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Imu, domande e riposte sulle Linee guida del Mef
Quali non profit ed enti ecclesiastici sono tenute al versamento dell'imposta? Cosa dice l'ultima circolare del ministero dell'Economia? Cosa rischia chi non registra il regolamento entro fine anno? Risponde il nostro esperto Carlo Mazzini
Alcuni giorni fa è uscita una prima Circolare del Dipartimento delle Finanze (Ministero dell'Economia) sul tema IMU e enti non commerciali, che potete leggere in allegato. Quali sono le novità più rilevanti.
Due sono gli argomenti trattati. Il primo riguarda gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti. Il Ministero rileva che per legge questi enti non devono avere uno statuto nel quale inserire le clausole essenziali dell'assenza di scopo di lucro richiamate nel DM 200/12. Le clausole sono quelle relative al divieto di distribuzione degli utili, l'obbligo di reinvestirli nelle attività, l'obbligo di devolvere il patrimonio residuo – in caso di scioglimento – ad altro ente non commerciale. Dato che gli enti non devono necessariamente avere lo statuto, secondo il Ministero entro la fine dell'anno devono scrivere – e verosimilmente registrare – un regolamento nel quale inserire queste tre condizioni.
Danno quindi meno di un mese – con feste di mezzo – ad enti che hanno percorsi decisionali molto complessi, dato che ognuno dipende da una curia, una provincia religiosa, comunque da qualche porporato e da uffici che devono vagliare con la tradizionale prudenza le ragioni della stesura di un tale documento.
Di quanti soggetti stiamo parlando.
Di oltre 36.000, secondo i dati del Ministero dell'Interno . Vi sono dentro le parrocchie, istituti religiosi, confraternite, monasteri, fondazioni ecc. Attenzione, però. Le parrocchie che posseggono come immobili solo le chiese e le pertinenze, non devono scrivere il regolamento, dato che l'esenzione IMU deriva da altra norma (lettera d del comma 1, art 7 D Lgs 504/92) diversa da quella toccata dal provvedimento (stesso articolo ma lettera i). Quindi la norma interessa quelle realtà -la maggior parte – che oltre ai fabbricati destinati esclusivamente all'esercizio del culto e loro pertinenze (l'abitazione del parroco) hanno altri immobili nei quali esercitano attività dirette all'esercizio del culto e alla cura delle anime, alla formazione del clero e dei religiosi, a scopi missionari, alla catechesi, all'educazione cristiana oppure vi realizzano attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive.
Cosa rischiano gli enti ecclesiastici se non registrano il regolamento entro al fine dell'anno.
Rischiano moltissimo. Non verrebbe loro riconosciuta l'esenzione IMU del 2012, in quanto, nella seconda parte della Circolare, il Ministero spiega che in generale tutte le condizioni di non commercialità (scuole senza rette, strutture sanitarie con corrispettivi minimi, ecc) valgono già per il 2012, dato che la norma (quella che ha inserito l'espressione "con modalità non commerciali" nella vecchia norma di esenzione dell'ICI ora IMU) è dell'inizio dell'anno. Tutto tragicamente giusto ma assolutamente non corretto. Il DM 200/12 doveva uscire a pochi mesi dalla legge che ha modificato le condizioni di esenzione IMU, e il decreto doveva dettare le modalità di calcolo per quelle situazioni di utilizzo misto dell'immobile non frazionabile. Ovviamente i tecnici ci hanno dormito un bel po' sopra, e hanno pensato bene di farlo uscire a fine novembre.
Dato che il DM di metà novembre riguarda le situazioni di immobili utilizzati sia per le attività commerciali che per quelle non commerciali, chi ha un immobile che utilizza solo per attività non commerciali può dormire sonni tranquilli.
Certo che no! La circolare spiega che il DM detta sì le modalità di calcolo (metri quadri, periodo dell'anno, numero di utilizzatori dei servizi) per valutare l'incidenza di IMU da pagare e quanta parte ritenere esente nel caso di utilizzo misto di immobile. Ma dice anche altro. Se è ente ecclesiastico civilmente riconosciuto al netto delle attività deve formulare e registrare (per avere data certa) il regolamento del quale parlavamo prima, entro il 31 dicembre. Se è ente non commerciale (inclusi quelli ecclesiastici), deve "misurarsi" con le regole dettate nel DM di metà novembre e pertanto verificare se le sue attività – che ha sempre considerato non commerciali – lo sono veramente oppure se ve ne è qualcuna commerciale secondo i recentissimi canoni riportati nel DM. In questo secondo caso deve pagare l'IMU (per tutto l'anno corrente) entro il prossimo 17 dicembre.
a cura di Carlo Mazzini (quinonprofit)
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