Illuminiamo il futuro

In Italia 1,3 milioni minori in povertà assoluta: in aiuto le Doti formative

Dal 2020 ad oggi 2.512 doti educative personalizzate con il il progetto “DoTi - Diritti e opportunità per tutte e tutti”, realizzato da Save the Children con il sostegno dell’8 per mille dell’Istituto buddista italiano “Soka Gakkai”

di Redazione

Negli ultimi quattro anni sono state erogate 2.512 doti educative personalizzate attraverso il progetto “DoTi – Diritti e opportunità per tutte e tutti”, realizzato da Save the Children con il sostegno dell’8×1000 dell’Istituto buddista italiano “Soka Gakkai”, per contrastare la povertà educativa in Italia e fornire a bambini e adolescenti gli strumenti necessari per acquisire una maggiore fiducia nelle proprie capacità, anche attraverso la possibilità di realizzare attività fondamentali per la crescita come quelle sportive e culturali. La quasi totalità dei beneficiari (90%) ha registrato cambiamenti positivi nella propria vita. I risultati sono stati presentati oggi in occasione del convegno “Nuovi approcci per promuovere aspirazioni e passioni di bambini, bambine e adolescenti” al dipartimento di Scienze della formazione di Roma Tre.

Le doti educative, ideate e sviluppate nei Punti Luce all’interno del programma “Illuminiamo il futuro” di Save the Children, consistono in un intervento personalizzato di sostegno a bambini e adolescenti che vivono in situazioni di grave svantaggio socio-economico. La dote, che viene assegnata in seguito a un patto educativo sottoscritto dal beneficiario e dalla sua famiglia, fornisce beni o servizi ai minori che si trovano in condizioni certificate di fragilità e vulnerabilità socio-economica, attestate dai servizi sociali e dalla scuola. Delle 2.512 doti erogate fino a oggi, 648 sono legate al diritto allo studio (per l’acquisto di libri di testo, kit scolastici, ticket mensa) e 1.651 allo sviluppo di talenti e aspirazioni (attività sportive, artistiche, corsi di lingua o di informatica, centri estivi).

In particolare, tra queste, 213 doti sono state destinate alle ragazze e ai ragazzi dai 13 ai 18 anni a rischio di dispersione scolastica attraverso un percorso che prevede la collaborazione con le scuole e l’accompagnamento nell’orientamento e il sostegno per l’acquisto di testi e kit scolastici, l’iscrizione a corsi professionalizzanti (tecnico audio-video, mentoring digitale, grafica, barman, saldatore, stampa 3D, ecc.) e percorsi per la valorizzazione di specifiche competenze (corsi di fotografia, informatica, musica, fumetto, lingua dei segni o viaggi studio in Inghilterra e altro ancora).

Sono un milione 295mila i minori in povertà assoluta in Italia, con un’incidenza pari al 13,8% del totale, con differenze a livello territoriale: più colpito il Mezzogiorno (15,5%) rispetto al Nord (12,9%) e il Centro (13,1%). Sono loro i più poveri tra le generazioni, a fronte del 6,2% degli anziani over 65, del 9,4% dei 35-64enni e dell’11,8% dei 18-34enni.

Quasi un adolescente su dieci in Italia (9,4%) tra i 15 e i 16 anni, pari a oltre centomila ragazzi, vive in condizioni di grave deprivazione materiale. Il 30,8% non va in vacanza perché i genitori non possono permetterselo e il 16,2% rinuncia allo sport perché troppo costoso. Crescere in condizione di povertà significa non poter partecipare alle gite scolastiche (24%) o non avere tutti i materiali didattici (23,9%).

La condizione di povertà economica grava pesantemente sulle aspettative di vita degli adolescenti. Il 67,4% teme che, se anche lavorerà, non riuscirà ad avere abbastanza risorse economiche, contro il 25,9% degli adolescenti che non vivono condizioni di deprivazione. Andando ad analizzare lo scarto tra le aspirazioni e le aspettative concrete, colpisce la consapevolezza dei ragazzi che vivono in condizioni di disagio economico circa gli ostacoli che dovranno affrontare nel loro accesso al mondo del lavoro. Il gap tra aspirazioni e aspettative concrete di avere un lavoro ben retribuito è infatti molto maggiore per questi ragazzi rispetto ai coetanei che vivono in condizioni economiche migliori.

