Non profit

Imprese e cultura. L’Arci accusa: «troppo narcisismo»

Scarseggiano gli investimenti culturali da parte di imprese e stato in opere minori e nelle periferie. Premiati solo i grandi eventi e le maggiori citta'

di Francesco Maggio

Giunto alla sua quinta edizione, il Premio Guggenheim Impresa & Cultura si sta rivelando uno strumento importante nello spingere le imprese a passare dalla sponsorizzazione estemporanea a una strategia culturale di più vasto respiro, integrata nelle politiche d’impresa. La questione degli investimenti culturali in Italia, però, è un’altra. Buona parte delle risorse infatti vanno a grandi lavori nelle maggiori città. Le aziende, che pur lodevolmente contribuiscono al recupero di beni di alto valore artistico, raramente si appassionano ai “minori”. «Le imprese, spesso, quando si avvicinano alla cultura lo fanno esclusivamente per soddisfare il loro narcisismo», dichiara Tom Benetollo, presidente dell’Arci, la più grande associazione italiana di promozione culturale. «Il risultato di un simile approccio non di rado consiste in eventi di qualità in luoghi d’eccellenza che però hanno ben poco a che fare con le periferie, la musica, le iniziative sperimentali. Stesso discorso», aggiunge Benetollo, «vale per lo Stato e gli enti locali. Al ministro Melandri abbiamo detto che siamo disposti a presentare 10 mila progetti a sfondo culturale. Li prenderà in considerazione? Ne dubito. Oggi per un quartiere fa ancora molto di più il salumiere sotto casa che finanzia il concerto di una giovane band che non l’impresa o l’ente pubblico. Ci vuole davvero più coraggio nell’investire in cultura».


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