Non profit

In Italia black list trasparenti per tutti

di Andrea Di Turi

Si chiamano black list. Sono gli elenchi in cui le agenzie di rating etico, o Esg (environmental, social and governance), inseriscono le società quotate sui vari listini di Borsa che non soddisfano i requisiti necessari per entrare in panieri d’investimento ispirati a criteri etici o socialmente responsabili (Sri).
Spesso ci finiscono dentro anche grandi aziende e multinazionali, colpevoli di essersi macchiate di comportamenti poco responsabili, o del tutto irresponsabili. Un esempio? Wal-Mart, il colosso della grande distribuzione a stelle e strisce: è da sempre nella black list curata da Etica sgr, la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica, per questioni legate al (poco) rispetto dei diritti umani più volte riscontrato nella sua lunga catena di fornitura. «Ma ora è entrata in black list pure Wal-Mart Mexico», spiega Francesca Colombo, responsabile area Ricerca Esg in Etica sgr, «per questioni di discriminazioni sul lavoro. Da fine 2010 c’è anche Foxconn, principale fornitore di Apple: il motivo sono le condizioni di lavoro dei dipendenti, per molti versi disumane, che violano le convenzioni Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro, ndr), uno dei nostri parametri di valutazione».
La novità, per l’Italia, è che ora queste black list saranno a disposizione anche di tutti quegli investitori istituzionali ? fondazioni, banche e assicurazioni, fondi pensione ? che vorranno rendere più responsabili i loro investimenti: da inizio febbraio Etica sgr (già advisor Sri di Fondazione Cariplo) ha infatti aperto il proprio sistema di fondi etici “Etica” alla platea dei grandi investitori, con quota minima d’investimento di 500mila euro e senza commissioni d’ingresso, uscita o performance.
«Abbiamo fatto questa scelta circa un anno fa», dice il direttore, Alessandra Viscovi. «Il mercato degli investitori istituzionali è ancora guidato più da considerazioni sul rendimento che concettuali. In ogni caso i nostri fondi stanno offrendo rendimenti positivi nel medio-lungo periodo, che è l’orizzonte temporale tipico di questi investitori».
La black list viene aggiornata ogni tre mesi e oggi comprende una settantina di titoli. Ma gli investitori istituzionali sono pronti a queste scelte? «Penso di sì», risponde Viscovi, «oggi il settore è molto più consapevole. Poi è importante che ci sia un prodotto con una continuità di gestione e uno stile molto chiari. Dal punto di vista valoriale, inoltre, c’è la mano di Banca Etica».

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