Mia madre le assomigliava tantissimo. Parto da qui. Perché è vero. Parlo dunque di mia mamma. Aveva mani lunghe e capaci di parlare da sole. Una foltissima matassa di capelli candidi, che cingevano un volto minuto e magro, nel quale risaltavano gli occhi, profondi, luminosi, liquidi, capaci di indagare in fondo all’anima e di costringerti sempre alla verità. Semplice e sobria, di quella semplicità che solo la nobiltà d’animo riesce a vivere senza orpelli né ridondanze, con l’unico vezzo dell’uso leggero di parole pesanti come pietre, dure e levigate dal tempo, dagli anni che scorrono, dai ricordi di epoche e di generazioni, di storie aspre, entusiasmanti e dolorose.
Forse l’ho amata attraverso l’amore per mia madre, forse l’ho capita attraverso il suo sguardo, la sua umanità. Ecco perché oggi provo sentimenti complessi, di affetto, di vicinanza forse incomprensibile, ma non di dolore. Quel dolore umanissimo che ho provato quando mia madre ha varcato la soglia della morte. Non si può provare dolore per una donna che muore a 103 anni, lucida fino all’ultimo, testimone del tempo e di quei valori che sembrano rappresentare il meglio della nostra civiltà, della cultura, della scienza, ma anche della gentilezza e della tolleranza, e dell’attenzione per la ricerca e per i giovani.
Adesso leggeremo parole di circostanza, retorici omaggi della politica e delle istituzioni, ma anche, in mezzo a tante inutili affermazioni, potremo cercare di cogliere il senso della vita, il mistero della morte e dell’intelligenza che cambia forma e spessore, e si trasforma in memoria e in messaggio universale. Non so se ci mancherà. Penso di no, perché non può mancare una persona come lei, che ha saputo lentamente togliersi dalla scena senza urlare patetici messaggi di un giovanilismo ridicolo. Ha scelto i colori dell’inverno per abbandonare la scena in silenzio, dopo tante parole affidate a ogni mezzo. Moderna e antica al tempo stesso, ci ha insegnato l’educazione civile. E ha dimostrato agli uomini e alle donne che l’eccellenza può vincere, a patto di un sacrificio costante e tenace, e di un ottimismo della volontà al di sopra di ogni vittimismo, perfino razziale.
Immagino già un grande film che la racconti, ben recitato, quasi da Hollywood. In fondo se lo meriterebbe, perché tutti la devono conoscere e ricordare, con quel sorriso indulgente e severo, dolce e forte. E con quella voce, indimenticabile. Grazie di tutto.
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