Volontariato

Impronte per tutti

A cura della redazione di Vita - Sintesi di Franco Bomprezzi

di Redazione

Al tema delle impronte il Corriere della Sera dedica la pagina 9. Titolo: “Impronte per tutti dal 2010. Ma è scontro sui nomadi”. L’emendamento bipartisan che prevede le impronte sulla carta di identità di tutti è stato approvato dalla commissione Bilancio della Camera ed essendo legato alla Finanziaria, prevede il Corriere, molto presto sarà legge. Potremmo quindi trovarci, dal primo gennaio 2010, a dover depositare le nostre impronte digitale per ritirare il documento. Il Pd che non ha avuto tentennamenti a votare il provvedimento adesso si aspetta lo stop alla schedatura dei rom.

Risponde Maroni: «E perché dovremo farlo?, L’emendamento approvato non cambia nulla rispetto all’azione che stiamo facendo per dare più sicurezza ai cittadini». L’infografica e la corrispondenza da Bruxelles di Luigi Offeddu danno conto della situazione negli altri paesi europei: In Spagna dal 2002 i cittadini hanno l’obbligo di rilascio delle impronte. Dal 2009 in Germania ci sarà l’obbligo della foto digitale e in via facoltativa delle impronte. In Francia non esiste una carta di identità biometrica anche se dal 2006 c’è un progetto di legge di cui però non si conoscono né tempi, né modalità. Negli Usa, infine, gli stranieri devono rilasciare le impronte all’ingresso, ma non esistono sulla carta di identità.

“Impronte digitali per tutti” è il titolone di Repubblica che a pagina 2 e 3 dedica all’argomento molto spazio. Inizia Alberto Custodero, “Impronte sulla carta di identità per tutti scontro tra Veltroni e Maroni sui rom”: dal 2010 tutti avremo le impronte sulla carta d’identità, mentre ai minori rom trovati nei campi e senza genitori sarà concessa la nazionalità italiana. Insomma suggerisce il metodo del bastone e della carota. Il pezzo dà conto delle reazioni (?) politiche. Cominciando con Walter Veltroni: «giusta la decisione di prendere a tutti le impronte digitali» (la procedura è prevista già per chi sceglie la carta d’identità elettronica), «non ha alcun senso che vengano registrate solo ai rom: chiediamo che quella misura sia sospesa». Maroni gli risponde: «l’emendamento non cambia… Il Parlamento ha esteso alla collettività una norma che avevamo previsto per i campi nomadi. È la conferma che la nostra strada è giusta». Casini addirittura plaude («è stata accolta una nostra proposta»…). Perplessi Di Pietro e addirittura Fini: «affascinante» la possibilità di essere riconosciuti «attraverso sensori che leggono i codici naturali che ci portiamo addosso», ma «fino a che punto possiamo essere tranquilli che tali informazioni non possano essere catturate e sottoposte ad un uso distorto»…
Mentre il governo rumeno si fa sentire (E Bucarest protesta: “Roma ci penalizza”), il garante della privacy dice qualcosa: Il garante: “Attenti a discriminare intercettazioni, anomalia italiana”: è d’accordo per quanto riguarda le impronte («sì, se riguarda tutti indistintamente, con regole e modalità introdotte dal Parlamento e con adeguate garanzie per i cittadini»), ma nella sua relazione annuale affronta con maggior piglio il tema intercettazioni, anomalia tutta italiana, a proposito della quale fa un appello ai media: «fermatevi e riflettete»…
Repubblica, prona, fa poi un dossier: “Gia due milioni gli schedati in un chip e dal 2009 la Ue vorrà l’indice sui passaporti” (cioè tanto vale…). Spiega il funzionamento delle carte d’identità elettroniche (per questo 2 milioni di italiani sono già schedati) e la novità sui passaporti dal 2009. Con una cartina mostra quali stati prevedono l’obbligo e quali no.


Oltre al lancio di Avvenire in prima pagina, le “impronte per tutti dal 2010” stanno a pagina 13. «Alla fine impronte furono, e per tutti», dice l’articolo. Si dà conto della dinamica, emendamento inserito in commissione Bilancio e finanze della Camera, approvazione bipartisan fino a quando si collega l’emendamento con il censimento nei campi, sui cui però Maroni non cede. In un box, si sottolinea che un milione e mezzo di italiani ha già rilasciato le impronte per avere la carta d’identità elettronica, come previsto fin dal 2001. Sulla stessa lunghezza d’onda anche la Spagna (2002) e la Germania, dove si discute un disegno di legge simile, che partirebbe con le impronte dal 2009. Idem la Francia, che ne discute dal 2006. Gli Usa invece i dati biometrici li chiedono solo agli stranieri, sul passaporto.
Intanto Roma definisce le modalità per il censimento di chi vive nei campi nomadi: un tesserino con il logo della Croce Rossa, su cui saranno riportati dati anagrafici, foto, vaccinazione, titolo di studio. Niente impronte, etnia, religione. I dati sensibili –ovvero info sanitarie – saranno su un foglio a parte, custodito dalla Croce Rossa e consegnabile alle forze dell’ordine solo su richiesta di un magistrato. Si parte settimana prossima, con una cinquantina di volontari della CRI. In entrambi i casi, nessun accenno all’incontro che Maroni ha avuto ieri con il “tavolo interassociativo”, guidato da Unicef.

