Welfare
In Brasile si tortura come ai tempi dei militari
Lo denuncia un inchiesta di Amnesty International
di Paolo Manzo
In 16 anni di democrazia, il Brasile non è riuscito a ridurre la tortura e le violenze della polizia all’interno di carceri, centri correzionali, strade e persino caserme. Lo rende noto un’inchiesta di Amnesty International presentata oggi a San Paolo.
“A sedici anni dal passaggio al regime democratico presidenziale, l’uso della tortura e delle violenze continua come prima dell’85 e quasi mai viene punito”, rende noto l’inchiesta di Amnesty dal titolo “ci trattano come bestie” e basato su informazioni raccolte negli ultimi tre anni. “Nel Brasile di oggi la tortura e i maltrattamenti non sono più armi di repressione politica, come durante la dittatura, ma sono diventati strumenti essenziali dell’attività quotidiana della polizia.”. Sono praticati in tutto il Paese in modo “sistematico e diffuso”, continua il documento di Amnesty, sia durante il periodo detentivo in prigioni, commissariati e carceri giovanili che, durante gli interrogatori e come vendetta da parte delle guardie carcerarie.
“Siamo entrati in commissariati con celle per 28 persone e che avevano 280 detenuti…”, ha denunciato Tim Cahill, membro investigativo per gli affari brasiliani di Amnesty, il quale ha anche denunciato l’uso comune dell’elettroshock.
Il problema, conclude AI, è la totale impunità. La grande ironia è che Amnesty riconosce l’impegno crescente del governo di Brasilia per porre fine a questa situazione indegna, promulgando anche leggi ad hoc come quelle contro la Tortura del 1997.
Nonostante ciò, AI denuncia “la totale mancanza di determinazione politica per garantire il rispetto di tali leggi”, il che crea una certa distonia tra “le misure del governo in tema di diritti umani e la realtà della situazione che c’è in tutto il Paese”.
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