Si moltiplicano in Italia e all'estero le iniziative di "empori solidali" per venire incontro ai bisogni delle famiglie povere. Il primo supermercato di questo tipo ha aperto i battenti da pochi giorni in Gran Bretagna, a Goldthorpe, nello Yorkshire, una zona economicamente depressa e dove è molto alta la concentrazione di abitanti che vivono grazie ai sussidi di povertà.
Qui vengono venduti, con uno sconto non inferiore al 70% del prezzo normale, prodotti buoni e freschi ma con la confezione danneggiata, l'etichetta sbagliata o con altri difetti non inerenti il contenuto; il supermercato riceve la merce dalle grandi catene distributive, che altrimenti sarebbero costrette a smaltirla nei rifiuti, ed è aperto solo ai consumatori che possono dimostrare, documenti alla mano, di ricevere aiuti statali per indigenza.
Anche a Vienna, città tradizionalmente ricca ma che ha conosciuto negli ultimi mesi un drammatico aumento della povertà, è stato aperto per iniziativa della Caritas austriaca un emporio solidale che vende prodotti di prima necessità a prezzi bassissimi: "La richiesta è enorme", ha raccontato il vescovo della città, cardinale Christoph Schoenborn, nel corso dell'incontro con i laici della città di Milano dello scorso 10 dicembre. "Anche nella nostra ricca Austria ci siamo accorti che dovevamo fare qualcosa per le persone in difficoltà, che continuano ad aumentare".
In Italia sono diverse le iniziative di questo tipo, molte delle quali in Emilia Romagna; dopo l'esperienza del market
Portobello di Modena, dove i disoccupati fanno la spesa gratis in cambio di qualche ora di volontariato, nella vicina Imola nasce ora l'associazione "
No Sprechi", costituita da sette associazioni (Santa Maria della Carità (Caritas), Santa Caterina, Auser, Croce Rossa, Trama di Terre, Anteas e San Vincenzo), che a febbraio 2014 aprirà un Emporio della Solidarietà in via Lambertini:
un supermercato solidale dove le famiglie e i singoli in stato di disagio sociale possono fare la spesa gratuitamente con una carta a punti a scalare, rilasciata dalle varie associazioni in base alla domanda da loro presentata. Secondo le associazioni, le famiglie dovrebbero essere circa 500 nei primi due-tre mesi.
I viveri saranno forniti sia dal Banco Alimentare che da una trentina di aziende produttrici e distributrici locali che si sono rese disponibili a donare le loro eccedenze. I volontari già oggi impegnati nel progetto sono più di 35. Il progetto sarà sostenuto anche dal Comune con le risorse destinate al volontariato e dall’Asp attraverso le risorse del fondo sociale distrettuale regionale.
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