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Imprese sociali: cruciali per uscire dalla crisi.

di Luca Jahier

Le Imprese sociali sono una componente chiave della società civile e del modello sociale europeo. Questo il messaggio che è emerso dalla Conferenza di alto livello organizzata dal Gruppo III del CESE a Bruxelles, questo mercoledi 3 ottobre. Oltre 230 partecipanti, responsabili delle istituzioni e delle diverse componenti delle organizzazioni dell’economia sociale europa, delle organizzazioni internazionali e di centri studio e di ricerca si sono confrontati sulla realtà e le prospettive del contributo innovativo che le imprese sociali europee possono dare ad una crescita sostenibile ed inclusiva, per uscire dalla crisi europa, realizzando così la strategia europea 2020.

Le imprese sociali non sono solo una chiara proposta di un diverso modello di impresa e di economia, più attenta alla sostenbilità, all’inclusione e al rafforzamento della coesione sociale, decisamente alternativa al modello capitalistico oggi prevalente che fa della rapina rappresentata dalla rendita finanziaria un ritorno al passato pre-moderno. Ma sono anche e soprattutto un modello di successo sociale ed economico, che realizza pienamente gli obiettivi dell’Unione Europea.

Le stesse cifre di uno studio commissionato dal CESE e presentato in anteprima al convegno sulla realtà delle imprese sociali nei 27 paesi dell’Unione rivelano dati impressionanti: oltre 14 milioni di persone sono oggi occupate in EU nei diversi settori dell’economia sociale, rappresentando il 6,5% dell’occupazione totalee il 10% del PIL europeo. Ma il dato ancora più rilevante è il tasso di acccrescimento dell’occupazione nel settore: tra il 2003 e il 2010 si è accresciuto in media del 27%, con una punta del 45% nei 12 nuovi paesi membri dell’Unione dal 2004 ad oggi.

Lo stesso Commissario eurpeo incaricato dell’ioccupazione, Laszlo Andor e il vicedirettore generale della DG Mercato interno Piedrre Delsaux hanno riconosciuto che cifre simili dicono chiaramente il contributo strategico che il settore sta dando all’economia europea e confermano l’importanza delle diverse nuove misure messe in campo nell’ultimo anno dalla Commisione europea, grazie alla stretta regia del trio dei Commissari Andor, Barnier e Taiani, per la Social Business initiative e per le altre misure contenute nei diversi provvedimenti già varati e tutt’ora in corso di definizione.

Se a queste cifre si aggiungopno poi quelle date dalla Presidente dell’Alleanza Cooperativa Internazionale, Pauline Green, circa il fatto che nel mondo nelle cooperative a livello globale ci sono oltre 100 milioni di occupati e oltre un miliardo di soci, è difficile non considerare questo diverso settore economico come la più grande e vasta componente dell’economia mondiale e come un soggeto che deve essere ormai riconosciutoa pieno titolo come interlocutore principale dello stesso G-20. Comprendendo così con i fatti le ragioni della ripetutamente dimostrata resilienza e capacità di risposta innovativa e flessibile del settore in tutto il mondo, come autorevolemte confermato da uno dei Direttori centrali dell’ILO, che ha ribadito l’intenzione della autorevole istituzione internazionale di fare dell’economia sociale uno degli assi vieppiù strategici della propria azione globale.

Le imprese sociali europee, pur nella diversità dei modelli e delle tradizioni, sentono così di poter dare un contributo rilevante alla costruzione di un mercato diverso, e hanno riconosciuto nel CESE un luogo importante per rafforzare questo processo di rappresentanza e di ponte con l’insieme del processo legislativo a livello europeo. Esse si sentono poi del tutto pronte a raccogliere positivamente la sfida rappresentata da due iniziative della Commissione: l’annuncio del Commissario Andor di voler fare delle imprese sociali una delle priorità chiave del nuovo Fondo sociale europeo e l’inserimento nel Single Market Act II approvato dalla Commissione la mattina stessa di un progetto pr la misurazione dell’impatto sociale ed economico delle imprese sociali, al fine di consolidarne l’immagine e la percezione nei decisori politici.

Dunque una splendida giornata per l’economia sociale europea, una giornata di grande orgoglio di una diversità di impresa che fa della centralità della persona e non del capitale il suo fuoco principale,  nell’Anno internazionale delle cooperative, ma anche la coscienza di nuove e impegnative responsabilità che sfidano l’intero settore, su scala continentale ma anche nei singoli paesi membri.

Maggiori informazioni e documenti sull’evento sul sito:

http://www.eesc.europa.eu/?i=portal.en.events-and-activities-social-enterprises-europe-2020

 

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