Non profit
In Europa lo sviluppo si colora di verde
Il climate change al centro del summit. Ma si parlerà anche di crisi economica. De Gucht, neo commissario agli Affari umanitari: «Pronti a investire 15 miliardi»
Cinquemila partecipanti, 1.500 organizzazioni annunciate e centinaia di delegati provenienti da 125 Paesi, tra cui personaggi illustri quali Jerzy Buzek (presidente del Parlamento europeo), José Manuel Barroso (fresco di rinomina alla guida della Commissione Ue), Dominique Strauss-Kahn (direttore del Fondo monetario internazionale), Morgan Tsvangirai (premier dello Zimbabwe), Ellen Johson-Sirleaf (presidente della Liberia), Muhammad Yunus (premio Nobel per la pace e fondatore della Grameen Bank) e Georges Soros (chairman dell’Open Society Institute). Insomma, con numeri e facce da capogiro le Giornate europee dello sviluppo (European Development Days), in programma a Stoccolma dal 22 al 24 ottobre, confermano di essere l’appuntamento dell’anno per il mondo della cooperazione internazionale. Se non altro, consentono alla Commissione europea e alla presidenza di turno svedese, organizzatori dell’evento, di riaffermare con forza che, con oltre 49 miliardi di euro erogati nel 2008, il primato dell’Europa nella classifica dei donatori internazionali non ha nulla di casuale.
Giunti alla quarta edizione, i DevDays riuniranno dirigenti politici, parlamentari, istituzioni internazionali, autorità locali, ong, imprenditori, universitari e giornalisti, tutti chiamati a confrontarsi su temi di attualità scottanti, crisi economica e cambiamento climatico in primis. In vista della Conferenza mondiale sul clima prevista in dicembre a Copenhagen, i rischi di desertificazione e di catastrofi naturali nei Paesi poveri saranno sicuramente soggetti a discussioni molto intense.
A stimolare il dibattito sul climate change sono i rapporti allarmisti che si stanno accumulando in vista di Copenhagen. Quello pubblicato dalla Banca mondiale il 15 settembre stima che i bisogni dei Paesi poveri per fronteggiare l’impatto del riscaldamento climatico entro il 2030 si aggirano sui 475 miliardi di dollari (circa 325 miliardi di euro), mentre basterebbe un aumento della temperatura di due gradi per mettere a rischio fame tra 100 e 400 milioni di esseri umani in più. Inutile sottolineare come a Stoccolma, c’è chi sfrutterà la vetrina dei DevDays per richiamare l’attenzione dei Paesi ricchi, responsabili del 64% delle emissioni di gas a effetto serra accumulate dal 1850 e ai quali i Paesi poveri chiedono a gran voce compensi finanziari per i danni ambientali subìti. In un’intervista che verrà pubblicata nel prossimo numero del Courier ACP-UE, il nuovo commissario europeo allo Sviluppo e agli Affari umanitari, Karel De Gucht, sostiene che «l’Unione Europea potrebbe dare un contributo annuale pari a 15 miliardi di euro» fino al 2020. Un annuncio audace in tempi di recessione economica. Al pari dei finanziamenti erogati da Bruxelles per lo sviluppo, quelli annunciati sotto la voce “clima” non sfugiranno ai vincoli politici che l’Europa ormai impone ai suoi partner per l’erogazione delle risorse made in Bruxelles. In tal senso, le recenti crisi istituzionali emerse in alcuni Paesi africani (tra cui il Niger, la Guinea-Bissau e la Guinea-Conakry) non fanno ben sperare. Non a caso, la democrazia sarà una delle tematiche prioritarie dei prossimi Dev Days.
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