Sostenibilità
In Alaska si rischia il disastro ambientale
Ma Bush prima commissiona rapporti e poi li modifica. A piacere e sull'impatto ambientale dell'industria petrolifera Usa, si nasconde. Tutto ciò che, invece, si dovrebbe sapere
di Paolo Manzo
Pienamente confermata la scarsa predisposizione ecologico-ambientale da parte dell’attuale governo Usa. L’amministrazione Bush ha infatti prima commissionato un rapporto sulle prospezioni petrolifere in Alaska per poi prendere le distanze dallo stesso…quando i risultati dell’indagine degli scienziati e biologi non erano quelli desiderati.
Il rapporto aveva infatti concluso che l’Arctic National Wildlife Refuge in Alaska potrebbe a breve termine trasformarsi in un paradiso perduto per il dissennato programma di sfruttamento petrolifero di cui il governo (dei petrolieri) Usa s’è fatto paladino senza macchia (e con interesse).
Nel rapporto si afferma che numerose specie animali sarebbero a rischio se le trivellazioni dovessero andare avanti: tra queste il bue muschiato, ”particolarmente vulnerabile al tipo di disordine e confusione che il lavoro di prospezione petrolifera sempre comporta”, mentre le oche polari sarebbero costrette a cercare un nuovo habitat, spaventate dai lavori e dai frequenti scali di aerei delle società petrolifere.
Ma date le conclusioni non poteva mancare l’intervento dall’alto: Charles Groat, direttore del Servizio geolocico statale, ha così scritto al segretario all’Interno Gale Norton, premurandosi di avvisarlo che chiederà subito ai biologi autori del rapporto di “riesaminare” le loro conclusioni. Perché, sia chiaro, “l’intenzione del governo Usa è d’effettuare prospezioni solo in una piccola parte del parco naturale”, come ha ribadito a chiare lettere Gordon Johndroe, un portavoce della Casa Bianca, che viaggia sempre con il presidente Bush. In Texas.
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