Su La Stampa a confronto due opinioni “pro” e “contro” le impronte digitali riportate sulla carta d’identità. Pro: Secondo Carlo Grosso non ci possono essere serie obiezioni. anzi l’acquisizione delle impronte potrebbe tornare utile anche per esigenze di giustizia e di servizi ai cittadini. Contro: Maurizio Molinari spiega che negli Usa non si fa, viene ritenuta una violazione della privacy perfino la carta d’identità. Tale cautela è «frutto del timore di un indebito uso da parte dello Stato federale in quanto non c’è nulla di più privato delle impronte delle dita, grazie alle quali si può accedere a ogni angolo della vita personale». Le impronte vengono prese a chi è oggetto di indagini giudiziarie, ai visitatori in arrivo alla frontiera, a chi diventa funzionario del governo e a chi svolge determinate professioni, per esempio gli insegnanti. dopo gli attacchi dell’11 settembre c’è stato un dibattito se rendere o meno obbligatorie le carte d’identità emesse dai singoli stati e sul fatto di crearne una federale. in entrambi casi l’esito è stato negativo perché avrebbe assegnato «un eccesso di potere» all’autorità nell’identificazione dei singoli.
Una pagina intera de il Sole 24 Ore al tema, con grande spazio ai pronunciamenti del garante Pizzetti e una sottolineatura: oltre alle impronte, nel ddl sicurezza c’è anche il prelievo coatto del Dna, che una sentenza della Corte Costituzionale del 1996 aveva dichiarato illegittimo e che invece il governo vuole in qualche modo rendere possibile. Sulle impronte, invece, si dà conto di un progetto pilota di Aosta, dove da quattro anni è obbligatorio depositare l’impronta dell’indice al momento della richiesta della carta d’identità elettronica. A oggi circa l’85% dei cittadini sopra i 15 anni è già “schedato” in questo modo.


In prima il Giornale titola “E adesso impronte per tutti”. Oltre al pezzo di cronaca due commenti: il primo di Salvatore Scarpino “L’ultimo sacrificio dei cittadini onesti” che segue a pag. 35 e il secondo di Francesco Cavalla “Ma chi pensa alle vittime?. I veri diritti sono quelli dei cittadini che subiscono reati e prepotenze” che segue a pag. 6. e poi due pagine  in cui compare anche una maxitabella  e foto per spiegare in stile Csi cosa sono le impronte, caratteri e  identificazione. Oltre al pezzo di cronaca, intervista al viceministro degli interni Mantovano. Lo sfogo del ministro romeno? «E’ sotto elezioni, è scontato un risveglio nazionalista».
Prima pagina de il manifesto dedicata a “Digitalia”, con la foto gigante di un’impronta digitale. “Dal 2010 impronte digitali per tutti. Lo prevede un emendamento della maggioranza approvato nella notte con voto bipartisan. Per il Pdl è un modo per aggirare le accuse di razzismo piovute sulla decisione di Maroni di schedare i rom. Che però avverte: io vado avanti. La Romania protesta” è la sintesi offerta dalla prima pagina che rimanda ai servizi della pagine 8 e 9. Il pezzo principale di Carlo Lania dal titolo “Non sono razzisti: impronte a tutti” attacca osservando “Il governo nasconde le accuse di razzismo dietro dieci dita. Quelle che presto tutti noi saremo obbligati a porgere per farci prendere le impronte digitali se vorremo avere una carta d’identità” si ricorda anche che chi chiede già oggi la carta d’identità elettronica può (è facoltativo) lasciare l’impronta del dito indice «Chi si oppone può lo stesso rinnovare il documento, ricevendo però la vecchia versione cartacea”. Il commento di Marco Bascetta “Occhio alle mani. Ma quelle sugli archivi” inizia così: “L’emendamento vien di notte, favorito dal sonno bipartisan della ragione” e chiude “Naturalmente non c’è chi non sappia (bambini compresi) che ogni criminale che si rispetti fa uso dei guanti. No è da escludere, allora, un ulteriore emendamento notturno che vieti il commercio di questo capo d’abbigliamento. O forse seguiremo l’ingegno della Stasi che raccoglieva a archiviava l’odore dei corpi. Anche se riportare gli odori sulla carta d’identità da far annusare ai cani poliziotto non sarà impresa delle più semplici”. Nelle due pagine anche la presa di posizione della Romania che protesta definendo inaccettabile la schedatura dei rom e le prese di posizione al meeting antirazzista di Cecina della Federazione Rom e Sinti dove si parla di un escamotage per camuffare la brutta figura dell’Italia.
 
