Welfare
In Brasile è boom di europei e statunitensi in favela
Non più per turismo ma per andarci a vivere e a lavorare
di Paolo Manzo
Poco più di un anno fa l’austriaco Andreas Wielend, 34 anni appena compiuti, in visita nella favela carioca di Vidigal non avrebbe mai immaginato che lì avrebbe trovato la sua casa e la sua fortuna. Un anno dopo, messi insieme 40 mila euro necessari per avviare il business, Andrea vive e lavora nella “comunidade”, come i locali chiamano le favelas di Rio, oltre un migliaio, sparse in tutta la città, a volte con viste mozzafiato che Ipanema-dove le case arrivano a costare 7 mila euro al mq-neanche si sogna. Andreas da un lato organizza megafeste in favela-cui partecipano tutti i fine settimana oltre 500 persone dall’altro affitta camere ad un prezzo compreso tra i 20 e i 40 euro a notte. I suoi clienti sono quasi tutti studenti e turisti europei o statunitensi che non possono permettersi i 300 euro minimo a notte degli hotel di Copacabana, senza contare che “dalla cima del Vidigal la vista è mille volte meglio”. Come conferma Mario, un turista italiano che è invece qui solo da un mese. I soldi spesi 14 mesi fa da Andrea sono stati un investimento formidabile: “se oggi mi offrissero 160mila euro per il mio ostello-spiega soddisfatto-non lo venderei. Ho avuto un ritorno netto del 400% in un anno” e “per il prossimo Capodanno ho già 30 persone prenotate”.
Storie come quella di Andreas pochi anni fa erano a dir poco impensabili. Le favelas di Rio de Janeiro, tra le più pericolose al mondo, erano luoghi impenetrabili e pericolosissimi. Oggi invece rappresentano per gli occidentali in fuga dalla crisi, un approdo sicuro, non solo economicamente. E anche se non esistono stime esatte è possibile ipotizzare negli ultimi 4 anni una crescita degli stranieri nella favelas carioca del 1000% che va di pari passo con i dati forniti ieri dalla polizia federale secondo i quali da un anno il Brasile vieta l’ingresso ad una media di 28 stranieri al giorno vista la crescita esponenziale di richieste d’entrata nel paese. Chi riesce insomma ad avere un visto può trovare il suo Bengodi in Brasile, anche in favela.
L’antropologo statunitense Jason Scott, 27 anni, dopo un mese di vacanze nell’ostello di Andreas per esempio ha deciso di prendere una pausa dalle sue ricerche presso l’Università del Colorado e, con un amico ha affittato una piccola casa in favela per 400 euro al mese. “Ho scelto di vivere qui il mio anno sabbatico perché, a parte la vista sublime, tutti si conoscono, è come un paese”. Una scelta di vita resa possibile dalle sempre maggiori comodità presenti, a cominciare dalle strade asfaltate e dall’avere tutto a portata di mano, supermercati e banche incluse. Per Johanna Hoffman, invece, studentessa Usa di relazioni internazionali andare a vivere in favela è stata una scelta obbligata. 21 anni appena, dopo avere vinto una borsa di studio per un anno a Rio s’è accorta che coi soldi a disposizione era l’unica scelta possibile. “Molti miei amici che non conoscono le favelas hanno criticato la mia scelta. Credono sia pericoloso, ma io finora non ho mai avuto nessun problema”.
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