Mondo

In Abruzzo l’Italia importa solidarietà

La svolta "autoctona" di due grandi ong

di Emanuela Citterio

Fino ad ora Save the Children e Aifo raccoglievano fondi nel nostro Paese per distribuirli nel Sud del mondo. Dopo il sisma sono invece scese in campo in prima persona con progetti sul campo sostenuti da donatori stranieriDonatori e beneficiari. Il linguaggio della cooperazione internazionale divide i Paesi in due categorie: nei primi l’obiettivo è sensibilizzare e raccogliere fondi, nei secondi si fanno gli interventi di sviluppo e di risposta alle emergenze. A rompere lo schema, in Italia, è stato il terremoto d’Abruzzo. Save the Children è un’organizzazione internazionale nata nel 1919 e che opera in 120 Paesi del mondo. In Italia esiste una sede dal 98, che gestisce progetti in 27 Paesi e in particolare in Africa subsahariana, cui destina la maggior parte dei suoi fondi. «Non potevamo restare indifferenti rispetto a quanto è accaduto in Abruzzo», afferma dagli uffici di Roma Filippo Ungaro, responsabile della comunicazione, «e per la prima volta abbiamo attivato un intervento diretto di risposta all’emergenza qui in Italia». L’associazione ha fatto appello alle altri sedi dell’organizzazione sparse nel mondo, che hanno inviato fondi ed esperti. «Aiuti stanno arrivando in particolare da Save the Children Usa, Gran Bretagna, Olanda e Danimarca», afferma Ungaro. In cinque tendopoli in Abruzzo l’ong, la cui mission è la tutela dei minori, ha allestito altrettante aree a misura di bambino. Nel complesso è di circa 300mila euro il valore dell’intervento che Save the Children Italia sta sostenendo nella regione: «Un primo step», dicono dalla sede della onlus.
Nell’area colpita dal terremoto, in questi giorni è operativa anche l’Aifo – Associazione italiana amici di Raoul Follereau, ong che oltre quarant’anni promove interventi di cooperazione internazionale in ambito socio-sanitario, soprattutto in Asia e Africa. Fra i 63 gruppi di volontari che in Italia fanno sensibilizzazione, educazione allo sviluppo e raccolta fondi, quello di L’Aquila è da trent’anni uno dei più attivi. «Non siamo attrezzati per affrontare le emergenze», afferma Antonio Nusca, storico volontario aquilano, che in questo momento sta coordinando gli aiuti che arrivano dagli altri soci Aifo da tutta Italia, nonostante lui stesso, come altri soci, sia uno sfollato. «Ma fin dal primo momento abbiamo cercato di fare qualcosa, dando la nostra disponibilità alla Caritas e alla Protezione civile». Nel mondo, Aifo promuove soprattutto progetti a favore di persone disabili e di minori, e in Abruzzo questa competenza è tornata utile. «Stiamo progettando due interventi a lungo termine di supporto a due realtà aquilane», spiega, «Casa San Gregorio, che ospitava 37 bambini affidati dal Tribunale dei minori e che ha subito gravi danni, e la Comunità 24 luglio, che accoglieva persone con disabilità».


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