Non profit
In copertina… Ma non a “qualsiasi” prezzo
Una lettrice commenta l'articolo di Franco Bomprezzi sul servizio uscito su "Panorama" dedicato alla disabilità.
Non pensa d?essere stato troppo duro con Panorama? Non capita spesso che quel settimanale metta in copertina la disabilità invece che tette e culi. Forse un servizio provocatorio come quello di Stella Pende ha il merito di sollevare un dibattito che un articolo celebrativo dell?Anno europeo non avrebbe provocato. Giovanna C.
Credo di essere stato troppo generoso, non troppo duro. Ho ben presenti le regole del giornalismo, e le caratteristiche di un settimanale come Panorama. Penso che non abbiamo bisogno di andare in copertina pagando un prezzo così elevato. Il mondo delle persone con disabilità chiede all?informazione giornalistica che si crede ?normale? un approccio altrettanto ?normale? e costante. Da giornalista ritengo che esistano notizie e altrettante storie italiane, che si possono raccontare con dovizia di immagini e di particolari, mantenendo alto anche il livello estetico di una pubblicazione, e accontentando il palato di lettori abituati, come lei dice, a vedere parti anatomiche femminili in copertina. Temo che l?operazione del settimanale della Mondadori sia stata assai più sottile e politica, e dunque ancor più grave, perché perfino ?subliminale? nella scelta dei titoli, nel taglio del servizio. I prossimi mesi confermeranno o smentiranno la mia impressione, ma per ora è certo che questo servizio non ha suscitato alcun dibattito, se non le proteste di chi non l?ha condiviso. Il dibattito lo si può ottenere in altro modo, ma occorre impegnarsi: non penso ad articoli o inchieste di tipo celebrativo (che cosa mai ci sarebbe da celebrare?). Penso piuttosto ad approfondimenti imparziali e documentati su integrazione lavorativa, scuola, trasporti, vita affettiva, applicazione delle leggi, pensioni. Credo che un settimanale come Panorama (ma estendo l?osservazione a tutti gli altri, a partire dall?Espresso) abbia sia le risorse economiche che quelle professionali per aiutarci a cambiare il peso e la qualità dell?informazione seria sulla disabilità. Il fatto è che questo argomento, come molti altri del ?sociale?, interessa assai poco.
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