooperazione il lavoro è il valore più fisso mentre il profitto è il dato più variabile e questo spiega perché in questo settore abbiamo avuto in questi anni un andamento anticiclico».

I due ricercatori sono intervenuti alla presentazione del Rapporto Istat-Euricse su Struttura e performance delle cooperative italiane nel 2015, il primo rapporto dei due istituti di ricerca sul mondo della cooperazione italiana, presentazione effettuata presso la sede dell’Istat a Roma.
Il Rapporto «fornisce una rappresentazione statistica unitaria della rilevanza e del peso economico del settore cooperativo che include i gruppi d’impresa controllati da cooperative» ed è stato curato da Carlo Borzaga, Manlio Calzaroni, Chiara Carini e Massimo Lori.


Nel rapporto si legge che nel 2015 sui 4,4 milioni di imprese italiane 59.027 erano cooperative (pari all’1,3% delle imprese private operanti sul territorio nazionale) per un totale di 1 milione 151.349 addetti ed un valore aggiunto pari a 28,8 miliardi. Come si diceva, negli anni della crisi le cooperative italiane hanno osservato un trend crescente: se erano nel 2007 50.691, nel 2011 sono diventate 56.946 (+12,3 punti percentuali rispetto al 2007) fino a toccare quota 59.027 nel 2015 (+3,7% rispetto al 2011, +16,4% rispetto al 2007). Questa crescita oltre ad essere anticilica è ancora più significativa se si tiene conto che, nello stesso periodo, il numero delle altre imprese in Italia ha avuto un andamento negativo: -3,2%.

Chiara Carini dell’Euricse ha fatto notare che, suddivise per tipologia, le cooperative italiane sono 49,8% di lavoratori e al 24,2% si tratta di cooperative sociali. Ma alcuni dati delle cooperative sociali raggiungono dimensioni maggiori (rispetto al rapporto numerico): rappresentano infatti il 28% del valore aggiunto e il 33% del totale dei lavoratori impiegati nelle cooperative, valori per i quali la cooperazione sociale si pone al di sopra della media dell’intero settore.
Come distribuzione territoriale, la maggioranza delle cooperative è ubicata nel Mezzogiorno (40%) dove però si tratta di imprese di piccole dimensioni: infatti valore aggiunto e numero di addetti si concentrano al 60% nel Nord.
Inoltre, l’incremento registrato per i dipendenti delle cooperative è stato del 17,7%, superiore anche all’aumento delle cooperative, contro una flessione dell’occupazione pari al 6,3% registrato nelle altre imprese.

Massimo Lori ha rilevato che nelle cooperative lavori una maggioranza di donne: il dato tocca il 52,2% contro il 36% nelle altre imprese. Il ricercatore ha spiegato che «questo è dovuto alla maggiore incidenza nella cooperazione dei settori istruzione, sanità e assistenza sociale dove è prevalente la presenza femminile. Ma ciò non corrisponde ad una maggiore presenza delle donne nelle posizioni apicali».

Gian Paolo Barbetta, docente all’Università Cattolica di Milano, ha detto circa i valori anticiclici che «c’è molto ricambio in basso fra le imprese di piccole dimensioni, quindi l’aumento dei lavoratori impiegati è dato soprattutto dalle imprese grandi».

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