Non profit

In Formula Abarth in pole c’è la Fratres

Il circus di Minardi il sodalizio con l'associazione dei donatori

di Redazione

La donazione del sangue guadagna la pole position. Il logo della consociazione nazionale dei gruppi donatori Fratres sfreccia infatti ben visibile sulle fiancate della auto della scuderia Bvm. Quattro le monoposto in tutto: due nel Campionato Italiano Formula 3 e altre due in quello Formula Aci Csai Abarth. Un sodalizio curioso quello col mondo motoristico sportivo. Chi lo ha reso possibile è Gian Carlo Minardi, fondatore della leggendaria scuderia con cui ha calcato per anni il palcoscenico di Formula 1 e oggi consulente della Csai – Commissione sportiva automobilistica italiana.
«Una partnership nata per caso. Un ragazzo in difficoltà gli scrisse una mail e Gian Carlo, senza un’esitazione, diede la sua disponibilità», spiega Luigi Cardini, presidente nazionale dell’associazione. «È stato, per noi, un incontro strategico. I piloti e i tifosi di questi campionati sono per lo più giovanissimi. E proprio i ragazzi sono il pubblico cui puntiamo e ci rivolgiamo. Solo la giovane età permette un certo turnover nei prelievi e una costanza nella donazione». La collaborazione sembra aver funzionato dando risultati eccellenti. Rispetto al 2009, anno in cui Fratres ha cominciato a comparire negli autodromi italiani, le donazioni sono infatti aumentate di oltre 5mila unità, pari a quasi il 4% del totale. Non solo: anche il numero di donatori iscritti all’associazione ha registrato una crescita del 5%. «Un dato che ci fa ragionevolmente essere certi di un aumento di prelievi anche per l’anno corrente», puntualizza Cardini. Ma perché tutta questa sensibilità ad un tema così lontano dai motori? «Perché non è affatto distante», attacca subito Minardi, «penso agli incidenti o alle malattie. È un tema che investe tutti. Sportivi e non, giovani e anziani. Nessuno può pensare di sentirsi esente. Donare il sangue è un favore che si fa innanzitutto a se stessi». Un impegno il suo più che altro di public relation. «Faccio sempre il ragazzino ma sono un anziano ormai», ride l’ex pilota, «purtroppo ho 65 anni e quindi sono ben oltre la quota prevista, per cui non posso partecipare attivamente donando. Così ho deciso di aiutare per come posso. Cerco in tutti i modi di far viaggiare il messaggio di Fratres per raggiungere e convincere più persone possibile».
Un rapporto che è ha anche avuto un risvolto positivo in pista. «Da quando gli amici di Bvm, nome che viene dalle iniziali dei fondatori della scuderia, hanno applicato sulla livrea delle auto le insegne di Fratres, hanno cominciato a vincere», racconta Minardi, «per uno sportivo una cosa del genere è un segnale inequivocabile».

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