Leggi
Imu, il non profit paga o non paga?
Il governo aveva garantito l'esenzione per chi esercita attività solidaristiche "con modalità non commerciale". Ma i contorni pratici della vicenda sono ancora indefiniti. Toccafondi (Pdl): "Monti si era impegnato, perché ora non agisce?"
Ci risiamo. Entro il 17 dicembre tocca pagare la seconda rata dell'Imu, e le amministrazioni di migliaia di enti non profit, scuole paritarie e associazioni continuano a chiedersi: dobbiamo versarla, 'sta tassa, o no? Sembra incredibile, eppure nonostante tutto il dibattito sviluppatosi dallo scorso dicembre in poi (da quando cioè Monti fece balenare l'idea di "tassare gli immobili della Chiesa", e si vide poi che il problema non era solo della Chiesa, ma di tutto il terzo settore) a oggi il governo non ha ancora chiarito ufficialmente chi deve pagare cosa, quanto e perché.
Facciamo un passo indietro. Lo scorso febbraio l'esecutivo, con l’articolo 91bis del Dl 1/2012 (decreto sulle liberalizzazioni), dava chiarimenti sull’esenzione dall’Imu degli enti non commerciali, senza però risolvere del tutto il nodo. Chiariva cioè inequivocabilmente che non paga l'Imu solo l'ente non profit che possiede l'immobile, e che ha due requisiti contemporanei: la qualifica di ente non commerciale e lo svolgimento esclusivo di un’attività assistenziale, previdenziale, didattica, ricettiva, culturale, ricreativa, sportiva o di culto non avente natura commerciale, o meglio – per citare le parole dello stesso Monti in Senato – "esercitata esclusivamente in modo non commerciale". Detto tutto, detto niente: secondo Il Sole24Ore, per esempio, con questa formulazione sembrerebbe che una scuola materna o una casa per anziani che fa pagare una retta, non sia esente, mentre la stessa casa anziani che incassa una retta puramente simbolica ma vive di contributi pubblici lo sia.
Per sbrogliare la matassa – e capire se si deve o no andare in banca con i moduli di pagamento – servirebbe un ulteriore regolamento chiarificatore, un testo apposito (che sarebbe dovuto uscire entro 90 giorni dal decreto Liberalizzazioni) in cui si specificasse che l'esenzione vale per quegli enti che operano per il bene pubblico cioè per tutti, senza fini di lucro. A quanto pare, il regolamento è in preparazione: all'onorevole Gabriele Toccafondi (Pdl)che con un'interrogazione aveva chiesto lumi sul tema, è stato risposto ufficialmente il 5 luglio scorso che il governo sta scrivendo. Avrà finito?
"Che il governo stia lavorando a questa materia non ho dubbi, bisogna vedere in quale direzione si sta muovendo", dice oggi Toccafondi a vita.it. "Oltretutto la scadenza della seconda rata si avvicina, e in mancanza di delucidazioni definitive qualche Comune potrebbe fare di testa propria e chiedere l'Imu, magari con gli arretrati, agli enti non profit. In questi casi", continua l'onorevole, "la mancanza di chiarezza va sempre a sfavore dei più deboli. Finora, è vero, è valso ciò che è scritto nel decreto Liberalizzazioni e ciò che ha detto il presidente Monti a più riprese, ma è tempo di fugare ogni incertezza con un pronunciamento chiaro ed inequivocabile a favore degli enti senza fine di lucro".
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.