Mondo

In Cina per trapianto organi di condannati a morte

Lo denuncia il quotidiano israeliano Maariv che sottolinea come la Cina sia divenuta la meta preferita di israeliani bisognosi di trapianti d'organi

di A. Capannini

La Cina e’ divenuta la meta preferita di israeliani bisognosi di trapianti d’ organi. In questo paese, secondo quanto ha riferito oggi il quotidiano Maariv, le autorita’ cinesi vendono infatti gli organi di persone che sono state condannate a morte. Si tratterebbe di una vera e propria industria alla quale partecipano attivamente decine di trafficanti di organi che per proteggersi da possibili sanzioni penali impongono ai loro ‘clienti’ l’ obbligo del segreto. Secondo il giornale, il trapianto di un organo in Cina ha il vantaggio di costare il 30% meno che in altri paesi, come la Bulgaria, la Colombia, la Russia e il Sudafrica, dove questo macabro commercio sembra pure fiorire. Inoltre i trapianti vengono effettuati in un moderno centro ospedaliero governativo nella citta’ di Guangzhou (Canton) nel sud della Cina dopo attenti esami fatti da medici cinesi sui pazienti. Secondo il presidente dell’ associazione israeliana dei malati che hanno subito un trapianto di reni, Amos Canaf, ”la Cina e le Filippine sono divenute le mete preferite perche’ i reni vengono prelevate da condannati a morte, i cui organi appartengono allo stato, e perche’ i trapianti vengono effettuati sotto supervisione governativa”. Un israeliano che ha subito alcuni mesi fa un trapianto di reni in Cina, Abraham Sasson, ha detto: ”Il trapianto e’ relativamente poco costoso, l’assistenza medica e’ buona. Un condannato a morte mi ha salvato la vita”. ”Le autorita’ cinesi – ha continuato – prelevano gli organi delle persone che hanno condannato a morte e li vendono ufficialmente. Ci sono decine di israeliani che come me hanno subito un trapianto in Cina e sono tutti contenti. Non mi crea un problema il fatto che il rene che mi e’ stato trapiantato sia quello di un condannato a morte”. In Israele c’e’ forte carenza di organi da trapiantare e l’ attesa per un paziente puo’ anche essere di tre anni. Parte delle spese per l’ intervento sono sostenute dalle casse malattie israeliane.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.