La povertà materiale si intreccia fortemente con la povertà educativa e l’abbandono scolastico, che in Italia è al 10,5% nonostante il trend in diminuzione: un dato tra i più alti in Europa dopo Romania, Spagna, Germania e Ungheria). Le condizioni economiche delle famiglie hanno anche un impatto significativo su diversi aspetti della vita di bambini e adolescenti e sulle loro opportunità di crescita e formazione, tra cui la possibilità di praticare sport e partecipare ad attività culturali. In media, in Italia, un minore su quattro non pratica lo sport. Nel 2022, tra i minori che vivono in famiglie con risorse economiche buone o adeguate, il 55,6% ha praticato attività sportiva in modo continuativo, mentre scende di circa 15 punti percentuali tra chi proviene da contesti familiari con risorse economiche scarse o insufficienti (40,7%).

Le condizioni economiche hanno un forte impatto anche sulla fruizione di servizi culturali. I minori che vivono in famiglie con risorse economiche scarse o insufficienti vanno meno a teatro (il 13% rispetto al 17% di quelli che vivono in famiglie con risorse economiche ottime o comunque adeguate), visitano meno musei o mostre (il 26,3% contro il 34,9%) e monumenti (il 19,7% contro il 28,4%), vanno meno al cinema (il 44,4% contro il 52,8%). Più in generale, i dati Istat ci dicono che, nel 2022, solo un minore su sei (15,6%) è andato a teatro almeno una volta, solo uno su quattro (25,4%) ha visitato un monumento almeno una volta, uno su due è andato al cinema (49,9%) e circa due su sei (32%) hanno visitato un museo o una mostra.

«I minori sono i più colpiti dalla povertà: con le doti educative sosteniamo il loro percorso di crescita, garantendo loro la possibilità di sperimentare le proprie capacità e attitudini nel campo della cultura, della musica, dello sport e in ambito formativo», sottolinea Daniele Timarco, direttore Programmi nazionali di Save the Children Italia.

«L’esperienza ci ha dimostrato che dare a bambini e adolescenti la possibilità di immaginare il proprio futuro liberamente, senza preclusioni dettate dal contesto di provenienza, potenziando le risorse per prevenire la dispersione scolastica e la povertà educativa e sperimentando modelli di intervento integrato, genera un cambiamento positivo sia nei protagonisti che nel territorio. Lo strumento della dote educativa, grazie all’intervento di Save the Children, è stato anche adottato da alcuni enti istituzionali che lo hanno fatto proprio, inserendolo negli interventi pubblici a favore dei minori».

«Fin dall’inizio della nostra collaborazione nel 2020, in piena crisi pandemica, abbiamo riconosciuto la necessità di un intervento urgente per contrastare gli effetti devastanti che la povertà educativa ha prodotto tra i minori in Italia», spiega Anna Conti, vicepresidente dell’Istituto buddista italiano “Soka Gakkai”. «Di fronte a questa emergenza, la Soka Gakkai italiana ha deciso di sostenere Save the Children con i fondi dell’8×1000 per il progetto DoTi, che racchiude in sé dei cardini fondamentali che animano il nostro movimento. Infatti, proprio come la Soka Gakkai promuove da anni l’educazione in quanto pilastro della crescita personale e collettiva, anche questo progetto mira a far fiorire il potenziale unico dei bambini e delle bambine, indipendentemente dal loro contesto di provenienza. Siamo quindi particolarmente orgogliosi dei risultati ottenuti attraverso le “Doti”, che non solo hanno sostenuto giovani e bambini nel loro percorso educativo, ma hanno anche rafforzato i legami tra scuole, enti locali e famiglie, dando vita a una comunità educante basata su rispetto, fiducia e sostegno reciproco».

