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Imu, si salvi chi può
Il governo inserirà l'Imu nella legge sulle regioni, al voto la prossima settimana. Se sarà confermato il regolamento, pagheranno tutti gli enti non profit che chiedono un contributo agli utenti. Toccafondi (Pdl): "E' un'ingiustizia, norme da cambiare"
Andrà al voto la prossima settimana alla Camera, presumibilmente mercoledì 24 o giovedì 25 ottobre alle Commissioni Bilancio e Affari Costituzionali, il testo sull'Imu "definitivo" messo a punto dal governo dopo la bocciatura del primo regolamento da parte del Consiglio di Stato. Il ministero dell'Economia si è messo subito al lavoro per confermare la tassa sugli immobili al non profit (non solo alla Chiesa, come invece i mass media continuano a ripetere) che la magistratura aveva bocciato non nel merito, ma nel metodo: una materia come l'Imu non si può disciplinare con un semplice regolamento – è stata la tesi del Consiglio di Stato – ma serve una vera e propria legge.
Quale norma sarà lo spiega a vita.it l'onorevole Gabriele Toccafondi (PdL) che segue dall'inizio le vicende che hanno portato all'applicazione dell'Imu anche agli enti non commerciali: le nuove norme saranno inserite nel Dl 174, la cosiddetta "stretta sulle regioni" (ma il titolo corretto recita: "Disposizioni urgenti in materia di finanza e funzionamento degli enti territoriali nonché ulteriori disposizioni a favore delle zone terremotate"). Il perché della scelta è presto detto: si tratta di un decreto, quindi deve essere pronto entro 60 giorni, in tempo per la scadenza del 1° gennaio fissata dallo stesso Consiglio di Stato perché il governo modifichi il veicolo legislativo dell'Imu.
Ma cosa dice il testo del Dl nella parte dedicata all'Imu per il non profit? I nodi di sciolgono, o rimane tutto come prima? Secondo Toccafondi "il governo nel testo di legge non si discosta da quello che aveva già scritto nel regolamento, di cui era circolata una bozza, e che è poi lo stesso inviato al Consiglio di Stato". In pratica, se così fosse, sarebbero esenti dall'imposta solo "gli immobili o delle porzioni di immobili adibiti esclusivamente allo svolgimento delle attività istituzionali con modalità non commerciali" ma resterebbero soggette all'Imu molte realtà non profit che svolgono di fatto un'attività parzialmente commerciale.
Gli articoli 3 e 4 del regolamento scendono infatti nei dettagli, e specificano per settore di attività ulteriori requisiti per poter godere dell'esenzione: nel settore sanitario ed assistenziale, niente Imu solo se si è convenzionati con gli enti pubblici e se la retta non esiste o è "simbolica"; per le scuole paritarie, si scampa all'Imu solo se, oltre ad accogliere disabili e contrattualizzare il personale, si chiedono anche qui rette "simboliche"; le strutture ricettive non pagano solo se svolgono tale attività in modo "discontinuo" e accolgono svantaggiati con le solite rette simboliche.
Insomma, se quanto prescritto dal regolamento sarà trasferito nel decreto, saranno molte le realtà non profit che dovranno versare l'Imu. "C'è tempo fino a martedì 23 per presentare emendamenti", informa ancora Toccafondi, "e anche io ci proverò, anche se il testo appare blindato per evitare le sanzioni europee, un mantra che il governo va ripetendo da mesi e che sembra precludere a ogni tentativo di migliorare una normativa che così com'è rischia di fare danni, perché butta via il bambino con l'acqua sporca".
"Se infatti è sacrosanto colpire chi si nascondeva dietro le esenzioni senza averne diritto", continua Gabriele Toccafondi, "è profondamente ingiusto far pagare l'Imu a realtà come el comunità di accoglienza per disabili o tossicodipendenti, gli istituti per anziani, le mense per poveri e le scuole paritarie che svolgono un servizio pubblico, solo perché per rimanere aperte chiedono delle rette agli utenti. Oltretutto, anche volendo, nessuno potrebbe aprire in Italia qualunque di questi servizi sociali senza attivare modalità commerciali, perchè è la legge stessa che prevede, giustamente, alcuni standard qualitativi che solo dei professionisti stipendiati possono garantire. Bisognerebbe semmai definire cosa è impresa e cosa ente non commerciale", conclude l'onorevole, "stabilendo una volta per tutte che qualunque realtà svolga un servizio di pubblica utilità reinvestendo gli utili e senza fini di lucro deve essere esente dall'Imu".
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