E inoltre segnaliamo sui giornali di oggi:
Avvenire – «Fisco e famiglia, la Camera dice tre volte sì». Pier Luigi Fornari dà conto dell’approvazione, ieri, da parte dell’aula di Montecitorio, delle tre mozioni presentate da Pdl, Lega e Udc sul ripristino delle deduzioni in sede fiscale e sull’introduzione (graduale) del quoziente familiare. Bocciate invece le mozioni di Pd e Idv, che erano contrarie a entrambi gli strumenti. Il plenum di voti l’ha avuto la mozione dell’Udc, con 288 voti, che riprende in vari punti il documento base per la raccolta di firme fatta nei mesi scorsi dal Forum delle associazioni familiari, raccogliendo più di un milione di firme. A piede lo studio Eurispes, secondo cui l’introduzione del quoziente comporterebbe un minor gettito di 3 miliardi e consentirebbe un risparmio medio di 800 euro a famiglia, anche se sarebbe vantaggioso a partire dai 30mila euro di reddito, mentre «al di sotto non avrebbe effetto» e al di sopra degli 80mila «il vantaggio sarebbe tale da trasformare lo strumento da meritevole in ingiusto».

Italia Oggi – Tremonti pensa ad una “commissione Attali”, per il fisco federale (dietro spinte di Calderoli). Tra gli esperti probabili Giuseppe Vitaletti, suo ex consigliere economico, Mauro Marè, ex componente della stessa commissione nell’ultimo governo Berlusconi, Franco Bassanini (uscito dalla vera commissione Attali) e Piero Giarda per l’opposizione.
 
la Repubblica – Dossier: “Consumi etici, li prova un italiano su due”: in occasione dell’uscita di Consumare con impegno, volume di Luigi Ceccarini, il pezzo descrive (con tabelle interessanti) chi è il consumatore critico e chi boicotta criticamente (il 18%). Fa pendant all’inchiesta di R2: “Abbassate quei condizionatori”: secondo Ettore Livini cresce il numero di quanti non usano consapevolmente il condizionatore (per risparmiare e per motivi ambientalisti) oppure non scendono sotto i 24°. Per Legambiente manca però la regia di questo fenomeno, mentre le strutture pubbliche non «conosco la spesa in energia». Ci sono iniziative spot: Milano sta studiano un Piano complessivo per il risparmio.


Corriere della Sera – Sul “pantano Sanità” per citare il titolo del fondo di oggi scrive Gianantonio Stella in  prima pagina. Qualche dato, ricavato dal Libro Verde dell’Economia di qualche mese fa, tanto per farsi del male: «un dipendente in Friuli Venezia Giulia prende 38mila euro, 51mila in Campania; un posto letto in Lombardia costa 455 euro al giorno e 897 (quanto la suite del Plaza di New York) al San Camillo di Roma; i parti cesarei sono il 23% in Alto Adige e il 59% in Campania.


il manifesto – La crisi è globale, recita l’occhiello del richiamo in prima “Mutui italiani mai così cari. Inflazione europea al 4%, negli Usa batte il record”. Punta sui mutui mai così cari l’articolo di Sara Farolfi (pag 10) “Pessime notizie sul fronte del caro vita. I tassi d’interesse sui prestiti contratti per l’acquisto di una casa si sono attestati a giugno al 5,85%, toccando il valore più alto dal 2002”, il fatto è che la crisi si fa sempre più dura sia a livello globale sia personale in quanto, secondo l’Adoc “due famiglie su tre in Italia hanno problemi di indebitamento. Mediamente – tra mutui, carte di credito rateali, credito al consumo, fido e prestiti – per una cifra di 24mila euro”. Nella stessa pagina si osserva che la crisi internazionale rischia di avere serie ripercussioni sul commercio estero italiano, l’unico vero traino del nostro sistema economico. Non stanno meglio negli Usa dove l’inflazione è la più alta degli ultimi 26 anni e la Fed ha salvato Fannie Mae e Freddie Mac che in borsa guadagnano.


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