Le doti educative mettono al centro i bisogni e le aspirazioni di bambini e adolescenti, i loro interessi e le loro passioni per favorire un percorso di crescita che rafforzi resilienza e autostima. Ne è un esempio la storia di Matteo (nome di fantasia), che vive nel quartiere Zisa Danissinni di Palermo. Il progetto Doti gli ha consentito di inscriversi al liceo musicale e di acquistare il clarinetto e altri accessori per seguire le lezioni ed esercitarsi (un accordatore, una staffa e altri materiali) e proseguire gli studi. Oppure la storia di Federica (altro nome di fantasia), di Brindisi, che proviene da un contesto economico difficile, con un rendimento scolastico discontinuo: la dote educativa le ha consentito di iscriversi a un corso di nuoto e di pallavolo, esperienze che hanno contribuito a rafforzare la sua autostima. «Le sue relazioni con gli altri sono migliorate e anche i suoi risultati scolastici», racconta l’operatrice del Punto Luce di Save the Children che ha seguito il suo percorso. «Ha acquisito una maggiore consapevolezza, riesce a organizzare meglio il suo tempo sia per lo sport che per la scuola».

Le doti educative sono diventate negli anni una buona pratica, in alcuni casi adottata dagli enti istituzionali che hanno inserito lo strumento negli interventi pubblici a favore dei minori. È il caso del Comune di Potenza, dove le doti educative sono state inserite nel Piano di Zona 2023-2024 come strumento di contrasto alla povertà educativa, ma anche il caso de L’Aquila dove le doti sono state adottate dall’Ufficio di servizio sociale per minorenni, che ha sostenuto direttamente alcuni interventi. A Udine, invece, sì è creata una forte sinergia con gli assistenti sociali del Friuli centrale che ha permesso di estendere la metodologia delle doti educative oltre il territorio cittadino e di promuovere un percorso di empowerment dei servizi sociali per la gestione dei casi di minori fragili. Infine, la Regione Puglia ha inserito le doti educative e di comunità nel provvedimento sul reddito di dignità finanziandole con risorse di bilancio.

Il progetto DoTi coinvolge al momento 9 città italiane: Ancona, Brindisi, Catania, L’Aquila, Milano, Palermo (quartieri Zen e Zisa), Potenza, Roma e Udine. Le famiglie apprezzano l’utilità economica e gli effetti positivi sul percorso di crescita dei figli, in particolare in relazione all’ambito scolastico e alla sfera della socializzazione. «Siamo stranieri. Quando siamo arrivati non avevamo nessuno a cui rivolgerci, poi qualcuno ci ha segnalato questo posto: ci siamo trovati benissimo, le ragazze sono contentissime», raccontano i genitori di due ragazze che frequentano il Punto Luce di Brindisi. «Senza di loro non so proprio come sarebbe andata a finire. Tutto questo per la nostra famiglia è indispensabile e le Doti utilissime, perché non potevamo permetterci di pagare».

Per il progetto “DoTi”, dal 2020 a oggi, nei territori coinvolti hanno collaborato 276 enti, di cui 91 scuole, 45 servizi sociali e altri enti pubblici e 140 associazioni. A conclusione delle prime tre fasi di intervento, è stata realizzata una consultazione online tramite questionario che ha coinvolto 251 tra bambini e adolescenti che hanno concluso la dote da almeno sei mesi: l’87,3% dei partecipanti pensa che la dote ricevuta lo abbia aiutato con la scuola o a realizzare una passione; di questi, il 64,9% ha dato il massimo voto alla dote ricevuta e il 95,2% la consiglierebbe a un amico. Alcuni commenti dei ragazzi: «Grazie all’ acquisto dei libri scolastici ho potuto dedicarmi allo studio delle materie più difficili per me, permettendomi di migliorare nello studio». «La Dote mi ha aiutato a essere costante nelle attività facendo crescere in me un senso di maggiore responsabilità rispetto agli impegni presi. Ciò mi ha fatto sviluppare anche un senso di appartenenza alla comunità che ho frequentato». «Mi ha permesso di partecipare al Viaggio della Memoria, senza la dote non sarei riuscito economicamente a partecipare».

Il progetto DoTi è realizzato in collaborazione con AppStart cooperativa sociale Onlus, Associazione Get Up, Associazione Inventare Insieme Onlus, Associazione Laboratorio Zen Insieme, Cooperativa Antropos Onlus, Cooperativa Santi Pietro e Paolo, cooperativa sociale Comunità del Giambellino, cooperativa sociale-impresa sociale Polo9, Csi Catania.

Per prendere visione del report “DoTi – Le doti educative come strumento di contrasto alla povertà educativa”, cliccare qui.

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