Sostenibilità
In bici per Roma vendiamo Zolle di sostenibilità
Il delivery sostenuto dal fondo Opes punta sull’agricoltura di prossimità. La seconda puntata della serie sulle esperienze più innovative di imprese sostenute grazie all'impact investing. Un progetto in collaborazione con Social Impact Agenda per l'Italia (SIA)
Mangiare secondo natura e in base alle esigenze dell’agricoltura, non a quelle di mercato. Produrre e acquistare cibo in maniera innovativa. Questa l’economia promossa da Zolle, iniziativa a impatto finanziata da Opes Italia Sicaf Euveca, fondo di venture capital che opera nell’ambito dell’impact investing.
«La nostra idea è quella di valorizzare le aziende agricole a conduzione familiare», spiega Simona Limentani, ad e fondatrice di Zolle, «sostenendo la vendita di ciò che hanno a disposizione sulla base della stagionalità e delle caratteristiche del territorio, con modelli di produzione e consumo sostenibili». Zolle propone ai clienti scatole diverse per dimensione, prezzo e tipologia di contenuto, dando un’indicazione di massima dei prodotti offerti: quale e quanta varietà di frutta, verdura, carne, pesce, uova o latticini. Ciascun cliente sceglie la propria zolla — questo il nome della scatola — e la ordina online, per riceverla poi comodamente a casa. «Abbiamo avviato Zolle a Roma nel 2008 e il successo è stato quasi immediato», racconta Limentani. Il Lazio si è rivelato infatti un luogo ideale per sviluppare questo tipo di commercio, che funziona laddove siano presenti insieme un’alta domanda di prodotti e un’agricoltura di prossimità. «Dopo aver esplorato il mondo delle aziende agricole laziali», ricorda Limentani «ne ho selezionate circa una sessantina e abbiamo dato avvio al progetto». Le realtà scelte, oggi ormai circa un centinaio, sono piccole e in prevalenza locali, coltivano la terra senza utilizzare sostanze chimiche di sintesi e praticano tecniche di coltivazione e di allevamento note come agricoltura biologica, biodinamica e da lotta integrata. «Puntiamo al rispetto della natura», sottolinea Limentani «ma vogliamo anche favorire l’adozione di pratiche agronomiche che siano in grado di rigenerare l’ambiente e valorizzare i territori». Non solo per evitare di produrre esternalità negative, quindi, non creando conseguenze dannose su ambiente e persone, ma anche per produrre intenzionalmente impatti positivi: «Vogliamo che il nostro lavoro sia un lavoro di senso in tutta la sua filiera».
I prodotti non risparmiano sulla qualità nutrizionale; vengono consegnati nelle case dei clienti in bicicletta, con un sistema di distribuzione a basso impatto ambientale; e sono pagati per quello che valgono, nella tutela e nel rispetto del lavoro. Oggi l’azienda conta 27 dipendenti e, ogni settimana, consegna prodotti a circa 1.700 famiglie romane con dodici biciclette e tre furgoncini. «Il nostro incontro con Opes risale a poco più di un anno fa», ricorda Limentani. «Finora il fondo ci ha fornito un supporto meramente economico, ma adesso sta avviando un sostegno di tipo metodologico per rendere anche i nostri processi decisionali e di rendicontazione volti all’impatto». In questi giorni infatti il board di Opes sta valutando con Zolle quali indicatori gli permetteranno di misurare il loro impatto su ambiente e società: «A quel punto, potendolo effettivamente rendicontare, potremmo finalmente esplicitarlo in maniera chiara e affiancarlo al nostro bilancio tradizionale».
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