Mondo

In Afghanistan l’umanitario si è perso per Strada

Parlare di missione di pace è ormai difficile per tutti, anche per volontari e tecnici. Francamente anche Emergency...

di Franco Bomprezzi

Tempo di guerra, non di pace. Quello che accade attorno alla vicenda amara del rapimento di Daniele Mastrogiacomo è terribile, ma occorre ragionare lucidamente. Italiani in ostaggio, governi chiamati a trattare la liberazione venendo a patti con tagliagole e terroristi, accordi che non si possono raccontare nel dettaglio, come è logico che sia. In ogni caso situazioni al confine fra legalità e illegalità, sempre e comunque. Penso che sia francamente impossibile in questi contesti che le organizzazioni non governative riescano a lavorare serenamente e senza condizionamenti. Occorre un ripensamento complessivo delle regole, delle presenze, delle modalità, dei rapporti fra le associazioni e i governi, perché gli italiani sono a rischio nel mondo, ovunque c?è una guerra. È inaccettabile e ipocrita che tutti quanti continuiamo a parlare di missioni di pace quando in realtà le nostre forze armate ma anche tutti gli altri soggetti (giornalisti, cooperanti, volontari, tecnici, e così via) si trovano ad agire in territori nei quali è in atto una guerra combattuta ovunque, senza esclusione di colpi, e soprattutto senza una linea del fronte, perché si è sempre e comunque in prima linea, esposti al fuoco nemico, anche il fuoco degli atti di pirateria, come i sequestri di persona. Si può davvero parlare di Emergency ma, senza voler fare dell?ironia, mi rendo conto che anche l?organizzazione di Gino Strada rischia di uscire da questa vicenda fortemente in crisi, perché quanto è avvenuto per favorire la liberazione di Mastrogiacomo nulla ha a che vedere con la mission umanitaria dell?ong.

L?unica vera battaglia che tutti dobbiamo tornare a combattere con vigore è quella per la pace, la pace vera. Così non si vive più.


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