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In aumento nel 2009 i giornalisti uccisi «sul campo»

A fare lievitare le cifre di quest'anno, il massacro compiuto nelle Filippine a novembre

di Gabriella Meroni

Il 2009 è stato uno degli anni peggiori per la libertà d’informazione: hanno perso la vita per esercitare il loro mestiere un totale di 132 giornalisti in 35 paesi, rispetto alle 109 vittime del 2008. Sono le cifre rese note a Bruxelles dall’Istituto internazionale per la sicurezza dell’informazione (Insi). A fare lievitare le cifre di quest’anno, il massacro compiuto nelle Filippine a novembre, dove hanno perso la vita 31 persone che lavoravano nei media. Le Filippine diventano così il paese più pericoloso al mondo per i giornalisti, con 37 vittime in totale, seguite dal Messico (11), Somalia e Russia (entrambe 9), Pakistan (8) e Iraq (5).

La diminuzione del numero di giornalisti uccisi inIraq negli ultimi due anni è il «solo segnale incoraggiante» per il 2009, ha commentato il direttore dell’Insi Rodney Pinder. L’Iraq resta comunque il «conflitto più sanguinoso dei tempi moderni» con 257 vittime dal marzo 2003 a oggi tra gli specialisti dei media, ha affermato l’Insi. La prima causa di decesso per i giornalisti nel 2009 è stata la morte violenta tramite assassinio: 98 reporter sono stati uccisi per il semplice fatto di svolgere il proprio lavoro. La maggior parte delle vittime, infatti, non sono corrispondenti di guerra ma soprattutto cronisti locali, che lavorano nel proprio paese e coprono storie che trattano di corruzione e criminalità. «I giornalisti continuano a morire perché osano fare luce nei meandri più oscuri della società, e questo è il prezzo scioccante che paghiamo per le nostre notizie», ha affermato Pinder. Per questo il direttore dell’Insi ha anche rivolto un nuovo appello all’Onu perché tutti gli stati membri «rispettino la risoluzione 1738 e perseguano gli assassini» dei giornalisti.

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